Nemo Thomsen approda nella serie A della Danimarca!

Nella sezione "Fissazioni" di questo blog c'è una categoria ben evidente: il calcio in Groenlandia.

Tra le varie ragioni di questa fissazione specifica ve ne sono due più di ogni altre che interpretano un ruolo di primo piano sul proscenio di quest'interesse "esotico": la prima è senza dubbio afferente al nicchismo militante che pur contraddistingue chi regolarmente aggiorna questo spazio; il secondo è diretta conseguenza del primo: come si può stare lontani da un campionato che dura neanche un mese in tutto, in cui gli spettatori assistono seduti sulla roccia e ad ogni gol si fa festa strombazzando con clacson delle (poche) automobili parcheggiate a bordo campo?

Ribadito questo, possiamo cominciare. 

Ogni anno mi occupo del campionato groenlandese e l'edizione del 2018 è stata carica di novità: più squadre partecipanti, uno scintillante impianto di Nuuk tirato a lucido per l'evento e via dicendo. In quell'edizione si verificò un confronto tra il più vecchio e il più giovane calciatore, almeno per quel campionato. 

Ve lo ricordate Nemo Thomsen? 

Possibili risposte: 1) «No, non t’accollà»; 2) «Sì perché sono un disadattato nicchista come te che se va a vedé i risultati del campionato yemenita».

Nemo Thomsen è il calciatore che nell'edizione del campionato groenlandese del 2018 ha esordito con la prima squadra del N-48 (Nagdlunguaq-48 della città di Ilulissat) all'età di 14 anni.

Dal personalissimo "archivio piccinelliano attorno al campionato groenlandese"

A sinistra Jonas Hansen (47 anni)
a destra Nemo Thomsen (14)
fonte foto: NBU - Nuuk Boldspil Union
«Quest'anno infatti, in una partita fra K-45 e N-48 si sono affrontati il più vecchio e il più giovane calciatore del campionato: Jonas ‘Kidi’ Hansen e Nemo Thomsen, segnando l’uno il gol della bandiera gol e l’altro una tripletta, in una partita che ha avuto ben pco da dire, terminando 1-13 per il N-48 (Nagdlunguak della città di Ilulissat), compagine arrivata in finale e sconfitta per 2 a 0 dal B-67.

Jonas Hansen, il più vecchio, ha 47 anni e 357 giorni mentre Nemo Thomsen, il più giovane ne ha da poco compiuti 14: due mondi a confronto, sebbene provenienti dallo stesso Paese, dato che Hansen gioca per la polisportiva del suo paese da sempre (Qasigiannguit, insediamento della Baia di Disko che conta poco più di mille anime) e, nonostante il blasone del Nagdlunguaq, per il Kugsak-45 l’importante era essere presente alla fase finale. Il titolo torna al B-67 e l’allenatore vola in Svezia La vittoria finale del campionato è tornata alla squadra biancazzurra di Nuuk, che ha sconfitto il Nagdlunguaq di Ilulissat in finale, relegando al terzo posto l’IT-79, vincitrice lo scorso anno».
Qui l'articolo completo: https://sostienepiccinelli.blogspot.com/2018/08/in-groenlandia-si-gioca-solo-ferragosto.html.

Oggi Nemo Thomsen ha 19 anni ed è salito nuovamente agli onori delle cronache sportive groenlandesi per essersi fatto notare con la sua nuova squadra in Danimarca. Ha contribuito alla vittoria della compagine under 19 del Kolding IF e ora ha firmato un nuovo contratto con la squadra maggiore, stando a quanto riporta «Sermitsiaq.ag». Ad oggi, peraltro, la squadra maggiore è impegnata nelle fasi finali del campionato per aggiudicarsi il titolo: un compito ancora più stimolante per il "piccolo" Thomsen. 

Sempre dal quotidiano groenlandese apprendiamo che Jonas Kamper, allenatore dell'Under 19 del Kolding, stima enormemente l'attaccante groenlandese: «ha fatto passi da gigante nelle ultime due stagioni e merita di essere premiato con un contratto [nella squddra maggiore]». Non solo: «ha mentalità, è disponibile ad allenarsi e lavora duramente».

Fonte foto © Sermitsiaq.ag

Le Olimpiadi delle Nazioni senza Stato

Nell’Isola di Guernsey dal 9 al 14 luglio (l’8 è in programma la cerimonia d’apertura) si sfideranno 2.194 atleti provenienti da 24 isole di tutto il mondo, per 14 sport e 522 medaglie d'oro in palio.

Non si tratta delle Olimpiadi o di altro evento sportivo a carattere transnazionale. O meglio: in parte lo è davvero ma le nazioni che gareggeranno non sono pienamente riconosciute dalla comunità internazionale. Si tratta della XIX edizione dei 'Giochi delle Isole' (conosciuti anche come NatWest Island Games per motivi di sponsorizzazione): un evento mondiale che si tiene ogni due anni di norma, interrotto dalla pandemia, che raggruppa più discipline sportive ed è organizzato dall'International Island Games Association. Le rappresentative isolane si sfideranno in tutte le competizioni tipiche delle olimpiadi tra cui: tiro con l’arco, atletica, triathlon, pallacanestro, ciclismo e calcio ma c’è spazio anche per vela, golf, tiro al bersaglio, ping-pong, badminton e bocce.

Nazioni senza Stato
Per far capire al lettore in che dimensione ci si muove: l'edizione del 2017 s'è svolta a Gotland, un'isola "svedese" in mezzo al Mar Baltico fra il paese scandinavo prima citato e la Lettonia mentre l’ultima in ordine cronologico si è svolta a Gibilterra (sebbene tecnicamente non sia un’isola, ma è l’unica eccezione di questi giochi).

Tra le nazioni partecipanti ci sono le isole Åland (arcipelago finlandese di più di 6.500 ‘atolli’ ma di lingua svedese; tecnicamente autonome dal governo di Helsinki e pure smilitarizzate), la Groenlandia e le Faroe (in regime di autogoverno ma dipendenti dalla corona danese), l’isola di Gozo (Malta), Minorca (Spagna) e moltissime altre isole appartenenti alla corona britannica (Cayman, Falkland, Isola di Man, Isola di Wight, Jersey, Sant’Elena e via dicendo).
Ad edizioni alterne hanno partecipato anche l’isola di Rodi (Grecia), l’Islanda, l’Isola del Principe Eduardo (Canada) e Malta. Guernsey stessa, l’isola che ospita la XIX edizione, è un’isola che fa parte del Commonwealth ed è situata nello stretto della Manica. E, sebbene si parli inglese come lingua ufficiale, gli abitanti utilizzano anche il francese, nonché il dialetto locale.

Gli organizzatori dei NatWest International Island Games hanno svelato il programma sportivo nei primi giorni del mese di maggio di quest’anno: ci sono 205 eventi in programma e nei sei giorni di sport si attiverà anche la diretta streaming.

Fermento sull’isola
La piccola comunità dell’isola (63.950 abitanti) è già in fermento dall’inizio di quest’anno e, subito dopo la rivelazione del programma, gli isolani hanno iniziato non soltanto ad addobbare le strade e i palazzi ma anche a premiarne il migliore. C’è anche un concorso pubblico si fa sul serio: c’è anche una mail a cui inviare il proprio addobbo e concorrere (info@guernsey2023.gg). Quello giudicato più bello si intascherà 100 sterline. “Sii colorato e creativo quanto vuoi”, recita il comunicato, “divertiti, sventola bandiere dai balconi, appendile alle finestre, adorna il tuo giardino”. E non c’è obbligo di esporre le bandiere dell’Isola di Guernsey, si possono scegliere le effigi di tutte le nazioni partecipanti. Lo ha riportato nelle scorse settimane persino la «Bbc» e lo ha anche ribadito Amanda Hibbs, responsabile della comunicazione e degli eventi dei Giochi che ha dichiarato come voglia vedere l’isola brillare di colori per accogliere nel migliore dei modi gli atleti che accorreranno: «Sono stati anni difficili ma dopo [questo periodo] gli Island Games riporteranno il sorriso sui volti delle persone».

La partecipazione della Groenlandia
Uno tra i dati più curiosi di questi giochi è la partecipazione dell’isola più grande del mondo. Che si possa credere o meno, esiste un campionato di calcio in Groenlandia (sia maschile che femminile). È strutturato in tre fasi: locale, regionale e “nazionale” (ma è più corretto chiamarla “finale”), quest’ultima divide le squadre in due gruppi (A, B), solitamente non più di 12. Il tutto si svolge nell’arco di un mese, poco meno, a seconda del tempo. Nel senso meteorologico del termine. Le fasi locali si tengono attorno a ferragosto, momento clou del GM (l’acronimo del campionato). La fase finale si gioca su un campo solo, quello di Nuuk, recentemente rimesso a nuovo e in erba sintetica, fino a qualche anno fa in terra battuta. Ma che nessuno t(r)emi: il romanticismo del campionato più "a nord" del Pianeta Terra non è stato affatto minato dalla colonizzazione del verde artificiale: gli spalti sono sempre i “soliti”: la partita la si guarda dalle rocce, liberamente e senza pagare nulla. 

Per comprendere pienamente quel che significa il calcio groenlandese bisogna saper astrarsi dalla quotidianità del calcio milionario, degli stadi vuoti, di pay-tv, dei giocatori considerati vecchi alle soglie dei trent'anni: i limiti di età in Groenlandia, semplicemente, non esistono. Nell’edizione del 2018, in una partita fra le squadre Kugsak-45 di Qasiggiannuit, (insediamento della Baia di Disko che conta poco più di mille anime) e Nagdlunguaq-48 di Ilulissat (terza città del Paese), si sono affrontati il più vecchio e il più giovane calciatore di sempre del campionato: Jonas ‘Kidi’ Hansen e Nemo Thomsen, segnando l’uno il gol della bandiera gol e l’altro una tripletta in una partita che ha avuto ben poco da dire terminando 1-13 per il N-48, compagine arrivata in finale e sconfitta per 2 a 0 dal B-67. 

A sinistra Jonas Hansen (47 anni),
a destra Nemo Thomsen (14)

fonte foto:
NBU - Nuuk Boldspil Union
GM 2019 ©
Jonas Hansen, il più vecchio, aveva all’epoca della partita 47 anni e 357 giorni mentre Nemo Thomsen, il più giovane, ne aveva da poco compiuti 14: due mondi a confronto, sebbene provenienti dallo stesso Paese, dato che Hansen gioca per la polisportiva del suo paese da sempre e, nonostante il blasone del Nagdlunguaq, per il Kugsak-45 l’importante era essere presente alla fase finale. Il titolo quell’anno è tornato al B-67, la “Juventus” della Groenlandia. E sebbene la nazionale maschile del paese ai Giochi non abbia vinto mai nulla, ci ha pensato la nazionale femminile nel 2011 con un bronzo che ha spiazzato tutti i presenti, andandosi a prendere coraggiosamente l’1-0 (al 75’) nella partita valida per la terza medaglia contro la rappresentativa delle Westerns Isles (Scozia).




A Khatmandu, quando ero giù, fra i fori e la stazione c'era via Cavour

Oggi [21 giugno 2023] alle 12:00 si è disputata la prima gara valevole per il SAFF Championship, una competizione riservata alle nazionali del Sud dell'Asia. D'altronde lo dice il nome stesso: South Asian football federation. È organizzata ogni due anni e quest'anno le rappresentative che si sfideranno sono quelle di: India, Maldive, Nepal, Pakistan, India, Bangladesh, Bhutan a cui si sono aggiunte, a partire da questa edizione, le nazionali del Kuwait e del Libano. 

In teoria avrebbero dovuto prendere parte anche Afghanistan e Sri Lanka  ma la squadra persiana ha abbandonato la federazione del Sud Asia per aderire alla "Central Asian football association" (Cafa). E poi lo Sri Lanka è stato anche sospeso ufficialmente, il 23 gennaio 2023, dalla FIFA per sospette ingerenze governative negli organismi calcistici: 

«L'Ufficio di presidenza del Consiglio FIFA ha deciso di sospendere la Federcalcio dello Sri Lanka (FFSL) con effetto immediato a causa dell'interferenza del governo. L'Ufficio di presidenza ha ritenuto che le circostanze in cui si sono svolte le elezioni per un nuovo Comitato esecutivo della FFSL il 14 gennaio 2023 costituissero un'ingerenza indebita da parte di terzi in conformità con gli Statuti della FIFA».

Gli eventuali e sporadici appassionati della vicenda cliccando qui troveranno anche la circolare recapitata da Zurigo alla federazione cingalese. 

Ma a noi ci interessa il Nepal, almeno per oggi. Dal primo marzo di quest'anno la guida della nazionale è stata affidata all'italiano Vincenzo Alberto Annese. 

Nato a Bisceglie il 22 settembre dell'84, è quello che si definirebbe un "globetrotter": interrotta precocemente la carriera calcistica a causa di numerosi infortuni, si dedica totalmente a quella da allenatore. E, dopo aver iniziato con Fidelis Andria e Foggia, inizia subito a girare il mondo: resta una stagione in Estonia al Paide Linnameeskond per poi passare ad allenare l'under 19 dell'Armenia. Finisce in Lettonia e in Ghana e approda anche in Palestina, sedendosi sulla panchina dell'Ahli Al-Khaleel arrivando secondo alla Coppa di Palestina ('16-'17) e l'anno successivo alla West Bank Super Cup. Ancora un cambio di nazione: finisce al Psis Semarang in Indonesia, poi la rotta punta alla guida della nazionale del Belize fino alla gloria con il Gokulam Kerala nella Serie B indiana (2020-2022): conquista il campionato conquistando la serie di imbattibilità più lunga della storia del calcio indiano, ben 21 partite. Diventa un'istituzione del calcio indiano e dello stato del Kerala: viene insignito del Premio Syed Abdul Rahim come miglior allenatore.

Dopo la nomina a CT del Nepal fa in tempo a vincere anche un piccolo trofeo locale che lo vede primeggiare contro le nazionali del Laos e del Bhutan: il Prime Minister's Three Nations Cup.

La prima partita della SAFF, disputata oggi per l'appunto, non va benissimo: il Kuwait riesce a sfruttare le ingenuità difensive del Nepal e ne insacca tre (tra cui un rigore). La piccola nazionale si difende ed esprime un gioco largo, votato alle ripartenze fulminee e alla velocità ma la rosa, forse, pecca d'inesperienza e, sebbene sia entrata nella ripresa piena di volontà d'animo riuscendo a recuperare un gol, il risultato finale vede la squadra di Annese sconfitta per 3 a 1.


E chissà che il Nepal di Annese non riesca nell'impresa di passare la prima fase e incontrarsi con la rappresentativa delle Maldive. Sì: anche lì alla guida della nazionale c'è un italiano (ma calcisticamente più famoso): Francesco Moriero.

Da Roma parte la resistenza contro la “scuola 4.0” - Atlante Editoriale

«Tutto è iniziato quando a maggio il Consiglio d’Istituto del Liceo Classico “Pilo Albertelli” di Roma ha votato l’approvazione dei progetti legati al Pnrr scuola e legati alla “scuola 4.0” (dunque “classroom & labs”)». A parlare è Mauro Giordani, uno dei genitori che ha promosso il dibattito e l’assemblea che si terrà oggi a Roma presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

La “pioggia di denaro”, in parte a debito in parte a fondo perduto, investirà anche e soprattutto la scuola ma non per rimetterne in sesto le infrastrutture che sovente crollano in testa agli studenti, neanche per diminuire gli studenti per classe o per assumere personale docente e non docente, bensì per avviare un processo di massiccia digitalizzazione della didattica. Dal Liceo Classico “Pilo Albertelli” di Roma è arrivato un secco “niet” e, a seguito delle iniziative all’interno della scuola, si è deciso di aprire il dibattito: appuntamento alle 16:30 presso l’aula 1 della Facoltà di Lettere dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Un’iniziativa di protesta o di proposta?
«Qualcuno ha scritto che si è trattata di un’iniziativa di protesta ma è il contrario: si è trattato di un organo collegiale che, nell’esercizio delle sue funzioni, nell’ordine del giorno, ha discusso e approfondito. E ha espresso una posizione motivata.
Da molte parti la critica che ci è stata rivolta è stata quella di essere stati anti-tecnologici, luddisti e via dicendo. La realtà è una: l’organo collegiale, anche se pochi ci possono credere, è un organismo che discute e ragiona, in cui si cresce collettivamente.
La delibera è uscita come un punto di vista condiviso tra parte genitoriale, studentesca e docente. A seguire, c’è stato un attacco molto violento sia da parte della stampa che da parte della scuola, in particolare una parte di genitori che non era d’accordo con la decisione.
Dunque abbiamo convocato un’assemblea aperta alle componenti scolastiche (c’erano circa 150 genitori, 25 studenti, una quindicina d’insegnanti) in cui abbiamo ribadito le nostre posizioni e ragioni. Al termine di questa lunghissima e partecipata assemblea, il giudizio quasi unanime è stato a proposito della prosecuzione con la decisione assunta in consiglio d’istituto.
Questo evento ci ha fatto capire come ci sia un gran bisogno di approfondire, riflettere e confrontarsi: se si innescano processi virtuosi, si capiscono anche i processi in atto nei confronti della scuola pubblica. La verifica sul campo ci ha fatto capire, oltre alle centinaia di messaggi di solidarietà e supporto che ci sono giunti da tutta Italia, nonché di condivisione della nostra scelta, che in questo momento storico dibattere e discutere serve e sono momenti ineludibili. Abbiamo convocato l’assemblea aperta che vedrà il collegamento online per chi risiede in altre città e vorrà partecipare».

La motivazione principale emersa dal dibattito nei confronti della Scuola 4.0 e del Pnrr qual è stata?
«La riflessione è stata su due livelli: la prima sulla proposta specifica del Dirigente Scolastico, dal momento che i progetti erano davvero ridicoli (“Next Generation labs e classrooms”)1. La seconda, la critica più importante, si è concentrata nell’insieme del Piano Scuola 4.0. Siamo partiti dalla constatazione per cui così come tutto il Pnrr, la cui scrittura sappiamo essere stata appaltata dal Governo di Mario Draghi ad una multinazionale di servizi strategici come la McKinsey, così anche i contenuti del Piano Scuola parrebbe siano stati elaborati da una società privata».


Dunque, già esternalizzando di fatto il piano per i finanziamenti alla scuola?
«Questo testo non è stato scritto da persone di scuola: in tutto il documento non c’è alcun riferimento pedagogico, né con una bibliografia scientifica, né altro. Ogni riferimento è all’OCSE e al World Economic Forum. Laddove siamo andati a verificare queste citazioni, abbiamo notato che sostengono delle cose contrarie a quanto riportato nel Piano Scuola 4.0»

C’è un’approssimazione a monte, allora?
«Diciamo che c’è un’assenza totale di scientificità. Dal 2013 è stato attuato il Pnsd (Piano nazionale scuola digitale): sono state istituite migliaia di classi 2.0 e non c’è stato uno straccio di indagine conoscitiva sui risultati prodotti da questa “prima ondata” di digitalizzazione nella scuola. Anzi. I dati che abbiamo (dalle misurazioni OCSE, ai quali non riconosciamo una valenza reale, dato che siamo contro la standardizzazione e oggettiva delle conoscenze e delle competenze) testimoniano come là dove si agisce con una digitalizzazione spinta, peggiorano i risultati di apprendimento2.
Anche se sono casi non riferiti unicamente all’Italia, bisogna tenerne conto; così come del fatto che anche i paesi più avanzati, che in Europa sono stati pionieri nella digitalizzazione dell’apprendimento, stanno tornando indietro. A tal proposito vale la pena segnalare il testo “Demenza digitale” del neuropsichiatra tedesco Manfred Spitzer (2012, Corbaccio editore), il cui termine è stato coniato in Corea del Sud a seguito dei danni prodotti, nell’arco di 15 anni, dalla digitalizzazione massiccia sugli adolescenti»

Economia versus scuola, verrebbe da dire….
«Non c’è davvero un riferimento scientifico a risultati che sostengono che il digitale faccia bene, anzi, i pochi dati dicono il contrario. A tal proposito, siamo a conoscenza, come molti interessati all’argomento, di un documento del 2021 votato all’unanimità dalla settima commissione permanente del Senato della Repubblica, nel quale si sosteneva come, dopo aver portato avanti delle audizioni per due anni, gli specialisti (dopo aver consultato e studiato letteratura scientifica a riguardo) siano arrivati alla conclusione per cui il digitale3 danneggia l’apprendimento e, addirittura, determinava redditi inferiori per gli studenti4.

Questo avveniva un anno prima del licenziamento del decreto da parte del Ministro Bianchi che implementava la digitalizzazione nella scuola (il piano scuola 4.0) andando in direzione esattamente contraria.

Dunque la “più grande opera di trasformazione del sistema scolastico italiano”, com’egli stesso l’ha definita, è una riforma strutturale, profondissima e strategica che non solo non passa per il Parlamento, come democrazia vorrebbe, e neanche negli organi collegiali, ma va in direzione opposta e contraria a quanto il Parlamento aveva analizzato e concluso un anno prima».

L’opposizione maggiore di chi è a favore dell’investimento digitale nella scuola risiede in un’affermazione che recita più o meno così: “per una volta che arrivano dei soldi alla scuola dopo anni di tagli, conviene accettare”, è davvero così oppure no?
«C’è da dire che sono tutti soldi a debito: i nostri figli e i nostri nipoti pagheranno determinate scelte» 

Senza sapere davvero a quanto ammonti il tasso d’interesse di restituzione. Tornando a noi…
«È chiaro che la scuola italiana ha bisogno di soldi ma “che tipo di soldi” e “per fare cosa”. Nessuno dei problemi storici, principali e attuali, vengono trattati dal Piano scuola 4.0 e per mezzo dei fondi del Pnrr».

A cosa ti riferisci?
«Mi riferisco alle esigenze strutturali, alla continuità didattica, alla stabilizzazione del personale, alla possibilità di creare e utilizzare spazi idonei per la didattica e per momenti altri che consentano un benessere per gli studenti al di là della didattica… Servirebbero una montagna di soldi per un’altrettanta ingente montagna di problemi».

D’altra parte il Pnsd che evocavi precedentemente ha dato un impulso alla digitalizzazione molto forte.
«Ci sono più piani di lettura. Stiamo parlando di una montagna di soldi che, anziché andare ad interventi strutturali (in senso lato: edilizia e stabilizzazione precari), s’è preferito investire in materiale di consumo che ha una rapidissima obsolescenza tecnica. I dispositivi acquistati 5 anni fa non vanno già bene: si devono comprarne degli altri i quali, ciclicamente, dovranno essere sostituiti a loro volta. La scuola diventerebbe una grande “partita di giro” per allocare risorse pubbliche a privati che devono vendere giacenze di magazzino.
L’altro piano di lettura è quello legato ad un intervento strutturale che investe la trasformazione profonda della didattica: non è opera onesta, corretta e trasparente quella per cui si sostiene che approvare un piano tale andrebbe semplicemente ad arricchire la dotazione tecnologica della scuola e andrebbe a finanziare qualche progetto. Il sottobosco di obblighi che non possono essere elusi da parte della scuola non è minimamente citato da nessuna parte e concerne evidentemente alla formazione obbligatoria dei docenti. Nonché alla loro classificazione in sei distinte categorie (da A1 a C2). Classificazione strutturata sulla base dei risultati nell’ambito delle competenze digitali. Da settembre, se non prima, i docenti saranno costretti a frequentare determinati corsi che non necessariamente aggiungono un “quid” all’insegnamento della disciplina. Ma questo perché si pensa al superamento delle discipline. La nuova idea che sta alla base del tutto è che il digitale sia una modalità di pensiero e non un semplice strumento: è una mutazione antropologica, si sta parlando dell’evoluzione dei soggetti in crescita e ha a che fare: con l’evoluzione del pensiero critico, ha a che fare con la classe come comunità ermeneutica all’interno della quale si costruisce collettivamente il sapere. Isolando il soggetto di fronte alla macchina, utilizzando la stessa anziché la molteplicità di forme di mediazione delle conoscenze che si hanno nella scuola, si ha un isolamento e una passivizzazione. La macchina diventerebbe perlopiù veicolo di contenuti sotto forma di software proprietari che la scuola dovrà comprare e i docenti dovranno utilizzare (per cui verranno conseguentemente retribuiti e gerarchizzati). Finirebbe il pluralismo della scuola italiana».

Il fondamento costituzionale della scuola, in sostanza.
«Ci sarà una monotematicità digitale. Gli insegnanti da erogatori di conoscenze devono diventare ‘talent scouts’. L’insegnante sarà colui che appronta l’ambiente digitale per poter permettere allo studente di acquisire conoscenze attraverso altre vie. Per noi questo è stato il problema centrale: la trasformazione in profondità della didattica del processo insegnamento-apprendimento; la snaturazione del ruolo del docente; la capacità di pensiero critico che viene inficiata».

NOTE:

1Dal documento prodotto: «1. Next Generation Labs. Questo progetto prevede lo sviluppo delle “professioni digitali del futuro” che gli studenti el Liceo Albertelli dovrebbero acquisire: “esperti in Video Making, Produttori di Musica Digitale, Curation Manager (cura le nuove uscite nelle playlist, sic), Digital Curator, Social Media Manager, Social Media Editor, Digital Media Curator...”. Secondo il testo del progetto, le relative “competenze digitali specifiche” sono: “saper girare video con uno smartphone, saper realizzare filmati e pillole per i social con attenzione crescente ai contenuti per le Instagram stories, saper analizzare i dati e i trend di ascolto streaming dei brani musicali...”. Per queste nuove competenze si sarebbero spesi 124 mila euro, di cui oltre 12.000 per “progettazione, spese tecnico-operative e per gli obblighi di pubblicità”: crediamo che esse mostrino un’estrema povertà di contenuti e stridano con gli obiettivi di un liceo, cioè insegnare a tradurre dal greco, a comprendere la storia e la fisica, avere una capacità critica e un metodo di studio, non a usare Spotify e Instagram.
2. Next Generation Classroom. Prevede l’acquisto di digital board, tablet e stampanti al fine di trasformare le aule scolastiche in “ambienti ibridi” di apprendimento: questo nuovo assetto dovrà determinare a cascata “innovazioni organizzative, didattiche, curricolari, metodologiche” che si adeguino alla “velocità delle comunicazioni” che caratterizza la nostra società. Molte parole vengono spese “sul benessere emotivo e lo stimolo relazionale, sullo sviluppo dell'empatia” degli studenti o sul “rendere protagonista l'alunno che si avvicina sempre di più alla scelta consapevole del proprio ruolo nella società”, senza che però vi sia alcuna spiegazione o evidenza su come i dispositivi digitali possano concorrere a questi obbiettivi. Neanche una parola invece è riservata alla profondità delle conoscenze che sono necessarie per comprendere - e non solo subire - una società sempre più complessa. La nostra scuola è già dotata di 41 smart TV, 7 proiettori, 49 PC Notebook, 41 PC Desktop: pertanto ci sembra irrazionale ed antieconomico sobbarcarsi collettivamente un debito di circa 150.000 € (di cui 15.000 solo per spese di “progettazione, tecnico-operative e per gli obblighi di pubblicità”) per ulteriori attrezzature multimediali che hanno una vita media brevissima e che quindi acuiscono, anziché arginarla, la percezione di vivere in un mondo effimero».

2«[…] nonostante i considerevoli investimenti in computer, connessioni Internet e software per uso didattico, ci sono poche prove concrete che un maggiore uso del computer tra gli studenti porti a punteggi migliori in matematica e in lettura».

3Il documento è reperibile qui: <https://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/docnonleg/42324.htm>.

Nel testo si legge: «i sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo-scheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacita` di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica. Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche. E` quanto sostengono, ciascuno dal proprio punto di vista «scientifico», la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle forze dell’ordine auditi. Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare».

4Più precisamente, il documento recita: «Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri».


Articolo pubblicato su «Atlante Editoriale»: https://www.atlanteditoriale.com/it/macrotracce/it-da-roma-parte-la-resistenza-contro-la-scuola-4-0/

Terzo posto assicurato: 1-2 in casa della Liberi Nantes [Grazie Poma!]

L'ultima partita della stagione ha sempre un non-so-che di triste: porta con sé sensazioni dolci-amare, abbraccia idealmente tutte le partite giocate e già volta le spalle alla stagione che sta per concludersi, senza neanche aspettare il fischio d'inizio dell'arbitro.
A questo va aggiunto che sarà l'ultima partita della carriera di Daniele Poma e, allora, altro che sensazione dolce-amara. 

Però c'è tempo per salutarlo. Adesso c'è l'ultima partita da giocare, vincere e far deragliare il treno della rassegnazione su cui la Borgata sembrava essere salita troppo presto, troppo in fretta e senza motivazione. 

Ma non perdiamo altro tempo. 

Il contesto in cui è inserito il "XXV Aprile" è proprio quel che si confa' ad un "finale di partita", brechtianamente parlando: campo di terra con sconfinamento cespugliare agli angoli, Pietralata sullo sfondo e un sole splendente che preannuncia i prossimi [torridi] caldi estivi.



 

Aronne mio tu lavori bene!
Per descrivere come la partita sia iniziata già storta, ci serviremo qui di una celebre espressione dell'immaginario Marchese Onofrio del Grillo il quale, in risposta al giudìo Aronne Piperno (ebanista), disse «Bella 'a boiserie, bella 'a cassapanca: bravo. Mo te ne poi pure annà. 'N te pago».
Non c'è neanche il tempo di cominciare a capire da che parte attacchi la Borgata, che dopo 50 secondi l'arbitro fischia un rigore per la Liberi Nantes.

«Aaaaaah, deve essere uno scheeeeerzo. Er sor Marchese è famoso pe li scherzi».
«No: il Marchese del Grillo paga o non paga. E io 'n te pago».

E questo pure non era uno scherzo: era proprio rigore. Calcio d'angolo per la Liberi Nantes, mischia in area, Aloisi ravvede un tocco di mano di Chieffo: rigore al cinquantesimo. Secondo. 

Parte benissimo, dunque, la "trasferta al "XXV Aprile" di Pietralata. La Liberi Nantes coglie fin da subito il vantaggio raggiunto da Mbouyap per poter iniziare già ad amministrare e a perdere tempo: gli undici di mister Honba lottano per la salvezza e non solo è importante vincere ma anche sperare nella sconfitta tra Ciampino e Alba Roma. 

La Borgata prova subito a reagire, sebbene dapprima timidamente dato il colpo subìto. La prima reazione c'è al 14': Di Stefano viene atterrato in area proprio da Mbouyap ma l'arbitro fa segno di rialzarsi. Non c'è rigore.
Al 29' si verifica l'episodio per cui mister Amico è stato ammonito: il portiere locale (Traore) uscendo dall'area coi pugni travolge anche Djetcheu, il pallone arriva tra i piedi di Proietti che, ovviamente, ne approfitta lasciando partire un morbido pallone che si insinua dolcemente nella porta. Nel momento in cui il pallone entra, l'arbitro fischia il fallo e fa cenno alla panchina locale di far entrare gli assistenti per aiutare il difensore locale. Proteste vibranti ma per l'arbitro non c'è storia: non è gol. A maggior ragione, brucia ancora il gol del Ciampino di due giornate fa. 

Nel frattempo l'Alba Roma, contrariamente a tutti i pronostici, alla classifica, alle leggi della gravità nonché della fisica quantistica, è in vantaggio sul Ciampino (!) in casa del Ciampino (!!) dunque insidierebbe la Liberi Nantes. Ma questo, per fortuna, i giocatori non lo sanno. 

Si riprende a giocare: la Borgata  alza il baricentro e ci prova in tutti i modi. Ogni occasione non va come dovrebbe, i tiri arrivano tra le braccia di Traore il quale, seppur costantemente in due tempi, nega ogni possibile rimonta dei granata (oggi in maglia bianca). 

Al 36' la Borgata si produce in un'azione offensiva da manuale, il "tiki-taka gordiano" fa giungere il pallone tra i piedi di Mascioli che stoppa, tira e manda troppo in alto. L'ultima occasione della prima frazione dii gioco è in pieno recupero: al 46' Proietti fa schizzare altissimo un pallone sebbene si trovasse ad un metro dalla linea di porta. Ancora un'occasione, ancora risultato bloccato.

Prendi il palo, la traversa, Cicolò!
Prima o poi doveva capitare, prima o poi la Borgata avrebbe segnato. Non sto a descrivere l'azione precedente perché è come se avessi cancellato tutto: troppa è stata l'emozione! Una manciata di minuti dopo il fischio dell'arbitro la Borgata è tutta in avanti: mi ricordo solo una traversa colpita a portiere battuto e la testa di Cicolò che colpisce il pallone dolcemente a un passo dalla linea di porta. Ha pareggiato Cicolò!
Cos'è che può andar storto, ora? Niente. O meglio: a parte il tiro angolatissimo di Miniaci che ci ha fatto produrre una quantità enorme di sudore, niente. 

Al 19' è Mascioli a portare in vantaggio la Borgata con un gran tiro dalla distanza che Traore non vede neanche partire. Si aggrappa alla rete, cerca i suoi: l'arbitro lo grazia. Mascioli era già stato ammonito e il suo gesto lo avrebbe fatto uscire prima del tempo dal rettangolo di gioco.
Ora è la Borgata  che ha il pugno della partita e punta in avanti, l'attacco (ora praticamente a tre) inserisce la trazione integrale per cercare il terzo gol. Al 28' ci prova Chiarella ma si mangia un gol a distanza ravvicinata. Si continua a spingere: due minuti dopo Di Stefano si trova a tu per tu col portiere: Traore capisce la traiettoria e dice 'no'.
Nel frattempo, controllando sui telefoni, si nota il risultato di 0-2 per l'Alba Roma (!!!). Se venisse confermato ufficialmente, Tuttocampo - si sa - pecca di attendibilità, la Liberi Nantes risulterebbe retrocessa in Terza Categoria insieme all'Atletico Torres. L'Alba Roma andrebbe incontro alla più grottesca e rocambolesca salvezza della storia del calcio.
Palma d'oro a Capuzzolo che, al 35', devia sulla linea di porta l'ultimo assalto della Liberi Nantes.

Finisce così la stagione calcistica 2022/2023: al terzo posto del Girone F di Seconda Categoria.
Finisce con le lacrime di Poma, perché è stata la sua ultima partita.
Finisce con gli abbracci di tutti e con uno striscione per lui dalla tribuna.
Che poi non è finito proprio niente: Poma sarà sempre granata, anche la prossima stagione. Certo, non in campo. Ma chi lo è stato nel rettangolo di gioco, non smette più di esserlo.


A me comunque Poma m'ha regalato i suoi guanti.

Il tabellino della trentesima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale | Girone F

LIBERI NANTES - BORGATA GORDIANI 1-2

MARCATORI: Rig. 1'pt Mbouyap (LN), 6'st Cicolò (BG), 19'st Mascioli (BG).

LIBERI NANTES: Traore A., Diallo (12'st Camara), Bruno, Mbouyap (15'st Bevacqua), Djetcheu, Mustafa, Miniaci (40'st Palmas), Traore H., Grimaldi (20'st Marraro), Nema, Diarra. PANCHINA: Balde, Camara, Du Castel, Bevacqua, Bellu. ALLENATORE: Jean Bosco Honba

BORGATA GORDIANI: Poma, Proietti (25'st Capuzzolo), Brigazzi, Pompi, Chieffo, Chimeri, Di Stefano (40'st Casavecchia), Alfonsini (25'st Ciamarra), Cicolò (25'st Chiarella), Mascioli M., Piccardi (43'st Neri) PANCHINA: Ienuso, Segatori, Barsotti, Martucci.
ALLENATORE: Fabrizio Amico.

ARBITRO: Aloisi (Civitavecchia)

NOTE: AMMONITI: 29'pt ammonito mister Amico (BG) per  proteste in direzione del Direttore di gara, 39'pt Mascioli (BG), 47'st Bevacqua (LN). Angoli: Liberi Nantes 4 - 1 Borgata Gordiani. Recupero: 5'pt - 6'st.



Era destino che la carriera calcistica di Poma dovesse chiudersi vicino "Via Pomona"



Scuola / স্কুল

S. viene dal Bangladesh. Appena giunta in Italia ha iniziato a frequentare la scuola e, nonostante abbia immediatamente iniziato il corso di lingua, aveva (ed ha) notevoli difficoltà. Ostacolo linguistico che si acuiva terribilmente dato che i suoi compagni e le sue compagne le parlavano con espressioni del tipo: «I did an interrogazione...interroghèscion, no? but male male».
Mi sono ingegnato in tutti i modi possibili con traduzioni dall'italiano all'inglese di Petrarca e Dante, paragoni dei due con Rabindranath Tagore e Shakespeare. Pare abbia apprezzato più i sonetti di Petrarca rispetto a quelli di Dante.
Oggi si avvicina e mi fa: «Possiamo fare una foto insieme, prof? Grazie per avermi fatto sentire a casa» (tutto detto in inglese, ovviamente).

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