Né Schlein, né Meloni: prima di loro Aglietta (Partito radicale), D'Angeli (Sinistra Critica) ma anche Grazia Francescato (Verdi)

Tra la Presidente del Consiglio dei Ministri e la nuova segretaria del Partito democratico c'è un abisso. Anzi, tre. Si chiamano Adelaide Aglietta, Flavia d'Angeli e Grazia Francescato.

« La sua carriera è stata rapidissima. È entrata nel Movimento per la liberazione della donna (Mld), è diventata segretaria regionale del Piemonte e da settembre è la vicesegretaria del partito. Alle elezioni del 20 giugno è stata la prima non eletta dei candidati radicali». 

Non è il 2023 ma è il 1976: un'altra Italia, un altro contesto politico internazionale e, con tutta evidenza, un'altra morale collettiva. 

Il «Corriere della Sera» di quel giorno, venerdì 5 novembre 1976, pone l'articolo (con foto) al centro di pagina 11: «Adelaide Aglietta è la prima donna segretaria di un partito».

L'articolo è stato scritto da Giovanni Russo e si legge ancora: 

«Prima di diventare radicale aveva sempre votato per il Partito socialista italiano (Psi), ma sempre meno convinta. Durante la battaglia per il referendum, si è avvicinata al partito radicale compiendo non solo una scelta politica ma ache una scelta di vita. Dice: "C'è stata così anche una mia crescita personale"». 

La conferenza stampa di presentazione quel giorno avvenne alla presenza di un contestato ma sempre leader del partito Marco Pannella e del vice segretario Gianfranco Spadaccia che Walter Tobagi avrebbe descritto come "il solito" al congresso dell'anno successivo in merito a una vicenda legata al finanziamento pubblico del gruppo parlamentare (ma non del Partito).

Tornando ai nostri giorni: dalla vittoria alle politiche di Meloni, alla scalata di Schlein, i quotidiani si sono sperticati in lodi tanto nei confronti dell’una quanto dell’altra esponente politica: la prima donna Presidente del consiglio dei ministri e leader di un’organizzazione politica e la prima donna segretaria di un partito di sinistra. 

Come detto prima, dunque, vale la pena ricordare che la primissima segretaria di partito si chiamava Adelaide Aglietta: nel 1976 successe a Gianfranco Spadaccia nella direzione del Partito radicale. All’età di 36 anni e con due figli (guai se allora le si fosse dato della “giovane ragazza” come più volte attribuito a Schlein nel corso dei notiziari televisivi e radiofonici) aveva ricevuto l’onore e l’onere di dirigere il Pr di Marco Pannella: «eletta all’unanimità meno un voto», riporta il pomeridiano «Corriere dell’informazione» del 4 novembre di quell’anno.

E ancora: nel 2008 è il momento di Flavia d’Angeli: portavoce di Sinistra Critica, organizzazione della sinistra trotskysta in vita fino al 2013 e tra le più attive della stagione della balcanizzazione della Rifondazione comunista post bertinottiana [1].
I grandi media avevano già preso ad ignorare le posizioni politiche non-mainstream, dunque di Flavia d'Angeli ci sono solamente dei "francobolli" apparsi su quotidiani nazionali, come quello apparso su «Repubblica» all'indomani delle elezioni del 2008 (quelle della "Sinistra Arcobaleno"): 

«Flavia D' Angeli candidata premier, Franco Turigliatto capolista al Senato in tutte le regioni. Sinistra Critica, il movimento politico trotzkista, ha deciso di indicare una donna per Palazzo Chigi. La D'Angeli ha 34 anni, è laureata in lettere ed è stata impegnata nei movimenti studenteschi e in quelli anti-globalizzazione. Ha ricoperto l' incarico di coordinatrice dei giovani di Rifondazione comunista a Genova nel 2001 e al Forum sociale di Firenze nel 2002. Dopo l'uscita di Sinistra critica da Rifondazione si è licenziata dal partito e ora è insegnante precaria di materie umanistiche».

Ancora una
C'è spazio per un'altra donna ancora: si tratta di Grazia Francescato. Eletta portavoce della Federazione dei Verdi durante la fase di transizione del partito, diviso tra il cammino in autonomia e il percorso con Sinistra ecologia libertà [un po' di articoli su quegli anni, dal 2009 al 2011 e sulle conseguenze che ha avuto in quell'area li trovate qui: https://sostienepiccinelli.blogspot.com/search?q=Sinistra+ecologia+libert%C3%A0].

«Con trecento voti su 507 delegati, Grazia Francescato è stata eletta nuovo presidente dei Verdi. Prende il posto, dopo un regno durato sette anni, di Alfonso Pecoraro Scanio che si era dimesso dopo il disastro del voto di aprile [Sinistra arcobaleno]. La votazione a scrutinio segreto ha chiuso nei fatti un congresso pieno di tensioni, attese e che doveva regolare conti in sospeso». 

È quanto raccontava Claudia Fusani su «Repubblica» il 19 luglio 2008, in cui la giornalista (ora al «Riformista») dava conto dei rispettivi congressi del Partito dei comunisti italiani (Pdci) e della formazione ecologista, uscite con le ossa rotte dopo le politiche di quell'anno. 

Curioso il dato che viene citato da Fusani nell'articolo:

«Nella sua mozione raccoglie l'anima più radicale del partito, da Paolo Cento a Loredana de Petris, da Gianfranco Bettin a Angelo Bonelli (molto fischiato). Quello di Francescato è un mandato di continuità con la vecchia presidenza e anche un mandato ponte, fino alle Europee. Per vedere cosa succede a sinistra dopo le macerie del voto di aprile». 

[1] La conferenza nazionale del 2013 si divise in due documenti contrapposti con pari sostenitori e si decise per lo scioglimento. Ne nacquero due organizzazioni: Solidarietà Internazionalista (gruppo d’Angeli) e Sinistra Anticapitalista (Gruppo Turigliatto), il secondo è tutt’ora attivo e ha fatto campagna elettorale per Unione popolare alle elezioni politiche del 2022.

È l’apparato che (non) cambia nella forma e nel colore - Atlante Editoriale

Margine ampio ma non schiacciante, c’è già chi si è affrettato (eccessivamente, ad avviso di chi scrive) a parlare di “rivoluzione politica interna”. Finisce 53,8% a 46,2% per Elly Schlein, al secolo Elena Ethel Schlein, vice presidente dell’Emilia-Romagna, nata in Svizzera ma anche «nativa democratica», per citare la risposta che fece discutere in diretta da Gruber a “Otto e mezzo” per cui la giornalista le chiese se si dichiarasse comunista. La risposta che ne seguì fu il balbettìo che poi fece il giro delle agenzie stampa:
«Sono una nativa democratica ma [lo sono] per ragioni anagrafiche: sono nata nel 1985 e non ho potuto aderire al Partito comunista italiano».
Il giorno seguente Michele Prospero su «Il Riformista» scrisse quello che circolava nella ‘vox populi’ dell’opinione pubblica a seguito di quanto detto da Schlein: 

«Lei che è venuta al mondo dopo Locke, Constant, Tocqueville non potrebbe dare un giudizio valutativo neppure sul liberalismo. E una stizzita astensione, nel classificare le cose e i movimenti politici, dovrebbe dichiararla anche sulle correnti democratiche o autoritarie sorte prima del fatidico 1985, quando matura il tempo del giudizio» [1].

Outsider?
Ribaltato il voto dei circoli: il parziale era del tutto favorevole al presidente emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini. C’è sempre una prima volta, anche per il Partito democratico: dalla prima tornata relativa alle primarie non era mai capitato che un segretario, più votato tra i circoli, non risultasse, poi, il segretario eletto.

Da più parti sulla stampa nazionale s’è parlato di ‘outsider’ (riguardo Schlein) per il Pd, non avendo ri-preso la tessera del partito al momento dell’elezione alla Camera dei Deputati. Ma è davvero così? 
 
La risposta potrebbe essere negativa e monosillabica. Il ‘volto nuovo’ del Partito democratico ha in Francesco Boccia il proprio coordinatore della mozione. Esponente di lungo corso, tutt’altro che “volto nuovo”, il senatore, già deputato di “Democrazia è libertà” (cioè “La Margherita), già ministro per gli affari regionali nel Governo Conte II, al «Corriere della Sera» di lunedì 27 [febbraio 2023] dice: «Schlein lavora per unire i progressisti, per tenere insieme per la prima volta la sinistra larga» ma anche «la rottura dell’alleanza coi 5 stelle ci ha fatto perdere le elezioni» [2] e il senatore punta alle elezioni europee.

Se non basta il nome di Boccia a suffragare l’ipotesi della non-novità di Schlein per il Pd, ci pensano i nomi che circolano per la composizione della sua segreteria per cui potrebbe esserci spazio per gli esponenti di Mdp-Articolo1 (Stumpo e Scotto): usciti e rientrati. Come la stessa neo-segretaria, d’altra parte: da occupante (simbolica, ça va sans dire) della sede del partito nel 2012 a fuoriuscita col gruppo di Civati, per poi fondare l’ormai celeberrima “Emilia Coraggiosa” che ha corso in alleanza con Stefano Bonaccini alle precedenti regionali. Ci sarebbe posto anche per la comasca Chiara Braga (deputata alla quarta legislatura) e per Marco Furfaro, escluso sia da Sel che dall’esperienza della “lista Tsipras”, ora potrebbe riuscire a trovare la sua collocazione.

Guai a chiamarlo “apparato”...
Stando a quel che scrive Lorenzo Salvia sul «Corriere» la neosegretaria pare abbia riferito che non avesse assicurato nulla né a Romano Prodi, né a Dario Franceschini o Nicola Zingaretti, né ad Andrea Orlando in caso di una sua vittoria. Certo è che lo stesso segretario dimissionario Zingaretti ha sostenuto Schlein fin dal 30 gennaio, così come Romano Prodi ha manifestato fin dalle prime battute il proprio apprezzamento per la nuova esponente ‘giovane’ (sebbene sia alla soglia degli -anta) tornata in seno al Partito democratico dopo l’esperienza con Possibile.

…ma anche “guai” a chiamarla rivoluzione
Schlein si è affrettata a considerare la vittoria della sua mozione «una piccola rivoluzione» [3] per il Partito democratico. La parola ormai è maneggiata da chiunque (si pensi a Gianfranco Rotondi e alla sua formazione politica “Rivoluzione cristiana”), tuttavia stride fortemente l’accostamento alla pratica di sovversione dello stato di cose presenti con quanto realizzato dalla stessa segretaria: rientrare nel Partito democratico e accasarsi con una porzione d’apparato per tentare la scalata non rappresenta certo la vittoria delle masse quanto piuttosto il prevalere di un piccolo interesse di parte.

A tal proposito vale la pena rammentare al lettore cosa disse in un confronto informale (ma diventato allora virale su internet e sulla maggior parte dei social media) con Matteo Salvini a San Giovannni in Persiceto durante le regionali in Emilia Romagna. L’allora ‘cavallo buono’ del centrodestra impiegò 80 secondi netti per rispondere all’esponente della lista “Coraggiosa” - e tentare di liquidarla - mentre la futura vice presidente di regione chiedeva come mai non si fosse presentato alle riunioni di commissione in sede europea riguardo i trattati di Dublino. La motivazione di tale incalzare è sintetizzato da quanto pronunciato da Schlein prima che Salvini si dileguasse: «Le norme si cambiano ai tavoli: è facile fare i tweet però quando c'è da cambiare le cose non vi si vede mai» [4].
Se le norme si cambiano ai tavoli, il senso ultimo della rivoluzione è svuotato fin dalle radici.

L’unica prospettiva è – come è sempre stata dalle parti di Via del Nazzareno – quella di rappresentare una parte consistente di sinistra liberale, continuando a non mostrare neanche come ‘legittima’ una posizione diversa dalla propria. Condannandola, perfino.

Prima separazione: si chiama “Tempi nuovi”
Le primarie sono un gioco al rialzo pericoloso, specialmente quando si è in un partito che ha fatto della privazione di identità e del “ma anche” la propria ragion d’essere. Le dichiarazioni di entrambi i candidati alla segreteria, però, nonostante il gioco al rialzo per apparire (anziché essere) diversi da come si comporteranno realmente, hanno causato fin da subito malumori in seno all’area cattolica.

A rompere per primo è l’ex ministro dell’istruzione Giuseppe Fioroni che, in un’intervista rilasciata a «Tv2000» ha affermato: 
«È un Partito democratico distinto e distante da quello che avevamo fondato [...] che metteva insieme culture politiche diverse dalla sinistra al centro, con i cattolici democratici, i popolari e “la Margherita”. Oggi legittimamente diventa un partito di sinistra che nulla a che fare con la nostra storia, con i nostri valori e la nostra tradizioni». 
L’ex ministro ha poi proseguito: 
«Nel Pd rientrano Bersani e Speranza che erano usciti perché il Pd era troppo di centro ed oggi si trovano a casa loro in un partito di sinistra, noi costruiamo una nostra area per continuare ad essere orgogliosamente quello che siamo sempre stati».
La nuova ‘casa’ si chiama “Piattaforma popolare – Tempi nuovi” ma che non gli si dia la patente di partito, si chiama «network»:
«è il ‘network’ dei cattolici e democratici […] la casa di tutti quei popolari e cattolici che sono stati marginalizzati e allontanati sia dalle formazioni politiche di sinistra che da quelle di destra» [5].

La prima donna segretaria di partito: né Schlein, né Meloni

Dalla vittoria alle politiche di Meloni, alla scalata di Schlein, i quotidiani si sono sperticati in lodi tanto nei confronti dell’una quanto dell’altra esponente politica: la prima donna Presidente del consiglio dei ministri e leader di un’organizzazione politica e la prima donna segretaria di un partito di sinistra. Vale la pena ricordare che la primissima segretaria di partito si chiamava Adelaide Aglietta: nel 1976 successe a Gianfranco Spadaccia nella direzione del Partito radicale. All’età di 36 anni e con due figli (guai se allora le si fosse dato della “giovane ragazza” come più volte attribuito a Schlein nel corso dei notiziari televisivi e radiofonici) aveva ricevuto l’onore e l’onere di dirigere il Pr di Marco Pannella: «eletta all’unanimità meno un voto» [6], riporta il «Corriere della Sera» del 4 novembre di quell’anno.

E ancora: nel 2008 un’altra figura femminile di riferimento per una parte politica, quella della sinistra trotskysta, fu quella di Flavia d’Angeli: portavoce di Sinistra Critica, organizzazione in vita fino al 2013 [7] e tra le più attive della stagione della balcanizzazione della Rifondazione comunista post bertinottiana. 


Note:
[1] Michele Prospero, Se Elly Schlein punta alla segreteria del PD studi prima la storia del PCI…, 6 dicembre 2022, «Il Riformista».
[2] Monica Guerzoni, «È l’ora di nuove scelte. Rompere con il M5S ci è costato le politiche», 27 febbraio 2023, «Corriere della Sera».
[3] Redazione Repubblica Tv, Primarie PD, Schlein: “Abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione”, 27 febbraio 2023, «La Repubblica».
[4] Antonella Scarcella, Botta e risposta Schlein a Salvini: “Perché non venivate alle riunioni su Dublino?”, 21 gennaio 202, «Bologna Today».
[5] Redazione, Pd, Fioroni: “Partito di sinistra distinto e distante da noi. Nasce nuovo network cattolici”, 27 febbraio 2023, «Tv2000».
[6] s.n. La prima donna segretario di un partito, 4 novembre 1976, «Corriere della Sera».
[7] La conferenza nazionale del 2013 si divise in due documenti contrapposti con pari sostenitori e si decise per lo scioglimento. Ne nacquero due organizzazioni: Solidarietà Internazionalista (gruppo d’Angeli) e Sinistra Anticapitalista (Gruppo Turigliatto), il secondo è tutt’ora attivo e ha fatto campagna elettorale per Unione popolare alle elezioni politiche del 2022. 
 
Pubblicato su Atlante Editoriale https://www.atlanteditoriale.com/it/macrotracce/schlein-e-lapparato-che-non-cambia-nella-forma-e-nel-colore/

E facci un gol(le)! [Letteralmente uno solo]

Quarta vittoria di fila, prima del girone d'andata. Alla Borgata basta un gol su rigore al 18' della prima frazione di gioco. Amministra il risultato e non riesce ad andare oltre il gol su rigore. 

Menzione speciale per i sostenitori, oggi a "ranghi ridotti", senza tamburo e senza troppe voci.
"Scappati di casa" ma col cuore granata.
E guai a saltarne una.

Il primo quarto d'ora scivola via piuttosto velocemente: le due squadre si studiano e si "annusano" cercando di capire chi per prima prenderà l'iniziativa.
Un'occasione per parte si sviluppa subito dopo le prime battute del gioco: al 12' Poma esce un po' improvvidamente fuori dall'area raggiungendo il centravanti ospite, Cocco - da parte sua - tenta la beffa rifilando un pallonetto ai danni dell'estremo difensore granata. Chimeri è attento e, raggiunto il pallone, sventa la minaccia. Un minuto dopo è Di Stefano ad andarsene e a cercare Chiarella: il 9 gordiano riesce solo a spizzarla. 

Cinque minuti dopo è già il tempo del rigore che sbloccherà la partita e fisserà il punteggio finale di 1 a 0 per la Borgata Gordiani: Graziani, al fine di evitare il cosiddetto "rigore in movimento" di Chiarella, prende la palla con la mano in area. L'arbitro indica il dischetto del rigore e tira fuori il cartellino rosso in direzione del 5 in maglia bianca: evidentemente ha ritenuto intenzionale il gesto di colpire il pallone con la mano con conseguente interruzione dell'azione. Sempione in 10 e Mascioli che trasforma il rigore.

Al 25' il tacco di Chiarella invita il tiro di Cassatella: potente ma poco preciso. Si spegne sul fondo. La Borgata prova a sfruttare la superiorità numerica ma il Sempione sa chiudersi e prova a sfruttare le punizioni dai venti metri: al 40' Stragapede prova ad insidiare Poma ma il tiro viene deviato. 

Nel corso della ripresa la Borgata 'rischia' di raddoppiare almeno 4 volte: al 6' minuto, a seguito dell'estrema scivolosità del pallone, l'estremo difensore ospite non trattiene ma riesce a metterci una pezza nonostante l'iniziativa di Pompi; al 14' e ancora al 20' con un tiro di Pompi dalla distanza, dopo la cavalcata eroica di Ciamarra dalla metà campo gordiana. 
Servirebbe chiudere subito la gara, servirebbe un altro gol. Che si fa? Fuori Di Stefano e dentro Cicolò: i granata tengono ma spesso abbassano la guardia. 
Mascioli pecca di manierismo, Cassatella si infervora perché vorrebbe chiudere la partita e gli animi diventano tesi: il Sempione ne approfitta per provare a farsi avanti più di qualche volta con Marini
Al 43' il duo Piccardi-Mascioli imbastisce l'ennesima occasione da gol ma la porta è stregata: Sprizzi è attento e i due possono solo alzare gli occhi al cielo. 
Prima della fine c'è tempo per la possibile beffa: al 45' su sviluppo di calcio d'angolo il Sempione riesce a cogliere un palo e a impegnare Poma. Belardi sugli spalti ha misurato la pressione ai presenti perché c'è stato il rischio di ipertensione arteriosa e conseguente infarto.

Un gol soltanto, ma a volte basta solo quello.
E il Sempione, quando c'è la Borgata di mezzo, non vince più!

Il tabellino della quindicesima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale | Girone F


BORGATA GORDIANI - SEMPIONE CALCIO 1-0

MARCATORI: (Rig.)19'pt Mascioli M.

BORGATA GORDIANI: Poma, Pompi, Colavecchia, Alfonsini, Mascioli F., Chimeri, Di Stefano (31'st Cicolò), Cassatella, Chiarella (14'st Ciamarra), Mascioli M., Piccardi PANCHINA: Capuani, Zagaria, Brigazzi, Segatori, Proietti, Corciulo, Martucci. ALLENATORE: Fabrizio Amico

SEMPIONE CALCIO: Sprizzi, Boido (43'st Rossi) Paolini (17'st Poliseno), Cundari, Graziani, Camilli, Fossati, Di Sora, Cocco (20'pt Coleti), Marini, Stragapede PANCHINA: Marrocchini, Natalucci, Mele, Rossi, Paolucci ALLENATORE: Luca Ventrelli

ARBITRO: Andrea Maiorino (Roma2)

NOTE: Espulso al 18'pt Graziani (SC). Ammoniti: 23'pt Camilli (SC), 46'pt Di Sora (SC), 13'st Coleti (SC), 24'st Marini (SC), 26'st Di Stefano (BG), 41'st Cassatella (BG), 47'st Cundari (SC), Recupero 2'pt - 6'st Angoli: Borgata Gordiani 5 - 3 Sempione Calcio


Un appello dal Liceo D’Assisi in solidarietà con gli studenti di Firenze e con la DS Savino

Quello che segue è un appello che parte dai docenti precari del Liceo 'Francesco d'Assisi' di Roma (Centocelle). Nessuno ha mosso un dito, ci siamo mossi noi.  

Per una scuola contro l’indifferenza

L’attacco verbale del Ministro Valditara nei confronti della D.S. Annalisa Savino (Liceo ‘Da Vinci’ di Firenze), la quale ha esposto alla sua comunità i fatti accaduti al Liceo ‘Michelangiolo’, non è passato inosservato: il ministro ha parlato di parole inopportune e di «strumentalizzazione» e anche di evitare che una eccessiva politicizzazione entri nelle scuole.

Noi, però, sappiamo bene che la politicizzazione è molto presente all’interno delle scuole italiane. ‘Noi’ docenti, ‘noi’ personale ATA, ‘noi’ studenti, insomma, la comunità scolastica tutta, è al corrente di quel che significa.

Se dovessimo limitarci alla propaganda ideologica, basterebbe citare la lettera inviata dal Ministro riguardo l’anniversario della caduta del Muro di Berlino in cui vengono pronunciate una serie di ‘ingenuità storiche’ chiamando la comunità scolastica all’unione attorno alla giornata della libertà, parlando di «festa della liberaldemocrazia», sebbene poi venga affermato come sia un sistema «imperfetto e “non privo di contraddizioni».

Quelle stesse contraddizioni che fanno investire migliaia di euro a debito per la digitalizzazione scolastica, in ossequio col Pnrr, senza pre-occuparsi di un reale investimento riguardo le immissioni in ruolo, percorsi certi (e non salti ad ostacoli) per l’abilitazione del personale docente, continuità didattica, ristrutturazione di plessi scolastici che crollano per ‘fatalità’.

Quelle stesse contraddizioni che hanno visto i sindacati confederali presenti nelle scuole non indire nemmeno un minuto di sciopero o, quantomeno, iniziative in solidarietà con quanto accaduto.

Noi docenti dell’L.S.S. ‘Francesco d’Assisi’ di Roma, firmatarie e firmatari di queste righe, vogliamo esprimere piena solidarietà agli studenti aggrediti a Firenze davanti al ‘Liceo classico Michelangiolo’ e alla dirigente Annalisa Savino del ‘Leonardo da Vinci’, attaccata pubblicamente dal Ministro Valditara per aver scritto una lettera aperta in cui, richiamando i principi della nostra Carta costituzionale, ha condannato una violenza di chiaro stampo squadrista.
Invitiamo i colleghi e le colleghe a leggere la lettera della D.S. Annalisa Savino nelle proprie classi durante le lezioni della prossima settimana, a sostenere e promuovere iniziative di solidarietà.


Firme

Docenti

Del Vecchio Giovanni
Massetti Noemi
Piccinelli Marco

Rigamonti Manuela
Pacione Dolores
Chiaraluce Diego
Marsili Manuela
Attili Tiziana
Flamigni Enrico
De Angelis Enrico
Perna Luigi
Lavatore Maria 
Claudi Stefania

A.T.A.
Santoro Fabiana

Domenica di sport popolare e antirazzismo con la Liberi Nantes [FOTO]


Terza vittoria consecutiva e girone di andata concluso: la vetta è a -3 - [Giornata di sport popolare e antirazzismo con la Liberi Nantes]

Si chiude l'andata del girone F di Seconda categoria: la Borgata Gordiani termina questo campionato d'apertura con 29 punti e inanellando la terza vittoria consecutiva. Ciamarra e Di Stefano tornano al gol, Proietti pone la parola "fine" all'incontro con un gran destro dalla distanza.

Come ha imparato a capire il frequentatore di campi dilettantistici e di categorie poste al di sotto della Promozione, spesso le classifiche di Prima, Seconda e Terza Categoria giocano un brutto scherzo "all'occhio non allenato". La Liberi Nantes non è una squadra da penultimo posto: ha velocità, fisicità, tenacia e tanto cuore. Non da ultimo: ha sconfitto la capolista (Torrenova Fc) per 3 reti a 1 soltanto una settimana fa.
L'avversario c'è e vuole dimostrarlo
 fin da subito, anche se fuori dalle mura amiche del 'XXV Aprile' di Pietralata.

Al fischio d'inizio la Borgata subisce l'impatto con la realtà: "chi ha detto che la Liberi Nantes è una squadra 'cenerentola'?": velocità e fisicità è tutta ospite. Colavecchia è costretto al doppio lavoro per tenere a bada le fulminee incursioni di Miguel Kevi prima e di Diarra poi.
Siamo all'8' e Chimeri rischia una sanzione ben più pesante del giallo ricevuto per aver trattenuto per la maglia il centravanti ospite (Nema): se non lo avesse fatto, probabilmente, la partita sarebbe proseguita diversamente. 

Otto minuti dopo e, su sviluppo di calcio d'angolo, a seguito di una mischia poco fortunata per la Liberi Nantes, Poma salva una potenziale situazione di pericolo e fa tirare un sospiro di sollievo a tutti. La Borgata soffre ma costruisce risponde con organizzazione di gioco alla qualità fisica della Liberi Nantes. 
Al 26' Ciamarra sblocca la partita: si procura un rigore e lo trasforma con decisione, tornando al gol che mancava ormai da troppo tempo
La Borgata continua a spingere ma è costretta alla massima attenzione sulle punizioni e sui calci d'angolo: Meiyome sa come procurarsi calci piazzati da posizioni potenzialmente ostili e riesce ad essere un avversario molto valido per Cassatella (anche oggi il centrocampo della Borgata ha fatto gli straordinari).
A partire dalla mezz'ora il gioco è tutto della Borgata: gli undici di mister Amico sono ben messi in campo e proseguono la partita con testa, cuore e gambe, senza scomporsi troppo. 

Piccardi, nuovamente (direi finalmente!) col numero 11, è una gioia per gli occhi: al 35' è sua l'iniziativa dell'azione corale granata che non termina con il gol per un soffio; due minuti dopo è un suo guizzo che fa rimediare un corner alla Borgata. I gordiani cercano il raddoppio in tutti i modi: al 44' Mascelloni tira una staffilata che puntava proprio lì, "all'angolino basso" dove Traoré avrebbe fatto molta fatica ad arrivare, ma la palla si spegne sul fondo per un nonnulla
Una manciata di secondi dopo arriva il raddoppio con un gran gol di Di Stefano e la Borgata mette al sicuro il 2-0 al termine dei primi 45 minuti. 

La ripresa inizia esattamente come è iniziata la partita: la Liberi Nantes corre e toglie palla ai locali per cercare di livellare il risultato, ma il polmone granata sa chiudersi e riaprirsi, sa contrarsi e riprendere vigore
Gli ospiti riescono realmente (e pericolosamente) a farsi sotto alla mezz'ora: tutti gli affondi creati (tanti) non vanno in porto. Al 38' da segnalare il tocco morbido di Chiarella per Di Stefano: il 7 granata fugge via come solo lui sa fare, lascia sul posto il portiere che si era spinto fino al confine dell'area, tira ma trova Du Castel che spazza via con il piatto destro. Sfuma la possibile  doppietta.
Marraro, Meiyome e Grimaldi danno del lavoro alla difesa granata: ma la retroguardia, coordinata da Chimeri, non teme gli affondi ospiti, sebbene il tiro di Marraro al 39' lambisca il palo e abbia fatto temere il classico gol in 'zona Borgata'. 

Ma anche stavolta non c'è zona che tenga: Proietti, che sembrava sfinito, allo scadere della ripresa si inventa un tiro precisissimo su cui Traoré tenta di arrivarci senza successo. 

Terzo sigillo della partita, terzo gol e terza vittoria consecutiva

In un mondo che
Non ci vuole più
Il mio canto libero sei tu
E l'immensità
Si apre intorno a noi
Al di là del limite degli occhi tuoi

Il tabellino della quindicesima giornata di campionato | Seconda categoria laziale | Girone F


BORGATA GORDIANI - LIBERI NANTES 3-0

MARCATORI: (Rig) 27'pt Ciamarra, 44'pt Di Stefano, 45'st Proietti.

BORGATA GORDIANI: Poma, Proietti, Colavecchia, Mascioli, Mascelloni, Chimeri, Di Stefano (43'st Pompi), Cassatella (21'st Cicolò), Ciamarra (29'st Chiarella), Alfonsini, Piccardi. PANCHINA: Capuani, Zagaria, Segatori, Chieffo, Schiaroli, Corciulo. ALLENATORE: Fabrizio Amico

LIBERI NANTES: Traoré, Diallo, Djietcheu, Mbouyap, Di Risio, Bevacqua (25'st Du Castel), Palmas (3'st Marraro), Meiyome, Diarra, Nema, Miguel Kevi (25'pt Grimaldi). PANCHINA: Balde, Giove, Haque, Uche ALLENATORE: Jean Bosco Honba

ARBITRO: Gabriele Canali (Roma2)

NOTE: Ammoniti: 8'pt Chimeri (BG), 40'pt Di Stefano (BG), 20'pt Mascelloni (BG), 28'st Colavecchia (BG), 40'st Capuani (BG) dalla panchina, mister Amico dalla panchina al 44'st Angoli: Borgata Gordiani 4, Liberi Nantes 4. Recupero 2'pt - 6'st

Ho addirittura provato a scattare delle foto. Non credo siano venute bene come quelle dell'ormai fotografa ufficiale Elisa, ma spero possano andar bene lo stesso.

Perché la cosa bella di domenica 19 non è stata [solo] la terza vittoria consecutiva della squadra maschile, quanto tutto il pomeriggio granata, aperto dalla squadra femminile di futsal in un'amichevole proprio con la Liberi Nantes. 

Sostegno e calore vanno anche e soprattutto a loro, felicissime di aver ricevuto l'affetto di un manipolo della tifoseria a cantare per loro. Gioia ricambiata quando, terminata l'amichevole, la squadra si è unita al tifo per la partita di Seconda categoria.




























"Mister, se pijamo na birra?"

I guai della "sinistra liberale" dopo le elezioni regionali - Atlante Editoriale

Più che le percentuali relative a candidati presidente e a liste collegate, sono quelle relative all’astensione – stavolta – a farla da padrone nei commenti e nella settimana politica che ci stiamo lasciando alle spalle. Nel Lazio l’astensione arriva al 37,1% e in Lombardia vola al 41,7%.

Se in altre fasi politiche si sarebbe detto che l’eccessiva proposta politica agli occhi dell’elettore avrebbe indotto il comportamento d’astensione in quanto gli elettori sarebbero stati impossibilitati ad operare una scelta reale, stavolta il discorso è tutt’altro. I due schieramenti di centrodestra e centrosinistra si sono popolati di ben più liste che nelle altre tornate elettorali, mostrandosi volenterosi di assorbire tutto il potenziale dei votanti di ogni singola lista che avrebbe potuto rappresentare un’alterità ai due poli contrapposti. Secondo Livio Gigliuto, vicepresidente dell’Istituto Piepoli, parte del Consorzio Opinio: 
«L’astensione ha varie ragioni: Si è votato da poco, pesa la debolezza dei candidati e c’è pure l’“effetto Sanremo”, perché nell’ultima settimana, quella decisiva per la scelta dell’elettore, si è parlato solo di quello»[1].

Sarà “l’effetto Sanremo” come ha definito Gigliuto al «Corriere della Sera», ma sarà anche (o forse soprattutto?) il fatto che al momento non vengono prese in considerazione dalla stampa “mainstream” e dalla comunicazione politica tout court posizioni che siano radicalmente alternative.


“Tutto okay: è colpa degli altri”
Secondo Arturo Scotto (Mdp-Articolo1), intervistato da «Radio Radicale» bisogna tener conto di almeno tre valutazioni per interpretare la complessità del voto regionale: 
«la prima è quella che riguarda il dato enorme dell’astensione che ci dice come sia presente sia una progressiva “secessione” dei ceti popolari nei confronti della democrazia. Successivamente, il tema che riguarda il centrosinistra è come riprendere il cammino per recuperare i voti perduti. E poi [c’è da dire che] l’astensione cresce perché sei diviso. Terzo punto: chiunque abbia prodotto una frattura (Giuseppe Conte nel Lazio, Moratti-Calenda-Renzi in Lombardia) paga un prezzo: la domanda che viene dal campo largo, che è più largo dell’alleanza, è la richiesta di un’opposizione». 
Traspare, dalle parole di Scotto, quella volontà mai sopita dalle parti del centrosinistra post veltroniano: la contrapposizione all’americana di due poli elettoralmente contrapposti, idealmente non dissimili, moralmente sovrapponibili.

Se la colpa per Carlo Calenda è dell’elettorato che non ha saputo cogliere quel che il binomio “Azione-Italia Viva”:
«Se le elettrici e gli elettori delle Regionali non si sono resi conto, che le persone e le proposte del Terzo Polo sono le migliori, serie e fattibili, la colpa non è nostra», 
per Cacciari la miopia dei gruppi dirigenti del centrosinistra è ai limiti della realtà: 
« […] Va a votare un italiano su tre di quelli che ne hanno diritto. E di fronte a un tale disastro se ne escono fuori dicendo ‘guarda che bravi siamo stati abbiamo preso un voto in più dei 5Stelle’. È da darsi i pizzicotti perché uno non ci crede» [2].

Il cocomero è già guasto
All’interno del centrosinistra le cose non sembrano andare meglio, anzi. La lista denominata “Alleanza Verdi Sinistra” che ha guadagnato un posto in consiglio regionale a Milano e ha costituito i gruppi comuni tra Verdi/EuropaVerde e Sinistra Italiana alle Camere, pare essere stata già messa alla prova non tanto dai risultati quanto dalle frazioni interne.

Il 6 febbraio [2023] i consiglieri di Sinistra civica ecologista in Assemblea Capitolina (Luparelli e Cicculli) hanno dichiarato di proseguire con l’intesa con il gruppo di Europa Verde, annunciando la propria partecipazione a “Verdi e Sinistra”. Stesso nome, in apparenza, stesso carattere ma diverse combinazioni cromatiche: Sinistra Italiana sarebbe stata assente e al suo posto si sarebbe sostituita con Possibile di Civati. “Verdi e Sinistra” nel Lazio ha puntato fortemente sul candidato Claudio Marotta, unico eletto della lista, già esponente del Csoa La Strada e già attivista del movimento per il diritto all’abitare del gruppo “Action”: una candidatura , ad ogni modo, che non ha mai nascosto il legame a doppio filo con il Partito democratico, dato il rapporto personale e lavorativo che Massimiliano Smeriglio e Claudio Marotta hanno intrattenuto positivamente nel corso degli anni. Il gruppo “Verdi e sinistra” dunque dovrà superare lo scoglio dei cinque anni a Via della Pisana, provando a tenere a bada le sirene del Partito democratico.

Due eletti, dunque, ma con liste simili e non uguali: progetti dissimili e finalità sovrapponibili ma che suggeriscono un principio di dibattito tutt’altro che positivo tra Verdi/EuropaVerde e Sinistra Italiana. La lista “Polo progressista”, promossa dalla federazione romana di Sinistra Italiana in alleanza alla candidata del Movimento 5 Stelle Donatella Bianchi, ha riscosso meno dei voti che ci si poteva aspettare, attestandosi a una consigliera eletta (Alessandra Zeppieri) e fermandosi a 18.727 voti. Secondo Nicola Fratoianni: 
«Sarebbe urgente una riflessione e fare chiarezza su che progetto si propone all’Italia. […] Ma noi non abbiamo alcuna intenzione di continuare questo gioco. Faremo una riflessione vera su come rafforzare “Alleanza Verdi e Sinistra” e chiederemo che l’intero campo progressista costruisca un progetto di società da proporre ai cittadini. Della competizione tra i partiti del centro-sinistra - come dimostra il doloroso dato del l’astensionismo - non importa a nessuno se poi non si è in grado di vincere contro la destra». 
L’alleanza Bonelli-Fratoianni non sembra essere messa in discussione ma lo spettro di ‘certi spettri antichi’, cioè che finisca tutto come fu per “Sinistra ecologia libertà”, è dietro l’angolo.


I guai della sinistra liberale
L’altra faccia della medaglia, ma sempre in alleanza al centrosinistra, è la inevitabile crisi della cosiddetta sinistra liberale o “radicale”. La lista comune “+Europa/Radicali italiani/Volt” non arriva neanche a 15.000 voti, mentre alla precedente tornata aveva oltrepassato quota 50.000, forte anche del supporto di Emma Bonino in quella campagna elettorale. La differenziazione di posizioni tra i gruppi della ex galassia radicale, lo scollamento tra il gruppo di Marco Cappato e la definitiva rottura con il Prntt di un lustro fa, non ha giovato al partito liberaldemocratico che si è andato ri-costruendo.

La battuta di arresto dopo il fine settimana elettorale non ha scalfito, tuttavia, le intenzioni del gruppo dirigente di Via Bargoni: 
«[…] Il nostro impegno in questa tornata elettorale non è stato premiato dagli elettori e abbiamo perso le due postazioni in Lazio e Lombardia ricoperte dai nostri consiglieri uscenti Alessandro Capriccioli (Lazio) e Michele Uselli (Lombardia) che, in questi 5 anni nei due Consigli regionali, hanno fatto un ottimo lavoro, spesso misconosciuto. 
Li ringraziamo per l'impegno e la passione che hanno messo in questi anni - realizzando quanto sappiamo, e cioè che anche un solo radicale nelle istituzioni può fare la differenza - e soprattutto per quello che hanno messo in questa campagna elettorale, difficilissima e con un'informazione totalmente appiattita sui facili vincitori. […] Ma non aver raggiunto l'obiettivo di avere degli eletti non ci fa cambiare strada. A differenza di altri, i Radicali fanno e creano politica, sempre, dentro e fuori dal palazzo».

Insomma, tutto scorre. L’importante è saper cogliere i risultati che arrivano. E se non arrivano, basta continuare sulla stessa strada e non deviare di un millimetro la rotta. Senza autocritica.

Note
[1] Renato Benedetto, In cinque mesi spariti 3 milioni di voti. FdI primo quasi ovunque, «Corriere della Sera» mercoledì 15 febbraio 2023.
[2] Umberto de Giovannangeli, “Giusto criticare la guerra, ma se lo faii scattano gli anatemi” , «Il Riformista», 15 febbraio 2023.

Cosa sta succedendo in Israele - La Rinascita delle Torri

«Alla luce dell'attuale situazione di emergenza, chiedo disordini civili...», la voce viene interrotta dalla vicepresidente d'aula. È successo martedì scorso [5 febbraio 2023] alla Knesset, il Parlamento israelliano. A parlare è stato Ofer Cassif, deputato comunista del gruppo parlamentare Ha'dash-Ta'al, interrotto dalla vicepresidente della Camera Nissim Vattori (Likud), è stato prontamente fatto scendere dallo scranno dove è posizionato il microfono, allontanato dagli uscieri e dal personale della Knesset, fatto uscire dall'Aula.

La situazione alla Knesset è degenerata nel giro di poco tempo: Cassif e altri parlamentari dell'opposizione hanno gridato al fascismo e ai diritti democratici violati, promettendo una lotta incessante fino a che "non si fosse abbattuta la dittatura di estrema destra che attualmente governa Israele", come riporta il sito del Maki (Partito comunista israeliano).

Cos'è successo nei giorni scorsi? Secondo il quotidiano inglese 'Guardian':

«Il nuovo governo di destra di Israele ha iniziato a introdurre una vasta legislazione volta a rivedere il sistema giudiziario, provocando le più grandi manifestazioni pubbliche contro le misure proposte fino ad oggi. In un'accesa riunione in cui diversi politici dell'opposizione hanno dovuto essere allontanati con la forza, la commissione per la Costituzione, la legge e la giustizia della Knesset ha votato lunedì due proposte di legge: una darà ai politici un maggiore controllo sulla nomina dei giudici della Corte suprema, mentre l'altra consentirà a una maggioranza semplice della Knesset di annullare quasi tutte le sentenze della Corte suprema. Le proposte passeranno ora alla Knesset per la prima di tre letture, anche se non è chiaro quando saranno votate».

Nella giornata di lunedì [12 febbraio] è stata fissata la prima delle tre letture riguardo la contestata riforma della giustizia (e non solo) che fonti vicine al gruppo parlamentare Hadash-Ta'al definisce "controversa".

Oltre all'opposizione alla Knesset e alle organizzazioni arabe della politica israeliana, hanno dichiarato l'appoggio alle dimostrazioni anche il "Movimento per un governo di qualità in Israele", l'associazione "Aguda - uguaglianza Lgbtq".

La riforma del sistema giudiziario proposta dal Likud e dalla destra è stata bollata come un «piano per indebolire il sistema giudiziario [israeliano]».

Domenica sera [12 febbraio] migliaia di donne hanno manifestato nel centro di Tel Aviv contro il governo. Tra i manifestanti c'erano il deputato Merav Michaeli, presidente del partito laburista, l'ex parlamentare Hadash e attivista leader comunista Tamar Gozansky, nonché Lihi Lapid, autrice e moglie del leader dell'opposizione ed ex primo ministro Yair Lapid. Nella manifestazione, organizzata dalle organizzazioni per i diritti delle donne e dei diritti umani, i manifestanti si sono espressi contro la revisione giudiziaria pianificata dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della giustizia Yariv Levin, portando cartelli con la scritta: "Sveglia". Numerosi i cartelli neri con scritta bianca "Palestinian lives matters".

Minoranza araba: «saremo i più danneggiati» Secondo il 'Guardian' sono scese in piazza [il 13 febbraio] decine di migliaia di persone, manifestando davanti alla Knesset: presenti lavoratori di molteplici settori, tra cui medici e operatori sanitari, hanno incrociato le braccia ponendosi in sciopero. Il quotidiano britannico 'Guardian' ha anche raccolto la voce dei presenti, in particolare di uno studente (Ron Sheiman, di 26 anni):

«Sono qui per proteggere la democrazia israeliana. Se la Corte suprema non è indipendente, non ci sarà alcun bilanciamento del Parlamento, che potrà approvare tutto ciò che vuole senza limiti. Non so se la dimostrazione fermerà la riforma, ma dobbiamo mantenere la democrazia nell'agenda pubblica».

Nella piazza si è levata anche - e massicciamente - la protesta del gruppo parlamentare Hadash e della sinistra israeliana, nonché delle organizzazioni di minoranza araba che fanno parte del gruppo. Nel corso del corteo, si è tenuto uno speak corner pubblico della frazione "Lista comune", parte del gruppo parlamentare di Hadash, tenuta dal parlamentare Ayman Odeh:

«Gli arabi residenti in Israele sono il gruppo che potrebbe essere più gravemente colpito dai risultati del colpo di stato [la riforma e successive modifiche all'ordinamento costituzionale vengono così chiamate dall'opposizione]. Pertanto, dimostreremo e parteciperemo alla protesta solo unendo i nostri principi - a favore dello stato di diritto e della democrazia ma anche contro l'occupazione. Questo perché l'occupazione alimenta il fascismo all'interno di Israele. Ben Gabir e Smotritz sono arrivati ​​dagli insediamenti dell'occupazione. Ciò dimostra che l'occupazione e i crimini commessi sono il pericolo maggiore per la democrazia».

Lo stesso Ofer Casif era presente alla manifestazione davanti all'edificio della Knesset e ha twittato:
«Complimenti ai tanti che sono venuti a manifestare. Le rivolte civili contro la dittatura emergente dovrebbero continuare. Sto solo ricordando a tutti che se questa resistenza alla dittatura è solo all'inizio, comprendete la resistenza palestinese alla dittatura dell'occupazione per decenni»

Benzina sul fuoco Ad aggravare la situazione, nella giornata di domenica [12 febbraio 2023] un ragazzino palestinese di 14 anni è stato ucciso durante scontri con l'esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, come riporta l'Ansa, identificando il minore in Qusai Radwan Waked, morto in ospedale "per le gravi ferite riportate all'addome dai proiettili dell'occupazione israeliana".

https://www.larinascitadelletorri.it/2023/02/15/cosa-sta-succedendo-in-israele/

Tempo di gioire: seconda vittoria consecutiva (1-3) al "Moscarelli" [con pagelle - ma non vi ci abituate troppo, eh]

Quando uno si immagina le "trasferte", di solito, pensa a posti lontanissimi, difficilmente raggiungibili (specie tra le categorie dilettantistiche), oppure al costo del viaggio perché le distanze da colmare sembrano infinite. 
La trasferta di una mesta domenica elettorale è, però, a Via Selinunte, al Quadraro. Precisamente al campo "Marco Moscarelli", casa dell'Accademia Real Tuscolano Calcio. Semmai questo articolo dovesse arrivare sotto gli occhi di qualche giocatore/componente/dirigente accompagnatore della squadra locale non me ne voglia: abbrevierò il nome in "Real Tuscolano". 

Campo in erba naturale, quindi di fango nel reparto difeso da Poma e Mariani, quindi terra ai bordi e nei punti più calpestati. Un campo pienamente "dilettantistico": pochissima distanza fra terreno di gioco e gradoni, se non fosse per la rete di protezione che divide i due ambienti. Dietro il campo corrono gli sferragliamenti dei convogli regionali appena ripartiti da Capannelle.

Mascioli "cucchiaia", Cirmizi risponde
La Borgata parte subito forte ma l'occasione che arriva al quinto minuto è quella che di solito si chiama "d'oro" non a caso: Mascioli è solo appena fuori l'area piccola difesa da Mariani, stoppa col petto, si coordina e spedisce fuori di un nonnulla.
Inizia l'assalto all'arma bianca dei nostri: al decimo si reclama un rigore per un fallo di mano, gli undici granata si sbracciano e indicano il gomito all'attento direttore di gara ma non c'è verso di far cambiare opinione a Cielo (alto cielo bluuu / quanto spazio c'è lassùùù).

Il Real Tuscolano prova a farsi vedere un minuto dopo l'episodio citato: al 13' una punizione al limite dell'area rimediata da Pepperosa potrebbe rivelarsi pericolosa. Lo schema scelto non è tra i più felici e i due tocchi si trasformano in un passaggio per la difesa della borgata che libera l'area immantinente. Tre minuti dopo la partita si sblocca: Di Stefano, in uno dei suoi soliti slalom (quasi a imitare quelli di un giovane Gianfranco Zola), lascia sul posto la difesa avversaria e il portiere Mariani è costretto a buttarlo giù in area. Cielo (che è sempre più blu) non ha dubbi: rigore. 
Cucchiaio di Mascioli e gol dell'uno a zero. 
Attorno alla mezz'ora il gioco inizia a peccare di staticità: la Borgata sembra non voler spingere più di tanto per cercare il raddoppio e il Real ci prova ma senza incidere. Scintille al 40': un episodio - che nessuno ha ben capito com'è nato - ha portato le due squadre ad interrompere il gioco per regolare verbalmente i conti. Ne nasce una contesa che coinvolge entrambe le squadre. Due minuti dopo il Real pareggia con una bella azione corale conclusa con un tocco morbido di Cirmizi. Primo e unico guizzo della squadra locale. Cirmizi (uno dei migliori in campo della squadra locale in maglia grigia) ci riproverà due minuti dopo ma Poma non concede sconti: hic manebimus optime

Real in 10: Borgata avanti su tutti i fronti
Tre minuti dopo il fischio di Cielo (questa stanza non ha più pareeetiiii ma albeeeriii) per l'inizio della ripresa, la Borgata è già in avanti ed ecco il secondo patatrac difensivo della squadra locale: pressing di Di Stefano su Plebani e Rotondo, quest'ultimo rischia il retropassaggio al portiere per far ripartire l'azione. Di Stefano scatta e va ad insidiare l'estremo difensore, sta per togliergli il pallone ma viene messo giù: ancora un fallo del portiere, ancora un cartellino giallo, dunque l'espulsione e - di nuovo - rigore. 
Il solito Mascioli trasforma il tiro dagli undici metri portando nuovamente in vantaggio la Borgata. 

Il Real in 10 sembra voler continuare a dire la sua ma la difesa granata  (ad eccezione di qualche momento di defaillance) tiene bene, sebbene mister Amico abbia scelto di far riposare Pompi e Chieffo (che comunque entrerà al 34'st per sostituire Mascioli iuior). 

Un altro errore difensivo del Real consegna il pallone a Cassatella e il numero 8 granata sa cosa si deve fare in questi casi: segnare e chiudere la partita. Al "Moscarelli" finisce, sostanzialmente, al 38' della ripresa: la Borgata conquista tre punti preziosissimi e torna in seconda posizione a -3 dal Torrenova Footballclub, uscito con le ossa rotte dalla trasferta al "XXV Aprile" di Pietralata contro la Liberi Nantes che supera l'Alba Roma e balza in avanti provando ad uscire dalla secca della zona retrocessione. 

"Chi viene vale, chi non viene non vale"

Il tabellino della quattordicesima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale | Girone F


ACCADEMIA REAL TUSCOLANO CALCIO - BORGATA GORDIANI 1 - 3

MARCATORI: 
18'pt (rig.) Mascioli M (BG), 42'pt Cirmizi (RT), 9'st (rig.) Mascioli M (BG) 37'st Cassatella (BG)

ACCADEMIA REAL TUSCOLANO CALCIO: Mariani, Plebani (33'st Vitelli), Rotondo, Arrigoni, Mazza, Perrozzi, Pepperosa (6'st * Barbati), Pascucci, Cirmizi (19'st Paolacci s.n.), Trombetta (33'st Marini), Ladogana PANCHINA: Cecilia, Catalano, Grappasonni. ALLENATORE: Fabrizio Saccucci

BORGATA GORDIANI: Poma, Piccardi, Colavecchia, Mascioli F. (34'st Chieffo), Mascelloni (11'st Alfonsini), Chimeri, Di Stefano (38'st Ciamarra), Cassatella, Chiarella (29'st Cicolò), Mascioli M. (49'st Barsotti), Proietti PANCHINA: Capuani, Pompi, Casavecchia, Corciulo. ALLENATORE: Fabrizio Amico

ARBITRO: Mirko Cielo (Roma1)

NOTE: Espulso al 9'st Mariani (RT) per doppia ammonizione. Ammoniti: 17'pt Mariani(RT), 22'pt Trombetta (RT), 27'pt Piccardi (BG), 2'st Mascioli M (BG) per simulazione, 6'st Mariani (RT), 15'st Colavecchia (BG), 44'st Cassatella (BG). Angoli: Accademia Real Tuscolano Calcio 1 - Borgata Gordiani 2. Recupero: 1'pt - 6'st

Piccola avvertenza
* Non è certo che sia entrato il numero 13 Barbati. Chi si immaginava potesse essere il sostituto (cioè il senza numero indicato sulla distinta) è entrato al 19'st sostituendo Cirmizi. Avendo indossato la divisa da portiere dopo essersi tolto la giacca a vento, l'informazione potrebbe essere inesatta, dato che nella lista non era presente il numero 12 (o il 21).

Le pagelle [ma non vi ci abituate, eh]

Poma 8: Sempre attento su ogni pallone: se manca lui, tutta la difesa granata soffre infinitamente (Ciampino docet).
Piccardi 8: Trotta, vola sulla fascia e poi stoppa, crossa macinando chilometri. È l'uomo di cui ha bisogno la difesa e il reparto offensivo: se ce lui in campo, non c'è da temere.
Colavecchia 7: Partita di sacrificio e su un campo non facile con avversari pronti a vender cara la pelle.
Mascioli Francesco 6,5 (dal 34'st Chieffo s.v.): Manca qualche rimpallo ed è sembrato non essere in partita fin dal primo minuto ma, ad ogni modo, porta a termine quel che il mister gli ha chiesto di fare. 
Mascelloni 6+ (dall'11'st Alfonsini s.v.): Non tutte le domeniche sono buone, non tutti i palloni sono "tondi" e gli avvallamenti del campo non hanno giocato a favore del pilastro difensivo granata. Nada te turbe!
Chimeri 7,5: Indossare la maglia numero 6 (di capitan Zannini) è roba che conta, dalle parti della Borgata. Onora maglia e ruolo con tutto se stesso. 
Di Stefano 8,5: Sguiscia come solo lui sa fare, lascia al palo la difesa avversaria; rimedia due calci di rigore per la gioia di Mascioli. Solo che ora deve tornare a segnare, altrimenti Moreno prende il largo e poi chi lo sente più!
Cassatella: 8+: In campo è la certezza della squadra: lui e Pompi insieme sono come Eurialo e Niso. Era da solo, stamattina, ma ha segnato e ha coordinato il centrocampo come solo lui è in grado di fare.
Chiarella 6: Manca il gol dalla partita con la Football United ma tutto il muro granata è con lui. 
Mascioli Moreno 8,5: Due rigori trasformati, tanti cross andati in porto ma a cui è mancato quel quid in fase di realizzazione, +2 nella classifica marcatori: what else?
Proietti 6,5: "Corri, ragazzo, laggiù!". Più volte ha tentato il colpo di prima à la Football Manager senza riuscirci. 






Il gol dell'1-2 di Mascioli




La paura delle formiche

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