Area silenzio

Salgo sul treno e prendo posizione al posto assegnato riportato sul biglietto. Apro un libro e comincio a leggere, dal momento che per la prima volta non ho compiti da correggere durante il viaggio. 
L'orecchio di sinistra è pigro (o forse sul "chivalà") e capta i discorsi di un terzetto, in particolare di un componente con la voce piuttosto squillante. Parla da Termini a Santa Maria Novella ininterrottamente, nonostante si trovi in "Area Silenzio".

Ascolto stralci di discorsi, li ho messi tutti insieme uno dopo l'altro in ordine di emissione:

No no, l'abstract della tesi.. no, no
In inglese su Instagram sicuramente
Si ma poi su Instagram eh
Era molto speziato l'ho assaggiato
Ti ricordi?
È pure andato alla Prova del Cuoco
C'era Giovanni, pure, no?
Che poi uccide un nipote
(ride)
Mangiare fogli di carta
Eh sono pericolosi 
Non ho più saputo cosa fare
Si, Instagram
No, no.. la Campania.. sì sì sì 
Alzarsi azzuffarsi 
Al di là di destra, sinistra, centro
(ride)
Se ci fosse...
Uso molto di più Instagram
Io vorrei fare tutto per tutti e non ce la farei 
Tassativo
È molto poliedrico
Spesso Paolo portava la chitarra 
Che poi sto pensando, no? che Los Angeles significherebbe "gli angeli" e dovremmo pronunciarlo "Los ancheles" alla spagnola ma nessuno lo pronuncia così.
Sai quanto? 74 litri d'acqua per un litro di Coca-Cola!

Classe digerente [o "fegati dirigenti"]

In un'appassionata discussione, quanto pigramente sopportata dalla maggioranza dei presenti, relativa alla somma di fondi che andrebbero elargiti tramite l'approvazione di progetti e voci di spesa in ambito dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), a un certo punto prende la parola un collega. 

Uno di quelli giusti, uno di quelli che ai lavoratori ci tiene "nonostante il sindacato", confederale ça va sans dire. Uno di quelli 'militanti' che distribuisce la stampa della propria organizzazione con pedissequa abnegazione e ossequioso rispetto di strutture gerarchicamente settarie ma all'apparenza perfettamente ben oliate nell'organizzazione.

Prende il microfono. Ringrazia i presenti per il dibattito, come ad attribuirsi capacità di sintesi a seguito delle sue parole e in forza di esse.
Dice che di quanto detto fino ad ora, riguardo cifre e voci di spesa, non ci ha capito nulla ma che sa benissimo una cosa: "la tecnologia si domina". L'uomo è in grado di farlo, manifestando una invidiabile fiducia più che positivista.
Dice che gli studenti che forma la scuola secondaria di secondo grado sono "forza lavoro" e che fuori dalle mura scolastiche "andranno comunque a lavorare e faranno arricchire altri" ma che "è un'altra storia e si aprirebbe un capitolo troppo lungo".
Dice anche che, in fondo, tutta questa verve passatista non la capisce: "non amo molto Pasolini e quello che diceva sul passato era sbagliato". Non bisogna rimpiangere per epoche che ci si è lasciati alle spalle da almeno un quindicennio o più; peggio ancora se il passatismo è rivolto ad epoche non conosciute, rimpiangendone esoticamente (o letterariamente) i fasti o quel-che-fu

Insomma: i ragazzi forza lavoro. Alla malora chi pensa che l'istruzione serva davvero a qualcosa, che possa essere e rappresentare un percorso di crescita per migliaia di ragazzi, di sviluppo della consapevolezza di sé, dello spirito critico e - scusate se è poco - per imparare quel che precedentemente non era conosciuto. 

E menomale che è uno di quelli che si dichiara pervicacemente marxista e che, nella sua organizzazione gerarchica, ne rappresenta anche un dirigente di primo piano.

Classe digerente, più che dirigente.

Poveri noi.
(E poveri figli).


L'immagine a corredo dell'articolo rappresenta l'Hotel Uzbekistan di Tashkent.

Ovunque proteggi: la Borgata va sempre avanti [e finisce il digiuno Ciamarra]

La Borgata si prende la vittoria per quattro reti a zero contro una Lucky Junior rimaneggiata (squalificati Betti e Galante) e con soli quattro giocatori a disposizione di mister Alosa. Dopo la battuta d'arresto al 'Tre torri', la squadra di mister Amico inanella la seconda vittoria consecutiva confermandosi saldamente al terzo posto e distanziando di sette lunghezze il Montedoro.  

C'è poco da dire, per la verità, di una partita interpretata magistralmente dagli undici granata: dopo 9 minuti Di Stefano e Pompi si producono in un 'dai e vai' che termina con una bordata del numero 4, vòlta certamente a trafiggere Paciaroni ma che rimedia 'solo' un tiro dalla bandierina. 

Pompi non ci sta e un minuto dopo, su sviluppo di un'azione dalla sinistra, è ancora lui a tirare e ad impegnare l'estremo difensore giallonero. Paciaroni non blocca e respinge: Pompi è a un centimetro e di testa insacca il primo gol della partita. Cinque minuti dopo la Luky Junior, su sviluppo di un calcio d'angolo, prova a farsi vedere dalle parti di Poma: Cesaretti si produce in una mezza rovesciata che non va in porto e si spegne sul fondo. Capovolgimento di fronte: Piccardi si fa tutta la fascia sinistra e arriva a tu per tu col portiere: l'uscita provvidenziale dell'estremo difensore dice 'no' al tentativo del capitano granata. Un minuto dopo arriva il raddoppio: Chiarella intuisce la posizione "fuori fuoco", mettiamola così, di Paciaroni e tenta il tiro da fuori area trafiggendo l'estremo difensore. 2-0. Non basta: al 18' Piccardi serve un pallone delizioso a Di Stefano: 3-0.
La Lucky Junior è completamente frastornata: la squadra incontrata a Cecchina (e che sconfisse 2-0 la Borgata) è un lontanissimo ricordo di quella disposta in campo da mister Alosa. Ogni passo in avanti che tenta il reparto offensivo giallonero è prontamente fatto indietreggiare da Brigazzi-Chimeri-Mascelloni, i tre oggi evidentemente più in forma del solito.

La ripresa scorre via senza grandi occasioni ospiti: il gioco castellano continua a latitare e, allora, la Borgata ne approfitta. Al 14' Mascioli pesca Piccardi che scatta e si va a prendere quel pallone per cercare di trasformarlo nel quarto centro della partita: il palo gli nega la gioia del gol facendolo tornare giocabile in area. Vi si piomba Di Stefano che lo centra con un collo potentissimo: traversa. 

"Questo quarto gol non s'ha da fare".

La Borgata amministra egregiamente e continua a tentare di allungare senza riuscirci: al 38' Proietti, da solo, sulla destra, dopo essersi aggiustato per bene il pallone, lascia partire una staffilata che - come nella telecronaca di Fifa '98 di Pizzul e Bulbarelli - "fa la barba al palo". 

Alla fine il quarto gol arriva allo scadere della seconda frazione di gioco: è Ciamarra che, pur subendo l'uscita del portiere ed esultando zoppicante subito dopo, va a prendersi quel centro che vuol dire tantissimo per il morale (e per la Borgata!).

 Il tabellino della ventreesima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale | Girone F

BORGATAGORDIANI - LUCKY JUNIOR 4-0

MARCATORI:
10'pt Pompi, 16'pt Chiarella, 18'pt Di Stefano, 44'st Ciamarra.

BORGATA GORDIANI: Poma (20'st Capuani), Chieffo (37'st Proietti), Brigazzi, Pompi (26'st Ienuso), Mascelloni, Chimeri, Di Stefano, Cassatella (15'st Cicolò), Chiarella (26'st Ciamarra), Mascioli M., Piccardi. PANCHINA: Segatori, Capuzzolo, Mascioli F., Casavecchia.
ALLENATORE: Fabrizio Amico

LUCKY JUNIOR: Paciaroni, Frau, Fanasca, Cesaretti, Cammarata (8'st Carducci), Trani (1'st Molinaro), Fanini, Orsolini, Moretta L. (11'st Gigante), Maggi (1'st Di Tommaso), Moretta M. ALLENATORE: Michele Alosa
ARBITRA: Benedetta Gambucci (Roma1)
NOTE: Ammoniti: 27'pt Maggi (LJ), 35'pt Cassatella (BG). Recupero 2'pt - 4'pt Angoli: Borgata Gordiani 2 - 1 Lucky Junior.

Liceo del Made in Italy, un progetto nato per il compiacimento di un capitalismo agonizzante

Che le parole di Giorgia Meloni sul liceo Made in Italy siano state una boutade lo hanno pensato in tanti. Che, però, ci fosse un disegno di legge delega depositato al Senato della Repubblica il 25 gennaio di quest'anno in pochi lo sapevano (qui il testo completo). Il documento è stato presentato dalla senatrice di Fratelli d'Italia Carmela Bucalo: 
«L'obiettivo - ha spiegato Bucalo all'ANSA il 3 aprile subito dopo la dichiarazione di Meloni al Vinitaly - è creare figure specialistiche che permettano di avere un patrimonio culturale sia in campo giuridico che tecnico per avere professionisti altamente specializzati. Quello attuale è un mercato sempre più in evoluzione, risentiamo dell'agguerrita concorrenza della Cina e dobbiamo salvaguardare le piccole imprese e tutelare i prodotti del Made in Italy».
Una caratterizzazione linguistica inglese che va a compiacere la percezione che ha dell'Italia un capitalismo agonizzante ma a cui il governo tiene tantissimo. Alla faccia della cultura e della tradizione. 
«Abbiamo percorsi di studio molto lunghi e il mondo del lavoro richiede invece una formazione che si adatti velocemente ai cambiamenti che richiede il mercato» ha proseguito Carmela Bucalo nell'intervista rilasciata all'agenzia ANSA. 
L'ottica "mercatista" in cui si muoverebbe l'esecutivo per creare questo nuovo indirizzo di studi fornisce,  qualora ce ne fosse ancora il bisogno, l'immagine chiara dell'indirizzo del capitalismo nazionale riguardo la scuola e l'istruzione: formare giovani non si traduce nell'abituarli ad un lavoro di crescita e di critica, di approfondimento e di formazione del senso critico bensì progettare "unità di produzione" da poter impiegare nel mondo del lavoro (mercato, pardon) nel più breve tempo possibile. 
La scuola diventerebbe, così, una sorta di "grande parcheggio in attesa del diploma" che sarà poi il vettore per poter accedere ad un mercato del lavoro in cui è sempre più ossessivamente (e spesso strumentalmente) richiesta professionalità e competenza certificata (da enti privati e che costano un sacco di soldi).
Se non la si ha, può andar bene la condizione semi-schiavile dei lavoratori agricoli o della ristorazione. A proposito di made in Italy. Reiterando, o giocando a farlo, il ritornello per cui una scuola ad indirizzo tecnico porti in dote più sbocchi lavorativi agli studenti di un liceo classico. Inutile, peraltro, l'indirizzo umanistico, per costoro. "Storia, filosofia, latino e greco: jamais!".

Una sorta di bicefalismo, quello riservato al Made in Italy che farebbe bene solo a chi può trarre profitto di manodopera a basso costo e non certo a studentesse e studenti che si approcciano ad un percorso di studi in età adolescenziale. 
E poi, il mio preferito, il riferimento al "colmare il vuoto che c'era nell'offerta scolastica italiana". 
La fragolina di bosco sulla torta mimosa colma di menzogne. 

Per chi ha stomaco forte, di seguito si inseriscono stralci dal Ddl sul progetto del "liceo del made in Italy", ricordando che il testo completo è alla terza riga del post:

 
Occorre puntare su studi quali la storia dell'arte, base della coscienza del nostro passato artistico, puntando con sguardo critico alla geografia, in particolare economica della nostra Italia, per la cognizione dei comparti produttivi e per le zone di provenienza. La carenza strutturale di competitività e i cambiamenti radicali nelle attività politiche ed economiche globali, dovuti al fatto che le Nazioni emergenti stanno offrendo importanti opportunità di sviluppo e, in alcuni casi, performance al di fuori del normale, hanno sollevato una significativa preoccupazione circa la capacità dell'economia italiana di mantenere e conquistare un posizionamento significativo nello scenario globale del terzo millennio. Questo avviene soprattutto per le piccole e medio imprese, che costituiscono la maggioranza delle imprese del Made in Italy che, per intraprendere un percorso di internazionalizzazione, devono affrontare molti problemi; per questi motivi risulta indispensabile avere una classe dirigenziale capace di analizzare i nuovi mercati, le opportunità di business e i processi digitali a supporto dell'export in mercati strategici per il Made in Italy. 
Per questi motivi con il presente disegno di legge si delega il Governo ad istituire il liceo del Made in Italy. Si sottolinea che il percorso liceale fornisce allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze coerenti con le capacità, le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all'inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro nello scenario globale del terzo millennio.

[...]

Questo avviene soprattutto per le piccole e medio imprese, che costituiscono la maggioranza delle imprese del Made in Italy che, per intraprendere un percorso di internazionalizzazione, devono affrontare molti problemi; per questi motivi risulta indispensabile avere una classe dirigenziale capace di analizzare i nuovi mercati, le opportunità di business e i processi digitali a supporto dell'export in mercati strategici per il Made in Italy. Per questi motivi con il presente disegno di legge si delega il Governo ad istituire il liceo del Made in Italy. Si sottolinea che il percorso liceale fornisce allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze coerenti con le capacità, le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all'inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro. [...]

Mascioli e Chiarella regalano la vittoria alla Borgata: finisce 1-2 a Tor bella monaca

«Se continuiamo così, a fine stagione mi verrà un infarto», questo era il sentimento comune dopo la trasferta di Moricone, in cui la Borgata va sotto, pareggia e trova il gol proprio all'istante finale, grazie all'incornata di Chimeri su calcio d'angolo.
Sembra fatto apposta: da quel dì, il rischio d'infarto è aumentato esponenzialmente tra la tifoseria granata (e non).

Il campionato riprende dopo la pausa pasquale: abbandonate le nubi e il temporaneo freddo in odor di autunno/inverno dei giorni scorsi, sul campo "Torre Angela" (che però si trova tra Via Aspertini e Via Domenico delle Greche, dunque a Tor bella monaca) il sole irradia e picchia tanto i giocatori quanto i presenti sulle gradinate.

La Fidelis arriva alla giornata di campionato numero 22 in cerca di punti e - possibilmente - di vittorie, data la bassa posizione che occupa in classifica: zona playout a 19 punti complessivi e a 6 dal Real 100Celle, che pure è uscita sconfitta nella giornata di ieri contro una rediviva Ciampino City Futsal (che però gioca a calcio a 11). 


Ma, dicevamo: Fidelis - Borgata. [Non perdiamoci in chiacchiere].

Tutto parte alle 10:30 con un tergicristallo mancante di una macchina che avrebbe trasportato il manipolo di tifosi dalla Prenestina a Via Aspertini, cosa che ha portato molti convenuti in itinere a chiedere come mai ci fosse un tergicristallo ("ormai bidimensionale" cit.) pieno di fanghiglia sui gradoni. La prossima settimana verrà fatto un lavoro accurato di reportage a riguardo con interviste esclusive a chi sapeva che fine avesse fatto ma che ha, tuttavia, volontariamente lasciato correre.

La sofferenza del primo tempo
Gli undici giocatori in maglia nera partono subito aggressivi e vogliosi di dire la propria senza stare a guardare: il primo tiro della partita è dell'ex Sporting Torbellamonaca Valentino, angolato e ben calciato ma il tentativo finisce sopra la traversa difesa da Poma. Al quarto d'ora (ma precisamente al 16') arriva l'azione che sblocca la partita: cross di Ntolo e guizzo di Osman che trafigge Poma.

È notte fonda al campo di Via Aspertini
Il primo tiro della Borgata arriva al 21' da parte di Cicolò, su cui tre locali si fiondano ogni volta che tocca il pallone, rendendo arduo il ruolo di centravanti del capitano. Da quel momento in poi, ovvero dal tentativo di Cicolò, la Fidelis inizia a chiudersi. Intendiamoci: la serrata è ben riuscita e le occasioni dei nostri giungono solo da fuori area. La Borgata riesce a conquistare metri, a guadagnare qualche punizione, a battere calci d'angolo tuttavia la Fidelis dimostra di non avere fretta e cerca la perdita di tempo, tipica delle categorie sotto all'Eccellenza: ad ogni corner lo schema degli undici di mister Amico è messo in discussione da spintoni, coinvolgimenti dell'arbitro. Insomma: ogni occasione è buona per far scorrere le lancette sul quadrante dell'orologio.

Mister Amico cammina nervosamente davanti i giocatori seduti in panchina con le dita sulle labbra: pensa, riflette. Sembra la copia vivente di Zio Paperone quando è preoccupato e procede in tondo facendo il solco per terra. C'è bisogno di una scossa che non sta arrivando. Al 26' un angolo dalla sinistra calciato da Mascioli pesca la testa di Chieffo, l'incornata riesce ma per qualche assurdo motivo gravitazionale il pallone rimbalza contro varie parti del corpo di un numero altrettanto indefinito di giocatori in maglia nera e la sfera esce dal rettangolo di gioco. 

Di Stefano prova a rimediare punizioni da posizioni interessanti per Mascioli ma, anche il tentativo al 34', si infrange contro lo stinco di un difensore locale.
Aristotelicamente parlando: il destino sembra frapporsi continuamente fra potenza e atto. Tradotto: «ce sta a dì zella».

Prima di andare negli spogliatoi c'è tempo per un errore difensivo locale che regala un angolo (il terzo) alla Borgata: Carboni respinge di testa e libera in fallo laterale. Contestualmente inizia il valzer delle discussioni in campo, nonché di conseguente perdita di tempo e gli undici in maglia bianca ci cascano sempre. La Fidelis, beatamente, ringrazia. 

Fate largo alla Borgata
Iniziano a scaldarsi Proietti, Ciamarra e Chiarella fin da subito: mister Amico vuole giocarsi tutte le carte che ha e far mettere la quarta ad una squadra che sembra arrancare e aver accusato il colpo del gol al quarto minuto. C'è bisogno di un guizzo di Piccardi o di uno slalom vincente di Di Stefano (sebbene la sua agilità sia stata costantemente "fermata" dalla fisicità della difesa locale). La maggior parte delle iniziative della Borgata si spengono tutte al limite dell'area: dai tiri di Alfonsini alle incursioni dei laterali. Al 10' una punizione di Pompi spiove al centro dell'area piccola trovando una mezza rovesciata di Piccardi che termina tra le braccia del portiere Vecchi. Al quarto d'ora del secondo tempo il possesso palla è tutto della Borgata che sembra voler cambiare radicalmente passo. [In realtà, personalmente, stavo iniziando a demoralizzarmi, poi è accorso Capitan Zannini ad analizzare quanto accadeva con occhio critico. E menomale!]. 

Per dare un'idea di quel che significa "perdita di tempo": la Fidelis impiega 39 secondi per uno (l'unico) cambio e in media 40 secondi per le rimesse da fondo campo.

Ventiduesimo: fuori Cicolò e Alfonsini, dentro Cassatella e Chiarella. È il cambio che serviva: Cassatella dà un volto diverso al centrocampo gordiano. La squadra si alza, inizia a giocare "da Borgata". Manca ancora una mezz'oretta (recupero incluso). Tre minuti dopo esce anche Mascioli (iunior) per lasciare posto a Proietti e proprio lui, per eccesso di altruismo (cercava il guizzo di Chiarella nell'area piccola) si divora un gol a portiere battuto quattro minuti dopo l'ingresso in campo

Sugli spalti ce se inizia a magnà le mani. [Ma non si smette mai di cantare].

Finalmente arriva la scossa: punizione del "solito" Mascioli, pennellata sotto al sette. Vecchi non ci arriva (non ci sarebbe arrivato nessuno): 1-1. Sembra già una festa: aver riacciuffato una partita che si stava mettendo malissimo sembra di per sé il compimento di una impresa. 

Il sigillo del "Gallo" Chiarella
Quando la Borgata si mette in testa una cosa non fa altro che provarci, fino alla fine, per arrivare ad ottenerla: la squadra vuole ribaltare il risultato e prendersi i tre punti. Spinge sull'acceleratore e tenta incessantemente di arrivare dalle parti di Vecchi. Intanto i minuti scorrono e le polemiche in campo anche. Volano spintoni e mani sui volti. Viene ammonito Mascioli. È il 45', tutto sommato va anche bene così, anche perché si sta facendo avanti Seydi della Fidelis (migliore in campo assieme al suo compagno Ntolo).
Chieffo, però, riesce a togliere il pallone al 7 arancionero. Le squadre si sono "allungate" e gli schemi, tutti, da entrambe le parti, sono saltati completamente. È una frazione di secondo, un lampo: vede Chiarella solo tra Carboni e Giuli alla metà campo. Chiarella capisce al volo. Scatta, vuole quel pallone: è il suo. Stoppa, si libera di Giuli, gli viene incontro Vecchi ben oltre la porta (all'incirca alla linea mediana): la porta è vuota. L'occasione della partita: tenta un primo tiro, interrotto. Riprende il pallone, controlla rapidamente, tira: la Borgata raddoppia. Corre incontro ai tifosi: si toglie la maglietta, gesto per cui verrà ammonito. Ma che importanza ha? Entra alla metà della ripresa, ribalta la partita. È il centravanti di cui la Borgata ha bisogno.

Ma mica è finita (seeeee)
Non scherziamo: i minuti di recupero, sulla carta cinque, diventano poi sette. Mondiali in Qatar, fatevi da parte.
In pieno recupero quattro episodi avrebbero potuto rovinare la festa alla Borgata. Una punizione e un calcio d'angolo in favore della squadra di casa giungono in piena zona cesarini. Poi l'ultima, quella da infarto: punizione dai 30 metri, Seydi incorna benissimo il pallone mirando all'incrocio dei pali. 

Ma c'è San Poma da Villa Gordiani che vola. 

«Oggi no, caro mio», avrà pensato, «oggi proprio no».

Ma c'è dell'altro
Altra punizione per la Fidelis al 53': come per le altre, sale anche il portiere Vecchi. Tutta la squadra locale è nell'area della Borgata. Il tentativo non va come deve andare e Chiarella, intenzionato a spazzarla via il più lontano possibile dalla metà campo granata, lancia in direzione di Ciamarra che era lì, pronto a trafiggere per la terza volta la Fidelis, tanto più in assenza dell'estremo difensore. Arrivato ad un passo dall'area viene falciato da Cagnoni e il terzo gol non arriva. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta lui e per la squadra.

«Arbitro, fischia che c'avemo fame!».
C'è ancora tempo per un calcio d'angolo al 54' in favore della Borgata. Poi però arriva il fischio dell'arbitro.

Il tabellino della ventiduesima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale | Girone F

FIDELIS ROMA - BORGATA GORDIANI 1 - 2

MARCATORI: 16'pt Osman (F), 37'st Mascioli M. (BG), 45'st Chiarella (BG).

FIDELIS ROMA CALCIO
: Vecchi, Carboni, Giuli, Fabrizi, Cagnoni, Alberta, Ntolo, Belhouhet, Osman, Valentino (14'st Di Matteo), Seydi. PANCHINA: Roa Albildo, Spaziani, Sarnacchio, Romani, Tammaccaro. ALLENATORE: [non indicato nella distinta]

BORGATA GORDIANI: Poma, Chieffo, Mascioli F. (25'st Proietti), Alfonsini (22'st Chiarella), Brigazzi, Chimeri, Di Stefano (39'st Ciamarra), Pompi, Cicolò (22'st Cassatella), Mascioli M., Piccardi PANCHINA: Capuani, Barsotti, Ienuso, Capuzzolo. ALLENATORE: Fabrizio Amico

ARBITRO: Andrea Pietrosanti (Ciampino)

NOTE: Ammoniti: 15'pt SEydi (F), 37'pt Mascioli F. (BG) per fallo di mano, 9'st Osman  (F), 10'st Valentino (F), 45'st Chiarella (BG) per esultanza, 48'st Mascioli M. (BG).
Angoli: Fidelis Roma 2 - 5 Borgata Gordiani. Recupero 3'pt, 7'st.


Natalità con precarietà, il nodo gordiano di Giorgia Meloni - Atlante Editoriale

Primo Def (cioè il Documento di economia e finanza) per il governo guidato da Giorgia Meloni a 173 giorni dal giuramento davanti al Presidente della Repubblica al Quirinale.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il documento e presentatolo durante la conferenza stampa di martedì 11 aprile alla presenza della Primo ministro Giorgia Meloni e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Cuneo fiscale sì, forse

O meglio, non nel breve termine. Secondo le intenzioni del Governo il famigerato “taglio del cuneo fiscale” (ormai una Fata Morgana che aleggia minacciosa al di sopra di ogni esecutivo da un paio di decenni a questa parte) dovrebbe poter avvenire ma «con un provvedimento di prossima adozione» come pure recita il comunicato pubblicato dal Governo a margine della conferenza stampa. «Nel breve termine, si opererà per sostenere la ripartenza della crescita segnalata dagli ultimi dati, nonché per il contenimento dell’inflazione – si legge nel comunicato –. Il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre di quest’anno». Da dove derivano quei soldi? Secondo l’adagio bizantino-economicista, proverrebbero della divaricazione che si aprirebbe tra deficit tendenziale e programmatico. L’interstizio, cioè, tra il 4,25% e il 4,5% del Pil.

La replica della stampa, in particolare di «Repubblica» di mercoledì 12 aprile, è netta:

«Provvedimenti gravosi e per adesso senza copertura, a meno che Meloni non scelga di aprire un clamoroso fronte con l’Europa sul deficit, sforando la soglia del 3,7% proprio nell’anno in cui entra in vigore il nuovo patto di stabilità. Improbabile, rischiosissimo. L’alternativa è trovare all’interno del bilancio le risorse per coprire le promesse elettorali. Tradotto: risparmi di spesa e, quindi, tagli» [1].
Poca scelta, sembrerebbe, a leggere Tommaso Ciriaco e Valentina Conte.

Ripasso: cosa significa “cuneo fiscale”?
L’espressione sta ad indicare – in estrema sintesi – la differenza tra stipendio lordo e netto percepito dal lavoratore. Cioè la somma di imposte che gravano sul costo del lavoro sia da parte del datore di lavoro (azienda privata o stato), sia rispetto ai lavoratori autonomi o liberi professionisti, nonché sui lavoratori dipendenti. È uno degli argomenti su cui le maggioranze si sgretolano e diventano fluide [2], su cui si cerca il consenso e che viene proferito dalle labbra dei capi di governo a mo’ di cinghia di trasmissione con l’elettorato. Almeno, da quando s’è iniziato a chiamarlo così.

Pil e coperta corta
I lettori di «Atlante» avranno letto l’attenzione che il nostro giornale ha riservato alla Legge di bilancio di fine 2022. Nel corso di quei mesi convulsi, in cui si sospettava lo spettro dell’esercizio provvisorio, il governo rilasciava dichiarazioni alla stampa asserendo l’improbabilità di poter (o dover) turbare mercati e istituzioni europee. L’importante era rassicurare, anche perché la coperta era proverbialmente corta, come ebbe a dire – ripreso dai giornali più venduti nel Paese in quel periodo – il ministro per i rapporti col Parlamento Luca Ceriani: 

«Purtroppo abbiamo una finanziaria con pochi spazi di manovra, ma il governo ha l’ambizione di durare cinque anni».
I margini sono stretti ma i dati e le previsioni sul Pil sembrano rassicurare Meloni, governo e maggioranza, sebbene venga dato «in frenata» [3]: 

«Se infatti il Pil di quest’anno viene rivisto in leggera crescita, all’1% come obiettivo programmatico rispetto allo 0,6% fissato lo scorso novembre e allo 0,9% tendenziale, per il 2024 la correzione è invece al ribasso: l’obiettivo di crescita è posto infatti all’1,5% contro il precedente 1,9%» [4].
Pareri positivi giungono dal Presidente dell’Accademia dei Lincei Alberto Quadrio Curzio, intervistato da Claudio Landi di «Radio Radicale», per cui le percentuali del prodotto interno lordo configurano tre dati molto importanti. Il Presidente ha affermato:
«Il primo fattore [è quello legato alla] manifattura: va bene e continua ad esportare […]; secondo: i servizi e il settore del turismo stanno andando benissimo, recuperando e superando i dati del 2019; terzo: la carenza di manodopera è evidente e la quantità di posti da occupare, soprattutto nel settore dei servizi, è impressionante» [5]. Sarebbe da indagarsi sul “come”, ma questa è un’altra storia. Per Quadrio Curzio, ad ogni modo, c’è anche un altro fattore riguardo il rapporto deficit/Pil per cui se dovesse venir prefigurato attorno al 4,3%, sebbene «sia presto per dirlo», bisognerà vedere cosa accadrà dopo.
E il “dopo” si chiama: rinnovo del patto di stabilità con l’Ue e Pnrr, per cui (a proposito del piano di ripresa e resilienza) il presidente dell’Accademia dei Lincei non va oltre la definizione di «grosso problema per il governo» [6].

Natalità
«Dalla prossima legge di bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite, con misure adeguate», ha detto la Presidente Meloni in conferenza stampa, sebbene di questo tema non vi sia traccia nel comunicato ufficiale diramato dagli uffici di Palazzo Chigi [7]. Dunque il tema è rimandato alla prossima legge di bilancio: fine 2023. Nessuna traccia, si diceva, ma il tema viene ripreso dai quotidiani e dalle agenzie che si involano in titoli ed articoli a riguardo, a cui sono seguite le reazioni della politica plaudente.

Rimane l’incognita del “come” – e lo si vorrebbe fare proprio a partire da questa sede – magari ponendo l’attenzione alle dichiarazioni dei componenti del Governo, in primo luogo parafrasando le parole del Ministro Valditara che dava per scontata la denatalità tendenziale dei prossimi anni. Dunque annunciando meno assunzioni di insegnanti. Che ci siano più linee nel governo e che, come tutti i Salmi che finiscono in “Gloria”, poi spetti a Meloni trarre la sintesi giornalistica, politica e mediatica, parrebbe evidente. Resta difficile conciliare entrambe le posizioni per cui non pare ci sia stato gruppo parlamentare che abbia sollevato l’aporia che prevederebbe l’annunciato (futuro) incentivo alla natalità con il mancato investimento conseguente, o il quadro del lavoro precario permanga immutato. Non un fattore secondario.

Certo è che il dibattito a riguardo è tutto da rimandare al potenziale scontro che prefigurava «Repubblica» di mercoledì e il presidente Quadrio Curzio. Hic Rhodus, hic salta!

Pubblicato su Atlante Editoriale: https://www.atlanteditoriale.com/it/macrotracce/it-natalita-con-precarieta-il-nodo-gordiano-di-giorgia-meloni/


Note:
[1] E che, ad ogni cambio di governo, ne dà per certa la cesura. Mario Sensini sul «Corriere della Sera» dell’11 gennaio 2020, riportando le parole dell’attuale sindaco di Roma, allora ministro, Roberto Gualtieri, dava per imminente tale taglio.
«Lo ha detto ieri il ministro dell’economia Gualtieri, alla Camera, annunciando, tra l’altro, l’imminente varo del decreto sul taglio del cuneo fiscale (circa 500 euro in più nel 2020 ai dipendenti con redditi fino a 35mila euro lordi)»
Mario Sensini, Gualtieri: entro gennaio decreto sul taglio al cuneo fiscale, 11 gennaio 2020, «Corriere della Sera».
[2] Tommaso Ciriaco; Valentina Conte, Risorse azzerate per pensioni e flat tax. Ora tagli o altri debiti. Europa in allerta, 12 aprile 2023, «la Repubblica».
[3] Enrico Marro, Cuneo fiscale, taglio di 3 miliardi. Meloni: «Misure per la natalità», 12 aprile 2023, «Corriere della Sera».
[4] Enrico Marro, Cuneo fiscale, taglio di 3 miliardi. Meloni: «Misure per la natalità», 12 aprile 2023, «Corriere della Sera».
[5] Claudio Landi, Intervista ad Alberto Quadrio Curzio sul primo Def di Giorgia Meloni, 11 aprile 2023, «Radio Radicale».
[6] Claudio Landi, Intervista ad Alberto Quadrio Curzio sul primo Def di Giorgia Meloni, 11 aprile 2023, «Radio Radicale».

Intervista a Martina Zanghi di Openpolis - Atlante Editoriale

Che il Pnrr stia tenendo il banco del dibattito politico e dell’informazione italiana, è un dato di fatto. Quale sia l’ambito di discussione e per quale motivo permane – con tutta evidenza – una mancata trasparenza nel processo di dibattito e decisione a riguardo, è un fatto che non è noto ai più. Per provare a fare chiarezza sul tema, abbiamo interpellato Martina Zanghi di Openpolis, una delle realtà della società civile tra le più attive in ambito di trasparenza di atti parlamentari e di processi decisionali.

Il dibattito politico di questi giorni sta presentando il tema del Pnrr con implicazioni a tinte fosche per il governo. Openpolis sta monitorando i processi relativi al Piano e conseguenti azioni politiche già da prima del Governo Meloni. Si parla di modifiche in corso d’opera ma senza troppa trasparenza, è corretto?

«La struttura del Pnrr di per sé presentava già delle problematicità, per come il piano era stato strutturato dall’inizio. Finché c’è stato il Governo Draghi, quello che doveva essere realizzato per il Pnrr (scadenze, normativa e via dicendo) riguardo realizzazioni amministrative, prima ancora dei progetti, era stato realizzato. C’è da dire poi che Draghi aveva un rapporto diverso con la Commissione: una relazione di fiducia altra con la Commissione. Con la presenza dell’ex Primo Ministro sembrava che le cose stessero andando per il meglio. Le tranches erano sempre arrivate».

L’attività di sorveglianza da parte vostra è cominciata fin da subito, però.

«Noi di Openpolis abbiamo sempre evidenziato criticità in termini di mancata trasparenza, tempi contingentati, questioni legate ai soldi da spendere e via dicendo. Col cambio di Governo, Giorgia Meloni ha subito detto che avrebbe modificato il Pnrr per varie ragioni. Il processo per le modifiche è molto lungo: c’è da inviare una lettera alla Commissione in cui spiegare le modifiche e le ragioni oggettive per cui quei cambiamenti si sono resi necessari, la Commissione deve discuterle e approvarle... Un sistema abbastanza complesso strutturato in sede europea per evitare che le alternanze di governo potessero ostacolare un processo in corso. Meloni ha detto fin da subito che la situazione di ritardo in essere è stata ereditata dal governo Draghi. In parte è anche vero. Il nuovo governo è in carica, però, da cinque mesi e la situazione permane immutata senza miglioramento».

Non sta in piedi il discorso delle responsabilità dei governi precedenti?

«Le cose non sono migliorate ma peggiorate in parte perché nel 2023 inizia la fase dei cantieri, dunque la posta in gioco è più alta e la trasparenza è diminuita rispetto a prima. In più: il governo arranca nel rispetto delle scadenze».

Perché?

«Si è deciso di fermarsi e modificare la governance, dunque cambiando la struttura di comando del Pnrr, accentrando poteri al commissario e togliendoli agli enti locali. Una modifica di questo tipo rischia di rallentarti ancora di più».

C’è poi anche il cosiddetto “Repower EU”.

«Entro il 30 aprile. Cioè: bisogna integrare il piano energetico per sopperire all’aumento dei costi dell’energia a causa della guerra in Ucraina. La fase che si presenta sembra essere quella di una bolla che sta per esplodere. Tanto che il 27 marzo la Commissione ha inviato una nota a Palazzo Chigi in cui è stato detto di prendere altro tempo per valutare le scadenze riguardo alcune questioni presenti nel Pnrr».

È solo questione tecnica o anche politica?

«È anche una questione politica: questo intervento della Commissione rientra in una dinamica politica più che tecnica».

Prima hai detto, riguardo il rapporto tra la Commissione e l’ex Primo Ministro, come Mario Draghi fosse una figura di garanzia e fiducia per la Commissione. Pare quasi di sottintendere un rapporto di favoritismi o clientelare, o no?

«No, non lo direi in questi termini. Ci sono tante dinamiche che entrano in gioco».

Cioè?

«Ogni sei mesi la Commissione valuta le scadenze che ogni Paese è tenuto a rispettare. Se quel Paese ha proceduto in maniera corretta, viene inviata la rata di risorse. Con Draghi è successo due volte e sono sempre state inviate le tranches, sebbene anche noi di Openpolis avessimo evidenziato questioni pendenti. Ad esempio: se un provvedimento non era ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, comunque era stato approvato istituzionalmente. Formalmente non era stato completato l’iter, ma ne era stato completato il ciclo. Un conto è se Mario Draghi assicurava questa cosa, un altro è se Giorgia Meloni assicura di aver piantato – ad esempio – gli alberi nelle città metropolitane pur non essendone stati piantati la metà».

Capitolo trasparenza. Se prima dei processi del Pnrr si sapeva ben poco, adesso – con modifiche in itinere – si sa ancor meno. In una fase storica in cui si parla costantemente di trasparenza, qui pare ce ne sia pari allo zero, o no?

«Adesso ce n’è ancora meno perché la fase è più difficile da monitorare: ci sono tanti progetti in corso e, se ci fosse trasparenza, il cittadino potrebbe conoscere quali sono chi sta facendo i lavori etc. In generale – Pnrr a parte – la trasparenza non è molto “amata” dalle istituzioni, nonostante potrebbe essere una risorsa per la politica nel dialogo coi cittadini».

Anche perché alle persone, nel procedimento amministrativo, di dialogo con le amministrazioni pubbliche, è richiesta.

«Esatto. Certo è che, tornando al Pnrr, anche gli enti locali inizialmente hanno avuto difficoltà di approccio e monitoraggio. Al momento non sappiamo l’entità dei progetti, cosa si sta costruendo e chi lo sta portando avanti. Questo fattore in un paese come l’Italia, in cui c’è un rischio maggiore rispetto ad altri paesi europei, è grave».

C’è il rischio di fare la fine del superbonus?

«Precisamente. [c’è da dire che] è operativa la piattaforma Regis, in cui in teoria ci sono tutti i dati su tutti i progetti».

Manca poco alle scadenze però.

«Un conto è la questione della trasparenza sui progetti e l’altra delle scadenze».

In che modo si differenziano?

«Quando parlo di progetti, parlo della costruzione e realizzazione di interventi, quando parlo di scadenze – ad esempio – si fa riferimento alla pubblicazioni di graduatorie riguardo investimenti. Ciclicamente, come Openpolis, facciamo un monitoraggio: una settimana fa ne risultavano 0 completate. La commissione controllerà a fine giugno; la scadenza di lavori che si sono dati al Governo è trimestrale ma ad ora è molto complicato che la tempistica si rispetti. Ma si capisce il perché: è stata cambiata la governance, c’è il Repower Eu da portare avanti ed è per questo che s’è cambiato atteggiamento da parte governativa. C’è anche da dire che da dicembre attendiamo la relazione sullo stato d’attuazione delle scadenze che non è stata ancora pubblicata».

E sui progetti?

«Abbiamo fatto le richieste di accesso per chiedere i dati e sapere cosa si stia costruendo coi soldi del Pnrr, ma la piattaforma Regis non è accessibile ai cittadini e gli ultimi dati presenti su Italiadomani sono fermi al 2021».

A tal proposito, negli ultimi giorni si fa riferimento a cifre da capogiro riguardo il Pnrr. Molto spesso, anche dal punto di vista dell’informazione, si punta alla quantità numerica di questa cifra, anziché al fatto che una parte piuttosto consistente dei finanziamenti sia a debito. Una scure che incombe, quella dell’aumento del debito, anche a causa dei fondi del Pnrr, è corretto?

«Assolutamente: la maggior parte dei fondi rappresentano un prestito. L’Italia è il paese che, in assoluto, ha ricevuto più risorse ma anche il prestito più grande. E questo supera le risorse a fondo perduto».

Un prestito che…

«…implica una restituzione».

Come, non ci è dato saperlo?

«La questione è anche un’altra, connessa a questa».

Quale?

«È abbastanza ‘utopico’ ‘rovesciare’ 191,5 miliardi di euro su un Paese come l’Italia - con i divari che ha in ambito amministrativo, burocratico, di classe sociale, di genere e via dicendo – e pensare di risolverne tutti i problemi. Questo perché non si ha una reale struttura per gestire tale flusso. E questo si è visto e lo si sta continuando a vedere in questa fase e non si riuscirà a spendere del tutto quei soldi. E anzi: il divario di cui parlavo poco fa rischia di aumentare».

In che modo?

«I comuni del nord chiedono i soldi che dal sud non riescono a spendere; le grandi città avrebbero chiesto i fondi che i piccoli comuni non riescono a spendere. Qualora dovesse avvenire, comporterebbe una forbice di divario ancora più imponente. L’idea che nel 2026 il Paese sia cresciuto così tanto, così rigogliosamente, da poter essere in grado di ridare tutti i soldi all’UE… Vien da sé…»

Impossibile? Una prospettiva abbastanza tetra.

«È possibile che nel 2026 ci si possa ritrovare con più diseguaglianze e con un mucchio di soldi da ridare all’UE». 

 

Pubblicato su Atlante Editoriale: https://www.atlanteditoriale.com/it/macrotracce/openpolis-pnrr/

Ingloriose parabole: ‘il Riformista’ cede la direzione a Matteo Renzi (che non è neanche giornalista)

Nella giornata del 5 aprile [2023] è stato annunciato il passaggio di consegne riguardo la direzione del quotidiano ‘il Riformista’
Il direttore Piero Sansonetti cede il passo (e il posto) a Matteo Renzi, senatore della Repubblica del gruppo Azione-ItaliaViva-RenewEurope, segretario di Italia Viva, conferenziere, già segretario del partito democratico. Direttore sebbene non sia giornalista, requisito fondamentale per essere a capo di una testata, logicamente e normativamente parlando. Rispondendo alle domande della conferenza stampa (in particolare a quella postagli da Daniela Preziosi del ‘Domani’), Renzi ha precisato [1] come non abbia firmato alcun contratto. Il passaggio sembra essere dovuto in quanto Sansonetti sarà alla guida de ‘l’Unità’, acquisita dal medesimo gruppo editoriale che cura la pubblicazione del ‘Riformista’ (Romeo Edizioni) e di prossima pubblicazione. 

Ma andiamo con ordine.

Ottobre 2002. Il governo Berlusconi II è in carica da poco più di un anno e vi rimarrà fino al 2005, quando - rassegnate le dimissioni a causa della sconfitta alle regionali cui seguirono gli “addii” di Alleanza nazionale, Udc e Nuovo Psi - l’ex Cavaliere del lavoro riceverà l’incarico dal Presidente della Repubblica per la formazione del Berlusconi III.

Al Governo c’è Gianfranco Fini in qualità di vice di Berlusconi; ci sono Umberto Bossi e Roberto Calderoli come ministri alle “Riforme istituzionali e alla devoluzione” (quando la Lega era ancora nord); all’istruzione c’è la Moratti, al lavoro Roberto Maroni e alle Politiche agricole e forestali c’è un rampante Gianni Alemanno.
Rifondazione comunista conta 11 deputati e 4 senatori, i Comunisti italiani (Pdci) ne contano 10 a Palazzo Chigi e 2 a Palazzo Madama; la Federazione dei Verdi 8 e 10 [2]. Si parlava di primarie del centrosinistra tra Democratici di Sinistra, Democrazia è Libertà (meglio noto come “La margherita”) e altri soggetti dell’area.

Come nacque
La notte tra il 22 e il 23 ottobre di quell’anno sarebbe andata in stampa la prima copia del quotidiano ‘Il Riformista’ diretto da Antonio Polito, ora editorialista del ‘Corriere della Sera’.

Il 6 ottobre 2022 ‘la Repubblica’ raccontava di una serata mondana nell’isola di Capri in cui si facevano proselitismi e pubbliche relazioni per il futuro quotidiano:
«Claudio Velardi, consigliere di Massimo D' Alema quando il presidente dei Ds era premier, caprese d' adozione, passeggiava ieri mattina tra gli industriali nei giardini del Grande Albergo Quisisana. Mentre tutti indossavano l' abito grigio, Velardi vestiva «casual», con uno zucchetto azzurro sulla testa. "Sono qui - ha spiegato - per fare un po' di pubblicità al Riformista", ovvero il quotidiano (uscirà a fine ottobre, direttore Antonio Polito) voluto da Velardi che ha messo insieme un gruppo di imprenditori finanziatori» [3].
Il quotidiano traeva ispirazione dal ‘Foglio’ diretto da Giuliano Ferrara, per ammissione dei suoi stessi fondatori [4]: l’impostazione culturale era intelligibile già dalla denominazione della pubblicazione, cioè a metà tra un riformismo liberale e un liberalismo in senso stretto. La pubblicazione formalmente era legata al mensile ‘Le ragioni del socialismo’ di Emanuele Macaluso fino al 2006 (ma questo lo vedremo più avanti).

Neanche un mese e ‘il Riformista’ è già in festa: 
«Gran festa, ieri sera, a Palazzo Ferraioli (giusto di fronte Palazzo Chigi) con i proprietari e i redattori del quotidiano ‘il Riformista’, nato appena due mesi fa e diretto da Antonio Polito, che hanno voluto porgere gli auguri di Natale a politici e imprenditori, a personaggi del mondo dell’informazione e dello spettacolo. Le signore in bito lungo e un’orchestrina di strada in frac, mentre Gianfranco Vissani, cuoco preferito dall’ex premier Massimo D’Alema (atteso con ansia), annunciando squisite paste e fagioli, ordinava che fossero affettate mortadelle e porchette. Quando sono arrivati i colleghi del ‘Foglio’, il giornale che ha ispirato la fondazione del ‘Riformista’ [5], abbracci e brindisi»[6].
Tra le firme che popolavano l’iniziale avventura di quel quotidiano, oltre a Stefano Cappellini e Roberto Mania, figurava Lucia Annunziata. Col passare degli anni, vicedirettore fu anche Oscar Giannino e tra gli editorialisti comparirà “un certo” Pierre Moscovici [7].

La prima pagina del
primo numero del quotidiano.
Il link da cui è stata tratta è
di un utente che ha messo in
vendita la copia su eBay.

Giornale di nicchia
, fu certamente di parte (come già detto) ma di una parte molto trasversale e difficilmente “incasellabile” nei settori del centrodestra berlusconiano o del centrosinistra ulivista. Pendeva, come il treno Roma-Ancona, una volta da un lato, una volta dall’altro, così tanto che Pasquale Laurito, direttore dell’agenzia ‘Velina rossa’, un giorno di novembre di quello stesso anno se la prese con il direttore Polito per delle accuse che il quotidiano da egli diretto aveva rivolto nei confronti di D’Alema [8] per mancato dialogo con la maggioranza di Governo riguardo la giustizia. «Qualche volta può essere anche antiberlusconiano» [9], scriveva Laurito a mo’ di invito nei confronti della direzione del quotidiano.

Polito rimane in carica fino al 2006, quando Giampaolo Angelucci acquista tutte le quote del fondatore Velardi (51% Velardi e 49% gruppo Tosinvest) rilevandone la proprietà. Poi un avvicendarsi di questioni che portano la testata ad essere diretta da Macaluso e a renderla organica all’associazione sopra citata. Nel 2008 Polito torna a dirigere il quotidiano, ma vi rimane poco in carica, giusto il tempo di coinvolgere Diego Bianchi (Zoro) per una rubrica: “La posta di Zoro”. Allora Bianchi era un blogger e cosmonauta di Youtube (memorabili alcune puntate di “Tolleranza Zoro”):
«Con la posta di Zoro, comincia da oggi [20 giugno 2008] la sua collaborazione con ‘il Riformista’ Diego Bianchi, uno dei più seguiti blogger italiani. Come è finito a scrivere sul ‘Riformista’, lo racconta nel suo primo articolo, oggi in prima pagina. “Una sera mi sono ritrovato in uno studio tv con Polito. Gli ho detto che, secondo me, la gente non capisce cosa significhi la parola 'riformista' e che forse anche per questo ‘Il Riformista’ vende poche copie. Dopo la trasmissione mi hanno offerto una rubrica”» [10]
È il 2011: il quotidiano vende sempre meno. L’anno successivo interrompe le pubblicazioni.

L’era Sansonetti
«Il presidente della Finanziaria Tosinvest, Giampaolo Angelucci, ha reso noto in un comunicato “l’avvenuta cessione della testata Il Riformista da parte della TMS edizioni S.r.l. (società controllata da Tosinvest). La famiglia Angelucci, nella proprietà della testata dal 2003, augura ai nuovi editori i migliori successi”. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera la testata, ideata nel 2002 da Claudio Velardi e chiusa nel 2012, è stata acquistata dall’imprenditore Alfredo Romeo, a dirigerla andrà Piero Sansonetti, il 20 luglio sarà online e da settembre in edicola» [11].
L’era Sansonetti del quotidiano, che fu diretto da Polito, può (ri)partire. Archiviata la stagione di ‘Liberazione’ (il fu organo di stampa di Rifondazione comunista) e le esperienze di: ‘L'altro’, ‘Gli altri’, ‘il Dubbio’, ‘l'Ora della Calabria’ e ‘Cronache del Garantista’, il nuovo direttore esordisce con una conferenza stampa in cui annuncia la presenza di grandi nomi che lo avrebbero coadiuvato nella vita della testata: Fausto Bertinotti e Roberto Brunetta. Nessuna meraviglia per l’accostamento che un tempo avrebbe potuto essere ossimorico: l’ex segretario di Rifondazione ora è di casa al Meeting di Rimini.
«Il Riformista guarda a un’area di centrosinistra e riformista, appunto, che non vuole essere dominata dalla paura, dall’astio verso gli altri, dalla vergogna della ricchezza» [12], sanciva Sansonetti nel corso della conferenza stampa di presentazione del quotidiano.
Dal 'Corriere della Sera' dell’ottobre 2019: 
«Martedì 29 ottobre torna in edicola (e online) il quotidiano il Riformista che negli anni ha fatto parlare di sé sotto le direzioni autorevoli di Antonio Polito, Paolo Franchi, Stefano Cingolani, Stefano Cappellini ed Emanuele Macaluso e che rinasce per iniziativa dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo» [13]. 
Rimane, ad ogni modo, il disegno dell'uomo col cannocchiale nella testata, simbolo del quotidiano.
L'attuale testata del quotidiano



«Indicativa la lista delle firme coinvolte: Tiziana Maiolo, Fabrizio Cicchitto, Stefano Ceccanti, Maria Elena Boschi, Luigi Marattin» [14], condirettrice Deborah Bergamini, parlamentare in quota Forza Italia.

Cose in grande
Un anno dopo il ritorno in edicola del foglio bicolore arancio-nero, viene realizzata un’edizione del lunedì totalmente dedicata all’economia il cui direttore è Renato Brunetta e nella direzione scientifica popolano nomi come Sabino Cassese, Pier Carlo Padoan, Giovanni Tria e Marco Bentivogli [15].
«Il primo numero avrà 12 pagine e affronterà il tema delle riforme. Di quelle che non vengono fatte e di quelle che vanno fatte. Del prezzo che hanno le mancate riforme. Delle condizioni politiche che servono per realizzarle. Ci saranno articoli di intellettuali, giuristi, politici, economisti di diverse opinioni politiche […] diretto da Renato Brunetta nel primo numero scrive una lettera aperta al premier Giuseppe Conte, al quale offre collaborazione e suggerisce di non “ballare da solo”» [16].
Presentazione del 'Riformista' del lunedì dedicato all'economia

Passa solo un mese e Brunetta lascia.
«Quando quattro mesi fa l’editore Romeo, che ringrazio, e i direttori Sansonetti e Bergamini mi hanno chiamato per propormi questa sfida, ho detto subito di sì. Ci abbiamo lavorato tutti insieme e abbiamo messo in piedi un piccolo gioiello. Finora sono usciti quattro numeri, che sono costati tanta fatica, e tanta intelligenza. Ho scoperto, però, che questo tipo di attività, già dal mese di giugno per preparare i numeri zero, ha assorbito tutto il mio tempo disponibile, togliendomene anche all’attività politico-parlamentare. Questo non è giusto. Io ho un impegno con i miei elettori, che devo rappresentare al meglio, con tutte le mie energie, fino alla fine del mandato. Pensavo che le due attività fossero compatibili e complementari, mi sono reso conto che questo non è possibile» [17].
Due anni dopo andrà via anche da Forza Italia dopo esserne stato figura di spicco e dirigente del partito, nonché più volte ministro.

Matteo Renzi direttore (anche se non è giornalista)
Nella giornata del 5 aprile viene ufficializzato il passaggio nella direzione del ‘Riformista’ in una conferenza stampa alla presenza dell’attuale direttore Piero Sansonetti, di quello futuro (nonché senatore della Repubblica e conferenziere in giro per il mondo) Matteo Renzi, dell’editore Alfredo Romeo [18].
Secondo Sansonetti: «Romeo ha deciso di diventare l’editore dei giornali di sinistra e del centrosinistra con ‘L’Unità’ e ‘Il Riformista’. L’idea di Renzi è stata geniale» [19], ha dichiarato nel corso della conferenza stampa tenutasi presso la Sala Stampa Estera.
Chi pensava a un imminente addio alla politica, come aveva affermato Renzi stesso all’indomani dalla sconfitta del referendum quando era Primo Ministro, ha evidentemente frainteso il messaggio.

Mikebongiornianamente Renzi non lascia: raddoppia e assume una carica che, vien da pensare, sarà ritagliata precisamente per lui, non essendo iscritto all’Ordine dei giornalisti ma essendo stato appena designato come tale.

Apprezzamenti giungono anche dal fondatore del “primo” ‘Riformista’ Claudio Velardi:
«Geniale l’idea di fare Matteo Renzi direttore de Il Riformista, quotidiano che fondai nel 2002. Il politico più intelligente e dinamico d’Italia, al momento senza un ruolo, avrà una tribuna quotidiana per dire la sua e incidere nel dibattito pubblico. Ci sarà da divertirsi!» [20].
Si parlerà di tutto perché sarà un “quotidiano riformista nel vero senso della parola” ma non dei processi del futuro direttore:
«Saremo più moderati, non faremo ‘titoli sobri’ come Sansonetti… L’attenzione che il ‘Riformista’ darà al mio processo, Open, sarà molto scarsa. Non so se saremo all’altezza del ‘Riformista’ di Sansonetti nell’affermazione della cultura garantista».
La parabola del ‘Riformista’ parrebbe rientrare pienamente in una di quelle che si studiavano sui banchi di scuola: discendenti. In questo caso anche piuttosto ingloriose. Così come quella di un quotidiano diretto da un non-direttore. Perfetto per una non-informazione
 

Note:

1 Redazione, Matteo Renzi è il nuovo direttore del Riformista, la presentazione, 5 aprile 2023, «il Riformista».
2 Verdi e Pdci si presentarono nelle liste dell’Ulivo in tutti i collegi del Senato della Repubblica. Alla Camera, invece, il Pdci si sfilò dalla lista comune Verdi e Socialisti democratici italiani “Il Girasole” e corse in alleanza del centrosinistra ma fuori dalla “bicicletta” tra ‘sole-che-ride’ e Sdi.
3 Ottavio Ragione, E Velardi fa pubbliche relazioni, 6 ottobre 2002, «la Repubblica».
4 Macaluso fu poi articolista di spicco del quotidiano diretto da Ferrara.
5 Curiosità: sul sito web, archiviato dal repository “Web archive”, la testata è denominata “Il nuovo Riformista”, sebbene venga citato – ed è stato registrato – con il nome “Il Riformista”.
6 Redazione, Il Riformista in festa, brindisi con i «rivali» del Foglio, 19 dicembre 2002, «Corriere della Sera».
7 Ministro dell’economia e delle finanze in Francia dal 2012 al 2014, responsabile della campagna elettorale di François Hollande (Parti Socialiste). Nel 2014 viene indicato come Commissario europeo per gli affari economici e monetari della Commissione Europea retta da Jean-Claude Juncker.
8 Interessante, a tal proposito, il retroscena di Maria Teresa Meli del 27 aprile 2008. Recita lo strillo in prima pagina: «Walter, il Riformista e le manovre nel Pd»: «Smussare gli angoli, minimizzare, addirittura far finta di niente. Finora di fronte a una critica rivoltagli tra le pareti domestiche del centrosinistra, Walter Veltroni ha sempre seguito questa linea di condotta. Ma ieri sull’Unità ha attaccato il Riformista, quotidiano in odor di dalemismo».
9 Redazione, Velina rossa e il Riformista «duello» su D’Alema, 22 novembre 2002, «Corriere della Sera».
10 Il blog di Zoro diegobianchi.com purtroppo non è più visibile, tuttavia sul repository “Web archive” sono contenuti vari fotogrammi e articoli (tra cui molti della rubrica sul Riformista) da egli scritti.
11 Redazione, Tosinvest cede il Riformista, 9 luglio 2019, «Prima Comunicazione online».
12 Redazione, Torna "Il Riformista". Lo dirigerà Piero Sansonetti, 5 luglio 2019, «Huffington Post».
13 Dino Martirano, Torna in edicola Il Riformista, Bertinotti e Boschi tra le firme, 24 ottobre 2019, «Corriere della Sera».
14 Dino Martirano, Torna in edicola Il Riformista, Bertinotti e Boschi tra le firme, 24 ottobre 2019, «Corriere della Sera».
15 Riccardo Amati, Dal 21 settembre in edicola ogni lunedì Il Riformista Economia, 10settembre 2020, «il Riformista».
16 Redazione, Arriva Il Riformista Economia, da oggi in edicola, 19 settembre 2020, «il Riformista».
17 Renato Brunetta, Perché lascio la direzione del Riformista Economia, 13 ottobre 2020, «il Riformista».
18 «Il Riformista invece tornerà alla sua vocazione originale liberal-democratica, garantista e pluralista», ha dichiarato Alfredo Romeo nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo direttore Matteo Renzi il 5 aprile 2023.
19 Redazione, Matteo Renzi è il nuovo direttore del Riformista, la presentazione, 5 aprile 2023, «il Riformista».
20 Redazione, Matteo Renzi è il nuovo direttore del Riformista, la presentazione, 5 aprile 2023, «il Riformista».

Tutte le foto inserite nello scritto sono di proprietà del sito del quotidiano 'il Riformista' e da lì sono state tratte (a cui si viene rimandati se vi si clicca).

Domenica "borgatara": stop a Torrenova [di Daniele Poma, portiere e penna granata]

No, a Torrenova non c'ero. Ma c'erano tutti. E quando dico tutti dico proprio tutti. Al 'Tre Torri' di Torrenova (che però sta dietro Via di Tor Vergata, i toponimi al di là del Raccordo sono stati assegnati un po' a casaccio) le piccole tribune erano piene di fumogeni granata. 

La partita stavolta l'ha raccontata Daniele, il portiere, che ha scritto anche un libello delizioso, "Estremi difensori" per Momo Edizioni. Anima e cuore granata, mi manda un messaggio martedì [4 aprile] e mi fa: «Non c'eri e mi sono permesso di scrivere due righe».

Questa è la cronaca della domenica amara per la Borgata, sconfitta per 2-0 dalla capolista Torrenova Fc. 

Nessun portiere granata è stato pagato per aver scritto una siffatta introduzione.

L’impresa è dura, raccontare meglio la partita di domenica dell’autore di Calcio e Martello, è quasi una parata sotto al sette. Ma smetto felicemente i guanti per battere le dita su questa tastiera. L’iniziativa è mia, nessuno me l’ha chiesto, ma spero sia gradita a chi legge, anche perché è un racconto in presa diretta, dal cuore e dai pensieri di un giocatore o un quasi ex giocatore come me. Iniziamo per chi è la prima volta che ci legge, col dire che siamo l’ASD Borgata Gordiani, la squadra più importante del quartiere, non l’unica ma per seguito sicuramente la prima per distacco.
Nessuno ce ne voglia ma è la verità. Io non sono di Villa Gordiani ma, come molti della squadra, sono un borgataro vero: non una macchietta. Cambia comunque poco le borgate: sono più o meno tutte uguali ed io da due anni mi sento in un luogo molto famigliare.

Bando alle ciance: si deve parlare della partita.  a situazione è agra, la lista infortuni e indisponibili è lunga: anche tra titolari ci sono i malmessi, tipo me. Ma se almeno un po’ giocatore ti senti, questa partita non te la perdi neanche con la tbc. Mazzata finale: il mister, il nostro condottiero è in panne, tra febbre gialla e scorbuto è out. Nella partita più importante della storia della Borgata, guadagnata dopo 4 anni di sudore, fatiche in campo come fuori si rischia grosso falcidiati anche nella guida tecnica.

Ma la Borgata è così: i suoi componenti sono cosi, prepolitici per natura e senza che nessuno imponga nulla a qualcun altro, superando a sinistra anche l’esempio della Democrazia Corinthiana, si assegna con uno sguardo la guida tecnica ad un nuovo innesto che però ha sussunto lo spirito sin da subito, Luca Belardi, anch’egli infortunato di lunga degenza. Ma ‘sto ragazzo è tosto e pare tagliato per il ruolo, infonde calma diversamene da quando sta in campo. Vabbè l’altro mister ad interim è ancora sulla Prenestina vittima di un tamponamento dai lugubri contorni e che l’ha costretto a pratiche infinite. Chiamasi Swarovski.

Per l’occasione si parte tutt’insieme, per chi non lo sapesse si è giocata la partita tra la prima del girone il Torrenova e noi, i terzi della classe. C’è una strana agitazione che ci pervade da tutta la settimana, ma è quando mi presento in sede due ore prima della partita che capisco che in fondo in fondo questa partita la stiamo sentendo tutti, tanto. Anch’io celato da un umore buono per il rientro dopo due settimane. Buono si ma conscio che riprenderò il posto dopo due eccellenti apparizioni del mio collega e amico Alessio Capuani, che per quanto mi vuol bene questa partita l’avrebbe meritata anche lui. Ma il nostro ruolo è crudele e spietato e lo sappiamo entrambi.

Arriva Paolo Cassatella e lì spero che almeno lui sia avulso da certe preoccupazioni. Macché: sta a duemila pure lui.
Piccola parentesi, Paolo è di gran lunga il miglior acquisto della stagione 2022-23, spiegarvelo svierebbe troppo dalla cronaca che già da ora sta prendendo una tangente strana e senza via d’uscita.
Vi basti sapere che il suo aplomb, la sua passione, il suo tempo, la sua assoluta partecipazione, mi hanno riportato indietro negli anni felici della mia adolescenza quando c’era sempre un dirigente che di solito era il papà di qualcuno ma che per te era come un parente. Ecco: Polo Cassatella potrebbe mangiare a casa di tutti noi a Pasqua e non essere fuori luogo. E’ una grande persona e un grande dirigente.

Partiamo dalla borgata direzione altra borgata un po’ più borgata. Ci guida, ed è un mistero, un altro grande acquisto Michele Barsotti, viareggino de largo Agosta, che, come da copione per arrivare al campo, ci fa fare il giro di mezzo raccordo che a raccontarlo ora viè da ride, na roba tipo carovana Filini. Ma stamo tutti in tranche e seguiamo senza fiatare. La mia macchina ospita GAS- GAS e il talento cristallino ma molto scostante di Moreno Mascioli.

Su Moreno potrei scrivere un libro. È teso, fa finta di nulla: ma c'ha na paura che se lo porta, per fortuna è conscio dei suoi limiti e ai miei occhi è un punto a favore.

Arrivati al campo un enorme palazzone ci aspetta, brutale ma fascinoso. A me i palazzoni piacciono ed anche il brutalismo, ma con un cielo plumbeo pareva de sta in Moldavia.

Appena arriviamo dal nulla si alza un vortice di vento: è inquietante ma tant’è.

Arriviamo e cerco di infondere tranquillità, sono il più grande è giusto che sia così. Il loro mister ci ha rivolto sette parole, sei delle quali alludendo a risse varie ed eventuali, così tanto per gradire. È una tattica mal riuscita ma su alcuni fa breccia e lui lo sa.

Vabbè: vado alla cronaca sintetica sennò molti si stufano a leggere.

Formazione rimaneggiata ma con molta qualità la nostra, loro un’ottima squadra con l’assenza del loro capitano. Sono bravi e da subito impongono il ritmo alla partita, due/tre buoni anche per altre categorie, ma noi non molliamo un centimetro, sospinti da un tifo infernale che compatto si presenta a Torrenova a sostenere nelle difficoltà la squadra. Sono lo spettacolo della partita, vero motore e catarsi dello spirito popolare. Ci sono tutti e cantano, ballano, urlano, e poi fumoni torce. Ci sono anche con mia gradita sorpresa anche delle persone speciali per me, un nutrito gruppo di fratelli sanlorenzini venuti come sempre a dare sostegno e solidarietà quando c’è una chiamata di compattezza. Sento le loro prese in giro ma stavolta sono dolci per me. Li amo tutti e loro lo sanno, anche se ho scelto questa nuova avventura due anni fa. Sono emozionato colgo anche la mia compagna Alessia insieme alle sue compagne storiche e so che è felice. Siamo concentrati ma tesi rispondiamo colpo su colpo e il primo tempo scivola via sullo zero a zero. Onesto direi

Nella ripresa dopo tre minuti la partita in campo finisce uno a zero con un fraseggio bellissimo al limite, crollo della fortezza che ci porta via forza e convinzione; il campo e il caldo non aiutano e i crampi ci infliggono un duro colpo, io stesso ne sono colpito duramente, cado a terra pensando che qualcuno mi avesse sparato. Di li la partita non ha nessuno acuto ma sugli spalti è spettcolo, i nostri tifosi , lo sciame di pischelletti che improvvisano un tifo pro Torrenova cercando di emulare i nostri, la composta coattanza dei supporters di casa, c’è tutto in questa domenica che però non ci fa fare il salto di qualità. Peccato in fondo ci abbiamo provato ed è bello quando una squadra senza padroni o padroncini arriva a giocarsi una partita così importante.

Non so come chiudere quindi parto con le pagelle:

Poma 6,5 tanta esperienza ma ancora fuori forma, spero che la curva abbia apprezzato i sombreros.

Gas Gas 7,5 salva un gol e concede pochissimo

Chieffo 7,5 tra i migliori

Chimeri 7 bene ma non benissimo

Pompi 7 tiene il primo tempo secondo crolla insieme a tutti

Cassatella 7 leggasi Pompi

Moreno 5 non la sua partita

Proietti 6,5 bene ma senza il mister gli manca qualcosa

Piccardi 7 bene primo tempo secondo tempo scialbo

Cicolò 7,5 migliore in campo per i granata ma anche lui non pervenuto al secondo tempo

Di Stefano 6 sulla fiducia.

Ad maiora.
E ora testa alla prossima.

Daniele P.

La paura delle formiche

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