Il flusso del movimento che non contemplava la sconfitta

Articolo apparso su ilmanifesto del 27 aprile 2013

«SETTESETTE. UNA RIVOLUZIONE. LA VITA» DI PINO TRIPODI
C’è chi, come chi scrive, non ha vissuto i tempi dell’Italia in rivolta, c’è chi non era proprio nato durante le manifestazioni studentesche e operaie. Di quel periodo, di quegli anni chiamati frettolosamente anni di piombo ha letto la storia scritta da chi ha vinto. Chi invece nel movimento ci stava, leggeva Spinoza, voleva vivere e parlava di emancipazione e di autodeterminazione. Ancora adesso continua a farlo Chi non ha visto quel momento storico dell’Italia non può tuttavia capire appieno cosa Pino Tripodi va scrivendo nel suo Settesette. Una rivoluzione. La vita (Le Milieu, pp. 181, euro 13,90). Può tuttavia tentare di capire che cosa è successo e come si è arrivati fino ad oggi.
Gli uomini che hanno vissuto per «x» tempo in una data situazione, in un dato contesto e in un certo modo non possono cambiare in un batter d’occhio sé stessi: gli uomini che hanno manifestato, che hanno assaporato il sapore dolce del potere di cambiare le cose e che poi hanno sentito sfuggirselo fra le mani non sono più tornati sui loro passi. C’è chi dice che il ’68, col senno di poi e qualche anno sulle spalle, è stato un movimento fallimentare, che ha distrutto la sinistra e il movimento: lo dicono adesso. Allora chi faceva parte del movimento credeva che stava cambiando, in meglio, il mondo. 
Prima di questo fosco presente va ricordato che dopo il Sessantotto c’è stato il Settantasette e tutto quello che era stato tolto, «in pugno riprende», come cantava Paolo Pietrangeli; chi ha vissuto i movimenti e le lotte non può mai emanciparsi da esse o staccarvisi completamente. È impossibile. Il perché lo spiega questo libro di Pino Tripodi, quando si interroga sulla diffusione della lotta armata: «Molti compagni che sono passati alla lotta armata non credo l’abbiano fatto perché accettavano le bestialità progettuali delle Br o di Prima Linea. Più concretamente l’hanno fatto perché non accettavano l’idea che il movimento potesse essere sconfitto. La lotta armata protraeva la vita del movimento. Ne annullava la morte». 
Non ci si poteva staccare del movimento, la morte di esso non era concepibile né concepita e allora ecco spiegato il perché molti militanti di allora scelsero la lotta armata. Una spiegazione «esistenziale» prima che politica che si snoda tra frasi secche, aspre, dure e senza i fronzoli della punteggiatura. Ci sono solo i punti che separano frasi brevissime e magari interi dialoghi senza sapere chi sta parlando ma non ha importanza dal momento che questo o quell’individuo, qualora avessero avuto un nome all’interno del volume, non avrebbero fatto la differenza al lettore.
Settesette sembra, infatti, un campo minato perché è composto con le voci, le storie di chi non si è rassegnato alla morte del movimento. Sia chiaro, l’autore conosce bene le altre interpretazioni, spiegazioni della sconfitta e dei motivi che portarono molti militanti di allora a scegliere la lotta armata. Tuttavia, sceglie di privilegiare questa spiegazione, perché la prospettiva della sconfitta non veniva concepita. Chi è stato sconfitto continua a non accetta quella debacle . «Non chiedetemi se sono un romanzo. Non chiedetemi se sono un saggio. Se è letteratura. Se è filosofia. Se è politica. Se è poesia. Se è storia. Se è solo chiacchiera. Non chiedetemi. Non spiegate. Chiedetevi. Vi prego. Senza Spiegare». 
La forza di questo volume sta dunque nella sua inclassificabilità. La sua forza sta nel parlare di Spinoza, della volontà dell’uomo di concedere l’emancipazione alla propria compagna, Una concessione di libertà rifiutata dalle pratiche femministe e che mise giustamente all’angolo la paternalistica concessione della libertà dei maschi del movimento. La vita di coppia fu semplicemente terremotata dalle donne che affermavano la loro autodeterminazione. Ecco che senza virgole, duepunti, punti interrogativi ed esclamativi, frasi composte da più di due verbi, l’autore sbroglia la matassa chiamata Settesette , che a piè di pagina non riporta il numero delle pagine in cifre ma quello in numeri. Coloro che hanno vissuto i l movimento si ricordano quell’epoca esattamente così: erano considerati «strani» ma in fondo loro si sentivano dalla parte della ragione. Il mondo era dalla parte del torto e loro stavano là per cambiarlo. Il fatto era riuscirci. Quantomeno, provarci.

Le primarie per Roma entrano nel vivo. Intervista a Mattia di Tommaso (Psi)

Firme consegnate, conferenze stampa, presentazioni di programma, carta d'intenti et cetera.

La campagna per le primarie del centro-sinistra è appena cominciata: voteranno anche i sedicenni. Per Sandro Medici (Repubblica Romana) “queste primarie sono del Pd e non del centrosinistra”. 

Dal 20 marzo al 6 aprile i candidati a sindaco del centro-sinistra, riuniti sotto la carta d'intenti “Roma Bene Comune”, potranno dare libero sfogo alla propria creatività per poter raccogliere il più ampio bacino di elettori. La raccolta firme per l'accettazione dei candidati si è conclusa con un evento di firma dei candidati della carta d'intenti: primo tra i candidati, come numero di raccolta firme c'è la consigliera uscente Gemma Azuni che ha consegnato ben 8865 firme. A tallonare l'esponente di Sel, con 8mila firme ci pensa l'eurodeputato David Sassoli5800 per Patrizia Prestipino5600 per Ignazio Marino5000 perGentiloni e 4465 per Mattia di Tommaso.


Tutti ai nastri di partenza e i candidati cominciano con le iniziative: stamattina, Mattia di Tommaso, si è presentato in una conferenza stampa presso il Circolo degli Artisti. Il candidato ventottenne in quota Psi, raggiunto da OltreMedia, così commenta la sua corsa per le primarie: “Con i pochi mezzi che avevo a disposizione e con la diffidenza che di questi tempi è presente nei confronti della politica, aver raccolto le firme che ho depositato è già una vittoria. L'essere candidato, per me, è già una grande soddisfazione”. Nel corso della conferenza stampa, poi, l'esponente socialista ha ricordato come la sua idea di città sia, per usare un anglicismo, “smart” in quanto di Tommaso auspicherebbe un'apertura “prolungata dei mezzi di trasporto pubblici, così che possano essere attivi h24 e favorire la mobilità giovanile”.

Altro tema forte è quello del'housing sociale per affidare “gli appartamenti sfitti alle giovani coppie così che si possano finalmente emancipare dalle loro famiglie”. “Il voto ai sedicenni” - prosegue, inoltre, il giovane candidato - “è una cosa che accadrà per la prima volta a Roma: potranno partecipare con la riduzione simbolica del contributo ad 1 Euro. Grazie a ciò non saranno elettori delle elezioni vere e proprie ma porteranno la loro visione delle cose e i loro temi all'interno della coalizione di centro sinistra. Dato il dibattito in questi mesi sulle primarie se si dovessero fare chiuse, aperte, et cetera et cetera, credo che il voto ai sedicenni sia un ottimo strumento che favorisca la partecipazione democratica”.

Nella corsa per le primarie iniziano ad inserirsi le prime polemiche che partono dai social network e in particolare un'immagine di un tweet di Sassoli che recita: “Stop degrado a #Roma : mia sarà una campagna elettorale pulita. Non con i manifesti ma tra la gente e sul web @rcittafutura ” è avvicinata ad un altra fotografia di tutte le varie affissioni abusive dei manifesti raffigurante l'eurodeputato. Il regolamento delle primarie parla chiaro nonostante non si parli di manifesti ed affissioni abusive e afferma come siano vietati gli “impianti pubblicitari fissi stradali di grande formato ( 6×3 – 4×3)”, gli “impianti pubblicitari dinamici su mezzi pubblici” e le “inserzioni su testate giornalistiche, ad eccezione delle comunicazioni riguardanti eventi ed appuntamenti programmati” (per qualsiasi curiosità e informazione basta cliccare su questo link http://www.pdroma.net/wp-content/uploads/2013/03/Regolamento-ROMA-BENE-COMUNE.pdf).


A tutto questo va ad aggiungersi la nota che il candidato al di fuori del centro-sinistra Sandro Medici ha diffuso parlando di come queste “ sono le primarie del PD non del centrosinistra, a scontrarsi sono le varie oligarchie interne al partito non le varie idee di sinistra. Mi meraviglio che Sinistra Ecologia Libertà , partito che era il mio riferimento politico, partecipi in modo così attivo ”. Stoccata, dunque, al partito di Nichi Vendola che poco tempo fa aveva personalmente chiesto una desistenza a Nieri non accennando minimamente alla Azuni che resta in corsa per le primarie.

Contro gli sprechi e i tagli lineari ecco il CORR

 Al centro Enea Casaccia di Osteria Nuova i lavoratori discutono e propongono un modello alternativo per il risparmio reale contro gli sprechi e i tagli lineari che colpiscono la pubblica amministrazione.
Bacchetta: “serve un centro di ricerca non commissariato, libero da vincoli burocratici origine di sprechi e inefficienze”


“Il progetto CORR è un'alternativa, una controproposta ai tagli lineari” che gli enti pubblici stanno subendo da tempo. I lavoratori della Commissione CORR dell'Enea Casaccia sono convinti di come tale progetto possa essere una reale controproposta al taglio indiscriminato ai fondi per il funzionamento del centro. Nel comunicato diramato dall'Rsu si spiega l'obiettivo di tale progetto: “Il CORR (Commissione Ottimizzazione Risorse e Risparmio) nasce in risposta alla riduzione della qualità e quantità dei servizi del Centro Ricerche Casaccia allo scopo di tutelare il lavoro svolto all'ENEA e, di conseguenza, i livelli di occupazione dell’indotto”.
Proseguendo con il comunicato si legge: “per contrastare il solito approccio della Direzione basato su sprechi [...] anziché su una programmazione partecipata trasparente ed equa” la commissione e i lavoratori propongono “un piano d’azione”.
Autoproduzione energetica, gestione intelligente degli edifici, nuove modalità di manutenzione ed uso del verde, reperimento di finanziamenti con fondi europei, utilizzo di strumenti avanzati per la gestione del centro ma la questione è molto più semplice di quanto sembri: risparmio, “ma risparmio vero”, come conferma il CORR che commenta come sia utile “tagliare gli sprechi reali perché noi stessi possiamo produrre energie alternative”, limitatamente, ad esempio, ad uno spreco di corrente ed ai costi salatissimi delle bollette elettriche.
A tal proposito il lungo comunicato diramato dall'Rsu conferma come “Partendo dall’analisi dei costi del Centro ENEA Casaccia (0,9 Milioni € per il riscaldamento, 3,6 milioni € di energia elettrica; circa 2 milioni € di spese di manutenzione; 200 mila € per la gestione del verde) la Commissione RSU CORR propone di effettuare riqualificazione energetica degli edifici, efficientamento di dispositivi elettrici e utilizzare risorse rinnovabili come il fotovoltaico e il solare a concentrazione”. La commissione CORR fa presente che a fronte di un investimento iniziale nella riqualificazione delle infrastrutture, anche grazie a fondi europei, ci sarà un ritorno economico stabile nel tempo.

In sintesi, l'obiettivo dei lavoratori mira a guardare “la luna” più che “il dito” dal momento che, come afferma la rappresentante Rsu Loretta Bacchetta “serve un Centro di ricerca non commissariato, aperto a ricercatori e organizzazioni italiane e straniere in grado di condividere risorse umane e laboratori, libero da vincoli burocratici origine di sprechi e inefficienze, attore principale nella dimostrazione delle tecnologie che sviluppa e di cui è pronto a farne ricorso ed applicazione”.

L'uscita dal commissariamento, infatti, è quello che più preme i lavoratori del centro ricerche Enea.
Già il 9 Maggio scorso Flc-Cgil, Usb, Anpri e Falera avevano indetto un sit-in presso il Mise (Ministero dello sviluppo economico) per cercare di porre “sotto i riflettori la questione del rilancio dell' Enea e l'immediata uscita dal commissariamento”.

Campidoglio: corrono anche i Pirati. Intervista a "Jojo"

Josef Yemane Tewelde detto “Jojo” come lo slogan della sua campagna (JoJoche?!). Classe 1980, eritreo di origine e romano di nascita è il “candidato incandidabile” o “impresentabile” di Scup!, Radio Sonar, Csoa Sans Papiers e del Partito Pirata. Josef Yemane Tewelde detto “Jojo” come lo slogan della sua campagna (JoJoche?!).  Classe 1980, eritreo di origine e romano di nascita è il “candidato incandidabile” o “impresentabile” di Scup!, Radio Sonar, Csoa Sans Papiers e del Partito Pirata.


Perché questa candidatura e perché “candidato incandidabile”?

Ci stavamo immaginando un futuro in cui c'era solo Zingaretti come candidato sindaco, i movimenti si stavano interrogando riguardo la possibilità di mettere in piedi un qualcosa simile alla candidatura di Pisapia a Milano, una partecipazione, un progetto. La realtà era, purtroppo, molto chiusa e tutte le realtà partitiche, chi più e chi meno, erano concordi ad una candidatura dell'ex presidente della Provincia.  Conseguentemente abbiamo pensato che, stando così le cose, di questa campagna elettorale non ce ne importava molto e quando dico “noi” intendo il CSOA Sans Papiers e Radio Sonar.  Ci interessava, però, trovare un modo perché anche in campagna elettorale si potesse parlare di tematiche “particolari” che fanno parte della quotidianità: antiproibizionismo, precarietà, cittadinanza.

JoJo, quindi, candidato di movimento?

In realtà questa candidatura non nasce dal movimento (strictu sensu nda) ma da piccole realtà come Sans Papiers e Radio Sonar e in questo contesto si è unito anche il Partito Pirata dal momento che si riunisce regolarmente, proprio, al Sans Papiers. Ne abbiamo parlato e i pirati, fin da subito, hanno appoggiato la nostra causa.

Prima hai accennato ad antiproibizionismo e cittadinanza che sono temi cari anche a qualche lista o partito della sinistra in corsa per le comunali. Non c'è nessuna alleanza in vista?

No, non abbiamo in mente alcuna alleanza: io sono extracomunitario e mi sono reso conto, persino io, che i partiti sono morti. Per quanto riguarda i temi: antiproibizionismo, precarietà, CIE, questione delle carceri, ne vogliamo parlare? Questa è la base: sono una serie di piccole cose che fanno parte di noi dal momento che la situazione è così drammatica che sono tornati i furti di biciclette. Ormai bisogna davvero inventarsi di tutto per arrivare a fine mese, per chi il lavoro ce l'ha.  Capitolo a parte per reddito minimo garantito e reddito di cittadinanza dal momento che all'interno del Partito Pirata si chiama “reddito d'esistenza” : viene affrontata la cittadinanza come europea dal momento che basta esistere in un luogo per poter usufruire di questo diritto.

Tutto questo attraverso il liquid feedback... 

Insieme al liquid feedback si possono ricavare tematiche che vengono affrontate da chi attraversa quello spazio ma che non deve essere inteso in maniera populista e generalista: devi dare il meglio di te. Quello che decidi tu insieme agli altri, sarà quello che farà esattamente il tizio “x” che andrà a sedere sullo scranno del Campidoglio: è come se fosse un'assemblea permanente sul web; puoi scegliere una tematica, implementarla, votarla, discuterla. 
La campagna elettorale stessa ti permette, poi, in un momento in cui certi temi non vengono affrontati, di mettere in risalto altri temi che non sono stati minimamente trattati. Magari scherzandoci anche ma, secondo noi, è il modo giusto per tirare fuori tematiche e affrontarle seriamente, come per esempio la questione dell'abitare.  Ad esempio, da antifascista e da occupante di Action, tirerei fuori Casa Pound da quel palazzo e userei quei fondi per una metropolitana (che ancora è da terminare).

Il "candidato incandidabile", alla fine, riuscirà a correre per la presidenza del Campidoglio (dato il nuovo Statuto che ha alzato, di fatto, il quorum)?

Sì...Spero di sì. Mi sto rendendo conto che i tempi sono strettissimi, è come quando devo rinnovare il permesso di soggiorno: “tempi stretti e grandi impicci” (sorride nda) ma ce la faremo.
 
Intervista pubblicata sul quotidiano online Oltremedianews.com (ora non più attivo) il 17/03/2013

"Italicum, una legge da pazzi". Intervista a Massimo Bordin


I quotidiani della giornata di oggi hanno avuto molti interventi circa la discussione sulla legge elettorale italicum, frutto dell’accordo Renzi-Berlusconi. Michele Ainis, docente presso l’Università di Roma Tre, ha aperto così il suo editoriale per il ‘Corriere della Serra’: «Nel 1978 la legge Basaglia ha chiuso i manicomi. Riapriteli di corsa: c'è un matto pericoloso da internare. È il legislatore schizofrenico, l'essere che comprende in sé il non essere, la volontà che vuole disvuole. In passato ne avevamo avuto già il sospetto, dinanzi a certe leggi strampalate, a certe norme subnormali». Parallelamente su ‘Il Foglio’ nel suo quotidiano trafiletto, Massimo Bordin, giornalista di Radio Radicale, apriva così la sua rubrica: «Il problema della nuova legge elettorale sembra non sia più il suo funzionamento ma la rapidità della sua approvazione. Dobbiamo dotarcene subito e se non ci si riesce si va subito a votare, senza la nuova legge, non perché sia già deciso che si deve votare ma perché la nuova legge è così importante che va fatta prima possibile. Se ci si riflette a mente fredda sembra una cosa da pazzi. Ma c'è di peggio. Il sistema che abbiamo impedisce di scegliere i candidati agli elettori. E’ ritenuto, non a torto, intollerabile. Dunque la nuova legge sanerà questo grave vizio? No, perché le liste saranno bloccate, ma più corte» Di legge elettorale, dunque, di italicum e di premi di maggioranza, ne parliamo proprio con l’autore del trafiletto sopracitato: Massimo Bordin, giornalista - già direttore -, di Radio Radicale.

Sul trafiletto ‘Bordin Line’ che hai su ‘Il Foglio’ hai scritto, in sostanza, che il problema della legge elettorale non è più in merito al suo funzionamento ma circa la rapidità attraverso la quale essa stessa verrà approvata. Giacché ‘Bordin Line’ contiene poche battute potresti spiegare, in maniera più esauriente, cosa intendevi dire?
Io cercavo di dire semplicemente questo, e cioè che la prima aporìa, diciamo così, è la seguente: noi abbiamo preso atto del fatto che questa legge elettorale attuale, quella che il cosiddetto porcellum - peraltro dichiarato già incostituzionale - non è uno strumento adeguato per andare a votare. Di conseguenza siamo in una situazione per la quale non sappiamo bene con quale legge elettorale dobbiamo andare a votare, dal momento che ne abbiamo una ricavata ‘a ritaglio’ sulla sentenza della Corte Costituzionale. Questa è la situazione attuale, cioè: la legge che c'era, che faceva schifo a tutti, non c'è più perché una sentenza della Corte Costituzionale afferma come, in alcune parti, quella legge non è Costituzionale. Quindi, se adesso dovessimo andare a votare, voteremmo con una cosa che non si sa bene quale sia. Perché è qualcosa di ritagliato sulla sentenza della Corte. Allora Wdobbiamo fare assolutamente la nuova legge elettorale” , e questo porta a dire che “la faremo entro un mese” anzi addirittura, mi pare, che oggi si sia detto si sarebbe realizzata entro la fine della settimana. Quindi siamo decisamente a posto! Se, malauguratamente, Renzi non dovesse riuscirci, il governo va minoranza su una questione non propriamente marginale; quindi si crea un clima da elezioni anticipate e, quindi, per fare in fretta una legge elettorale, che ci serve assolutamente, noi andiamo a votare senza la legge elettorale che ci serviva tanto. Ti pare normale?

Per nulla…
Ecco, questo era quello che volevo scrivere nel trafiletto su ‘Il Foglio’ nel limite dei caratteri consentiti. Se poi proprio vogliamo dirla tutta, anche l’italicum che il Presidente del Consiglio Renzi vuole far passare, dopo aver stretto l’accordo con Berlusconi, a ben vedere è una legge da pazzi!

Senza ombra di dubbio pone degli sbarramenti per le forze politiche limitando, di fatto, la libertà democratica…
Ma no, guarda, non ne faccio un problema di libertà democratiche, o di rappresentanza, dico una cosa, però: la semplificazione del sistema politico si può fare in tanti modi. A mio avviso, il modo più semplice dal punto di vista elettorale è il sistema uninominale. Collegi piccoli, candidati che devono avere la residenza del collegio in cui sono candidati, l'elettore li conosce e li può votare, altrimenti non li vota. C'è un rapporto elettore/eletto che è il fattore più importante. Però questo non lo si vuole fare, vabbè.. Ci sono altri sistemi, ognuno adotta il suo, perché poi se si parte da un sistema proporzionale - perché di questo poi si tratta - si deve poter mettere degli altri strumenti che ti consentano comunque la semplificazione, non il marasma di coalizioni troppo grandi o delimitazioni per i piccoli partiti etc. C'è chi mette il premio di maggioranza ma, praticamente, non ce l’ha nessuno perlomeno in Europa. Nei paesi fondatori dell'Europa non ci sono sistemi elettorali con premi di maggioranza, c'è chi usa la soglia di sbarramento ed è il caso della Germania…

Anche se, per le elezioni europee, la Corte Federale Tedesca ha dichiarato incostituzionale quello sbarramento…
Ah sì certo, in quel caso hanno ragione! Tra l'altro non ci si rende conto di un'altra cosa e cioè che per l'Europa noi votiamo un Parlamento che non ha potere legislativo. È un Parlamento con poteri limitati e in questi casi, in genere, il sistema che si usa il proporzionale puro, per dare il massimo della rappresentanza. Ma, comunque, lasciamo perdere il problema del Parlamento Europeo, ritorniamo ai parlamenti nazionali. Francia ed Inghilterra possiedono l’uninominale, i paesi che hanno un sistema proporzionale adottano altri sistemi per avere, comunque, un sistema politico semplificato. In Germania hanno la soglia dello sbarramento al 5%, in Spagna possiedono i collegi piccoli in cui non c'è soglia di sbarramento ma se il collegio è piccolo bisogna che un partito ottenga una percentuale molto alta per avere un eletto. In parole povere, col collegio piccolo, senza - almeno - il 15% non si prende un seggio. Noi cosa abbiamo fatto? Abbiamo realizzato un sistema che ha i collegi piccoli, la soglia di sbarramento, il premio di maggioranza. Un delirio! Un delirio assoluto!

Attualmente, c'è un parlamentare, tra l'altro ex radicale, che ha combattuto in solitaria mettendosi in sciopero della fame contro il porcellum. Il problema è che Roberto Giachetti si è pronunciato a favore dell’italicum che, però, non sembra così diversa dal porcellum, anzi… Sembra quasi peggiore…
Giachetti ha condotto una battaglia sacrosanta che, poverino, ha condotto da solo. Il problema dell’italicum è che, di fatto, è un sistema proporzionale, non voglio dire antidemocratico, ma certo non valorizza il rapporto elettore/eletto e strozza inutilmente la rappresentanza con una serie di meccanismi di semplificazione mettendoli tutti insieme. Diventa una cosa pazzesca! Debbo dire che anche i parlamentari cinque stelle non hanno tutti i torti nel bollare l’italicum come un sistema elettorale che va anche contro di loro. In fondo è vero: se lamentano il fatto che il sistema elettorale è stato creato ad hoc contro di loro è vero, hanno ragione. La cosa che a me fa rabbia è che si aveva davanti una strada maestra. Si voleva abolire il Senato facendone una Camera delle Regioni? Ci sarebbe da discutere in merito ma, insomma, mettiamo che si riesca ad abolire il Senato oppure si metta in piedi un Bundesrat ‘da operetta’ e resta in piedi solo la Camera, il sistema elettorale era già realizzato, si era anche ridotto il numero dei deputati. Bastava prendere il mattarellum, tagliare del tutto quel 25% di proporzionale; i collegi erano già fatti, prendevano solo i collegi uninominali ed era fatta: sistema uninominale ad un turno con la riduzione del 25% dei deputati, di un quarto dei deputati. Per di più i collegi, grosso modo, erano di 100.000 persone l’uno, - dai 95.000 ai 110.000, non di più -, quindi c'era anche un buon rapporto fra il numero di elettori ed eletto. Una cosa ragionevolissima: c'era una riduzione dei parlamentari del 25% e una situazione che ti dava una governabilità, perché a quel punto, con l'uninominale, non si possono fare coalizioni od altro. Si deve semplificare per forza di cose. 

Il distacco, comunque, tra le forze extraparlamentari, associazioni, comitati e i partiti all’interno del Parlamento è evidente: da una parte si propone un proporzionale puro, dall’altra si sta tentando di imporre un maggioritario molto simile al porcellum…
Attenzione, però, questo che si sta imponendo non è un maggioritario a doppio turno. È una cosa un po' strana: il sistema di partenza è un proporzionale…. 

…Che però prevede un premio di maggioranza
Certo, c'è un premio di maggioranza, ma che viene calcolato su base nazionale.
Il punto, infatti, era cercare di capire cosa si stesse discutente alle Camere quando da un lato si propone una cosa e da un lato tutt’altro. Anche perché, dagli extraparlamentari, la critica maggiore nei confronti dell’italicum è rivolta agli sbarramenti.
Ma, sai, gli sbarramenti altri anche lì bisogna vedere. Io, ripeto, non esiste un sistema elettorale al mondo che preveda contemporaneamente una soglia di sbarramento per la posizione dei seggi e nel contempo il premio di maggioranza. Sono due alterazioni della logica aritmetica, mettiamola così. Ce ne può stare uno, ma tutt’e due no! Questo il punto chiave.

Locali contesi: Commissione Scuola di Roma Capitale al Liceo Kant

Seminterrato e pian terreno dell'ala ex-Baracca contesi fra sovrintendenza delle Belle Arti e Liceo Kant. Palmieri: “Kant eccellenza del Territorio, accolgo le istanze provenienti dalla scuola” Loche: “C'è un protocollo d'intesa tra Comune e Provincia fermo da 7 anni”. Masini: “Estendere il protocollo ad altre situazioni" Azuni: “Aule necessarie all'unico liceo classico del quadrante”.


“Le iscrizioni urgono, servono locali e questo in particolare consentirebbe di non portare la scuola frammentata in una succursale. Ovviamente questo comporterebbe la difficoltà, da parte di alcune famiglie, nel raggiungere una zona diversa da quella prescelta (Tor Pignattara nda) e ci farebbe perdere iscrizioni”, così il preside Infantino del Liceo Kant sulla vicenda che oggi ha portato allo svolgimento della Commissione Scuola di Roma Capitale proprio nei locali del piano terra e seminterrato dell' ”ex-Baracca”.
La vicenda nasce riguardo i locali contesi fra scuola e Sovrintendenza delle Belle Arti posti al piano terra dell'edificio “ex Baracca” che comprendono anche un cortile.

Ma facciamo un passo indietro.

Il liceo Kant può avvalersi della collaborazione dell'Associazione Kant (o meglio K.A.N.T. = Kultura Ambiente Natura Territorio), il presidente Leonardo Loche ne riassume la vicenda: “Lo scorso 13 febbraio si è tenuta la Commissione Scuola su richiesta della consigliera Gemma Azuni. C'è un vecchio protocollo d'intesa del 2006 tra Comune e Provincia” e tale documento recita come il Comune (ora Roma Capitale) debba “lasciare alla provincia il rimanente piano terreno, il seminterrato e l'ex cortile che è presente fra l'edificio del Liceo e l'ala in questione. Nel corso della scorsa commissione le parti interessate (comune, municipio, provincia e sovrintendenza) si sono resi disponibili all'attuazione del protocollo ma avrebbero voluto fare un sopralluogo in data odierna”.

Ecco spiegata la natura del luogo della commissione presieduta, per l'occasione, dal vicepresidente Paolo Masini e a cui vi partecipava la consigliera Gemma Azuni, il preside del Liceo Kant, il presidente del municipio Palmieri, esponenti della provincia e della Sovrintendenza delle Belle Arti.

Lo stesso Loche commenta come queste aule possano essere vitali per lo stesso Liceo Kant dal momento che sono più “gli alunni che entrano di quelli che escono” dall'Istituto.
Inoltre le aule ci sarebbero ma “non a norma delle leggi contrastanti che sono state approvate: ce n'è una che recita ci debba essere un ragazzo a poco più di un metro quadro di spazio ma c'è anche la Gelmini-Aprea che stabilisce il numero di 27 studenti per aula”.
Il vicepresidente della commissione Masini (Pd), dunque, così commenta la vicenda: “Ritengo necessario che si utilizzi l'utilizzabile: ci sono arrivate segnalazioni di utilizzo di altri spazi da parte di questo Istituto e vogliamo capire se questi locali gestiti dall'amministrazione comunale sono realmente utilizzati. Se non sono utilizzati al meglio è giusto restituirli alla comunità anche perché quel protocollo fermo dal 2006 non solo si dovrebbe attuare qui al Kant ma anche in altre parti della città, anche dal momento che la Provincia cesserà di esistere”.
Palmieri (Presidente Municipio VI): “Abbiamo sostenuto la richiesta dell'Associazione, del Preside e della Scuola in generale che necessita di più spazi anche in considerazione del fatto che questa scuola raccoglie centinaia di migliaia di cittadini ed è un eccellenza del territorio”.
Al coro di voci della politica si unisce quella della consigliera Gemma Azuni (Sel) che afferma: “Non solo i dipartimenti non hanno colloquio tra loro ma addirittura questo protocollo del 2006, che avrebbe potuto dare il via libera all'utilizzo delle aule che sono necessarie all'unico liceo classico presente nel quadrante, non è stato portato a conoscenza di nessuno e quindi abbiamo una promiscuità di uffici e di enti: buone le promiscuità ma nei casi in cui ci sono situazioni definite anche in termini di spazi e di utilizzi”.

Dodici candidati per 140 caratteri: è il "tweetbattito"

Candidati spalmati in 7 ore di confonto in modalità “faccia a faccia”, moderati da un giornalista. Il tutto... su twitter!


Nella giornata di ieri, undici febbraio, sette giornalisti si sono alternati ai dodici aspiranti sindaco che hanno dovuto rispondere in 140 caratteri. Alberto Fiorillo de “L'Espresso”, Manuel Massimo de “La Repubblica” , Paolo Bellino di “AdnKronos”, Giampaolo Roidi di “Metro”, Matteo Parlato di “RaiNews24”, Enrico Fontana e Danilo Chirico di “Paese Sera”.
Queste le firme che hanno rivolto le domande ai pretendenti porporati di Roma Capitale. Le forze politiche c'erano tutte, i candidati anche, tranne il sindaco uscente Gianni Alemanno: dal Partito Democratico a Sel, dal Movimento 5 Stelle allo Psi.

Le regole

Ogni tweet dello strano dibattito, che aveva le regole di un faccia a faccia a due, doveva contenere l'hashtag #13RM; i confronti fra le coppie di candidati non dovevano superare i 50 minuti, le domande in tutto sarebbero state una ventina poste ai candidati a cadenza regolare di due minuti. Chiunque, ovviamente, poteva interagire con il twitbattito e con i suoi partecipanti dal momento che bastava inserire l'hashtag #13RM ad ogni cinguettio: alcuni tra i candidati, infatti, si sono trattenuti anche dopo la chiusura del dibattito-a-140-caratteri.

Gli Orari

I faccia a faccia tra i dodici candidati a sindaco sono stati spalmati nell'arco di circa 7 ore: le danze sono state aperte da Paolo Gentiloni e Sandro Medici alle ore 10. Hanno chiuso la lunga kermesse di cinguettii i candidati Stefano Tersigni e Stefano Pedica.


I Partecipanti

Hanno partecipato al twitbattito così accoppiati: Paolo Gentiloni (Pd) e Sandro Medici (Lista Civica); Alfio Marchini (Lista Civica – Movimento della cittadinanza Romana) e Patrizia Prestipino (Pd); Umberto Croppi (Fli) ed Enrico Stefàno (M5S); Alessandro Bianchi (Lista civica – Progetto Roma) e Mattia Di Tommaso (Psi); Umberto Marroni (Pd) e Gemma Azuni (Sel); Luigi Nieri (Sel) e David Sassoli (Pd); Stefano Tersigni (Lista Civica – Roma Capitale è tua) e Stefano Pedica (Centro Democratico).


I Temi Trattati

Giudizi su 5 anni di amministrazione Alemanno, pedonalizzazione dei fori e del centro storico, edilizia popolare, cultura, metro, project financing e poi ancora le slot machines, la ciclabilità, le zone 30: servirebbe un “cloud” per inserirli tutti.



Al termine del dibattito a colpi di cinguetii, alcuni candidati si sono fermati a rispondere a ciò che non avevano avuto modo neanche di guardare, durante i 50 minuti di domande dei giornalisti. Al termine del dibattito si potrebbero iniziare le considerazioni ex-post su quello che è accaduto nella giornata di ieri: i candidati si sono sottoposti al regime ferreo dei 140 caratteri, sintetizzando al massimo il loro pensiero e le loro proposte per Roma. Si è assistito, indubbiamente, a qualcosa di “diverso” o comunque di “fuori dal coro” ma, se si volesse proporre il format del twitbattito per altri faccia a faccia, bisognerà oliare bene un meccanismo abbastanza farraginoso anche perché era la prima volta che sei testate giornalistiche intervistavano dodici candidati. Nonostante le difficoltà e, magari, la goffaggine dei singoli candidati più esperti politicamente ma meno avvezzi ai social network, si è segnato un passo importante nella comunicazione politica. Di contro c'è da dire che i 140 caratteri imposti da twitter non sempre permettevano delle spiegazioni esaurienti, costringendo così i candidati ad un secondo tweet indicandolo con la formula “2/2”; inoltre bisognerebbe creare le condizioni affinché i dibattiti completi di tutti i partecipanti alle elezioni, di tutti gli schieramenti, possano confrontarsi anche grazie i programmmi televisivi o radiofonici. I primi, specialmente, spesso dimentichi degli effettivi partecipanti di questa o quella elezione. Ma questa è un'altra storia.

Corsa al Campidoglio, incontro con i candidati: Gemma Azuni

Prosegue l'iniziativa di Oltremedianews che andrà ad incontrare alcuni dei candidati alle prossime elezioni comunali che si terranno nel mese di maggio. Questa volta è il turno di Gemma Azuni, candidata alle primarie del centrosinistra.
Nata in Sardegna, ad Olzai, consigliera uscente in Assemblea Capitolina in quota Sel, Gemma Azuni si mette in gioco nell'agone delle primarie forte del consenso di un comitato spontaneo che ne ha richiesto la candidatura.



Perché questa candidatura?

Intanto questa candidatura è arrivata da un largo movimento della società civile e dai compagni di Sel. E' stata lanciata quattro mesi fa: ho bloccato queste persone perché ritengo che la condivisione all'interno dei partiti sia fondamentale. Ovviamente l' “altolà” non è servito a molto perché queste persone hanno continuato a tirare su questo comitato e lo hanno fatto perché mi hanno conosciuta nell'agire, per la mia etica e per il mio senso di responsabilità.
Tenendo conto, inoltre, che conosco la macchina amministrativa da dentro, le mie battaglie sull'equa rappresentanza di genere, sul sociale, sull'acqua, sulla priorità della spesa e sulla specificità degli interventi ambientale e urbanistico.
Mi hanno provato, mi hanno testato e la fiducia è stata ripagata.

Gemma Azuni diventa sindaco: Giannni Alemanno ha vinto la scorsa tornata elettorale su tre temi, principalmente: immigrazione, sicurezza, stato di “salute” del manto stradale romano.

Intanto c'è da dire che io e il sindaco uscente abbiamo una concezione della parola sicurezza sideralmente diversa.
Addirittura è stato creato “ad hoc” un ufficio “interforze” che doveva dirigere tutti gli elementi appartenenti alla sicurezza che non solo ha fatto flop ma è stata anche una situazione che ha utilizzato risorse che sarebbero potute andare all'inclusione sociale.
Un delegato e un presidente di commissione sulla sicurezza si aggiungono a tutto ciò: tre figure per un unico flop.
Su questo aspetto Alemanno ha fallito completamente dal momento che i problemi legati all'omofobia, alla violenza sulle donne e i problemi di interventi sociali non sono stati minimamente presi in considerazione.
Inoltre ci sono le infiltrazioni mafiose, tema sottovalutatissimo, dal momento che Alemanno ha sempre definito questi scontri tra cosche comeviolenza marginale ma non è così..

E riguardo l'immigrazione?

La mancata collaborazione, in termini di utilizzo della legge 328 sui servizi integrati all'interno del comune di Roma, ha prodotto, nell'ambito della pianificazione degli interventi dei servizi per gli immigrati, una assenza totale del comune.
Da questo nasce una serie di questioni relative ai bisogni delle periferie: luoghi in cui gli immigrati vivono e dove dovrebbero avere opportunità di formazione professionale.
Questo è ciò che serve all'integrazione degli immigrati, nonostante l'elezione dei consiglieri aggiunti che non sono “né carne né pesce” poiché non portano bisogni.
Alemanno, poi, ha fatto ordinanze sui lavavetri che non hanno portato a nulla: si pensa solo all'alloggio temporaneo per gli immigrati quando arrivano a Roma ma poi sono loro che devono trovarsi qualcosa per vivere.
Una frangia di essi è anche reclutata dalla criminalità organizzata ma anche lì non c'è alcun blocco di questo tipo di attività: la mia battaglia, ad esempio, sul progetto Roxanne che permette alle donne vittime di tratta di essere agevolate nella denuncia degli sfruttatori, va in questo senso.
Ma è tutto molto difficile: mi rendo conto che queste materie non possono essere capite da persone che hanno una cultura economicistica e non di tipo sociale.


Per quanto riguarda il manto stradale mi viene in mente via Dulceri al Pigneto (VI municipio), via Comparini a Labaro (XX municipio)...

Il mancato rispetto della funzione dei municipi, sul tema delle manutenzioni stradali, è un discorso veramente grave: si è preferito accentrare le risorse all'assessore ai lavoori pubblici lasciando pochi spicci alle circoscrizioni.
Se i municipi avessero avuto le risorse, avrebbero potuto pianificare interventi di tutela di un decoro necessario che avrebbero “alleggerito il carico” in termini di percorrenza di automobili e del trasporto pubblico generale.
Le risorse, in sostanza, vengono mantenute dall'assessore.
Se fossi stata presidente di municipio avrei fatto una “canizza” enorme ma io ritengo che, se sarò eletta a sindaco, affiderò ai municipi questa funzione che già gli appartiene dal regolamento sul decentramento.
Devono, però, rispondere tutti: non si può più scherzare perché il bisogno del cittadino va preso in carico e bisogna che si diano risposte.


Urbanistica: i nuovi alloggi che stanno nascendo fuori dall'anello del raccordo anulare stanno mangiando il territorio dell'agro romano, la consigliera e candidato sindaco Azuni come pensa di poter arginare questo fenomeno?

In primo luogo dico che Gemma Azuni non ha mai votato delibere sull'urbanistica in tutti questi anni; in secondo luogo dico che il surplus di case per i romani è eccessivo: 50mila alloggi non venduti e non affittati sono troppi.
Credo sia necessaria un altro tipo di edilizia, ovvero quella residenziale, pubblica: le persone stanno diventando sempre più povere, bisogna tutelare quei nuclei che hanno difficoltà anche a mangiare e impossibilitati ad acquistare una casa.
In questo senso, nel corso di questi anni, non si sono fatti passi avanti.
Ultimamente è stato fatto un bando per le case popolari ma l'offerta non c'è e d'altra parte gli alloggi non tornano indietro da persone che non hanno più titolo ad occuparle.
Il momento di superamento del bisogno, da parte delle famiglie, deve portare ad un'autonomia e quindi all'utilizzo di quei beni, ma nel caso tornassero indietro - anche quelli a seguito del decesso dei titolari di affidamento - vengono occupate perché l'emergenza c'è e c'è poco da dire.
Anche qui, però, non c'è un sistema che controlla.
Sono contrarissima, poi, all'invasione dei terreni agricoli dell'agro romano che potrebbero essere anche opportunità di lavoro, in una visione diversa dell'agricoltura, perché non si parla semplicemente di pastori o agricoltori che occupano pezzi di terreno ma di bio agricoltura, ad esempio.
Cooperative che impiegano persone, ragazzi, con disabilità; inoltre i frutti di questi terreni pubblici potrebbero essere rendita e utilizzo per le mense scolastiche.
Nei fatti, all'attuale giunta è mancata e manca tutt'ora la lungimiranza su qualsiasi cosa.


Per quanto riguarda il trasporto pubblico invece?

Relativamente alla mobilità abbiamo presentato, in assemblea capitolina, diverse mozioni ed ordini del giorno perché bisogna partire dalle responsabilità e in questo caso appartengono a tutta una serie di enti.
Riguardo la mobilità romana credo che ci sia bisogno di un unico organismo e non di una serie di spezzettamenti di un mastodontico servizio quale quello dell'Atac che abbia al suo interno, intanto, una visione chiara su un nuovo piano per la mobilità; che abbia responsabilità esclusive.
Trasparenza, gestione seria e controllo reale della gestione del trasporto pubblico.

Soprattutto il controllo...

Infatti, come mai i costi, quando si va a parlare di tratte di metropolitana, lievitano a livelli indecenti?
E' vero: Roma presenta aspetti particolari rispetto anche all'andare a quaranta metri sottoterra ma è vero anche che bisogna avere un responsabile unico da un punto di vista amministrativo.
Il responsabile unico di procedimento è fondamentale perché altrimenti c'è “la storiella” dei rimpalli e non si sa mai chi deve rispondere in base alla normativa.

Primarie coalizione Pd. Azuni scioglie le riserve

Il numero dei candidati alle primarie di coalizione per la carica di sindaco di Roma sale: la consigliera di Sel esce allo scoperto e annuncia la sua candidatura.


“Sono l'unica consigliera, nonché capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà, che partecipa alle primarie: conosco la macchina da dentro, le criticità e i suoi bisogni”. Così la consigliera uscente Azuni , durante la conferenza stampa convocata nella giornata di ieri, scioglie ogni riserva e si candida ufficialmente alla “porpora” di sindaco di Roma Capitale.

La sala della conferenza stampa, convocata dalla consigliera comunale uscente, era gremita di associazioni e rappresentanti di cittadini, donne, collettivi: quelle stesse associazioni e coordinamenti di cittadini che circa tre settimane fa chiedevano la sua candidatura alla Casa Internazionale delle Donne . “ Perché non una donna sindaco di Roma? ”, così le donne si sono mobilitate ed hanno cominciato a raccogliere firme su firme che si sono poi tradotte nella candidatura per le primarie del centro sinistra romano. Gli interventi della società civile si sono alternati a quelli di candidati come Simonetta Salacone , Giuliana Sgrena ed Elettra Deiana che hanno sostenuto la candidata donna nella sua corsa a sindaco di Roma.
Presente anche Francesca Koch della Casa internazionale delle donne, Gabriella Maggiulli dell'associazione Bibli, Fabrizio Bartoccioni di Vertical – Fondazione Italiana per la cura della paralisi, Roberto Costanzi dell'Associazione malati di reni, Cesare De Blasio del C.d.Q. Piccoli proprietari P.P. Nucleo “O” n. 51 “Infernetto – Macchione” e Francesco Marchizza del Comitato Promotore Parco della Cellulosa.

La consigliera uscente è passata all'attacco della presente giunta tuonando contro il sindaco Alemanno: “ Roma non ha più bisogno di promesse , di logiche clientelari e di scandali, ma di etica e di persone competenti che si assumano precise responsabilità per il bene comune e che agiscano per la legalità, la sicurezza e contro tutte le mafie”.
Stilettate su stilettate alla giunta di centrodestra dal momento che, il compito della nuova giunta secondo l'Azuni sarà “ spostare l’attenzione dai poteri forti al sistema dei diritti : servizi sociali e alla persona, ai diritti civili, al lavoro, alla casa, alla salute, all’istruzione, alle opportunità per le donne e per i giovani, alle politiche ambientali e di valorizzazioni di una nuova Roma”. Tornare allo “spirito e rendere reale il sogno interrotto di Luigi Petroselli , il più grande e umano sindaco di Roma”, così chiosa la consigliera uscente.

Il primo scoglio da superare, come già detto, sono le primarie dal momento che i candidati iniziano ad essere un numero importante: la candidatura della Azuni si va ad aggiungere a quelle di Nieri (Sel), Sassoli (Pd), Marroni (Pd), Prestipino(Pd), Gentiloni(Pd), Bianchi e Di Tommaso (Psi).

Primarie centrosinistra per la candidatura a Sindaco di Roma: il punto dopo quattro mesi di nomi - Oltremedianews.com

Di candidati e candidature, di nomi che si impongono e di altri che tweettano, di uomini giusti per Roma e di donne che chiedono candidature.
Punto della situazione sulle primarie del centrosinistra romano. 

C'erano tempi in cui la certezza imperava in casa PD, tempi in cui c'era il candidato forte per Roma, in cui il nome del presidente della Provincia Nicola Zingaretti era sulla bocca di tutti. Già da parecchio, ormai, si dava per scontata la sua candidatura. Ma è proprio quando qualcosa si dà per scontato che accade qualcos'altro che rimette tutto in discussione. In questo caso, il fattore che ha fatto inceppare la “macchina della certezza” sono state le dimissioni di Renata Polverini.

Ad ottobre, dunque, iniziava il totonomi per la candidatura a sindaco nella tornata elettorale interna al centro sinistra di Roma, dopo che era stata archiviata la candidatura di Zingaretti, oramai quotato in Regione Lazio. Ad aprire le danze era stato David Sassoli, già telegiornalista del Tg1 ed europarlamentare in quota Partito Democratico. “Bisogna essere disposti ad accettare chi vince”, affermava a metà ottobre Sassoli, dato che mentre si imponeva come candidato alle primarie un altro nome entrava a far parte della lista: Umberto Marroni. 

All'interno del Campidoglio il Partito Democratico iniziava a prendere le parti di uno e dell'altro e il consigliere Ozzimo affermava: “Il prossimo sindaco deve essere una persona con una forte esperienza, deve conoscere la macchina amministrativa alla perfezione e deve aver svolto un percorso al suo interno”. L'on. Monica Cirinnà faceva eco ad Ozzimo affermando come Marroni rispondesse perfettamente all'identikit tracciato dal suo collega. 

Poi arrivavano altre candidature: Mario Adinolfi si candidava con un “tweet” e affermava di voler fare di Roma “una città sinonimo di futuro”; Patrizia Prestipino, ex consigliere del XII municipio ed assessore alle politiche dello sport e del turismo, tappezzava la Capitale di manifesti con lo slogan “L'uomo giusto per Roma”; in ultimo, Gentiloni era il candidato che, parafrasando il sito di “huffingtonpost.it”, poteva portare equilibro tra le sfere ex Margherita e componenti ex Ds. 

Inoltre c'erano, e ci sono il giovane candidato dello PSI Mattia di Tommaso e, in quota Sinistra Ecologia Libertà, Luigi Nieri. Nel frattempo è passata molta acqua sotto ai ponti: Adinolfi ha lasciato il Partito Democratico per per aderire al progetto del premier-tecnico uscente “Scelta Civica – con Monti”; il nome di Marroni, assieme a quello di Gasbarra, è quasi del tutto tramontato per far posto ad un più certo Gentiloni e, last but not least, in casa Sel anche Massimiliano Smeriglio, lanciato verso la Camera, abbandona la corsa per la “porpora” di Roma Capitale. 

Tutti uomini, soltanto una donna candidata nel centrosinistra e quindi ecco la nascita spontanea di un comitato che ha raccolto già 395 firme a sostegno della candidatura di Gemma Azuni a Sindaco di Roma. Nell'iniziativa “L'Etica in politica” svoltasi il 5 gennaio scorso, promossa dalla stessa Azuni per rendicontare coram populo il suo incarico istituzionale in Assemblea Capitolina, il comitato che chiede la candidatura del consigliere in quota Sel è uscito allo scoperto. In una nota la stessa Azuni scriverà poi che l’entusiasmo e la partecipazione che ha condiviso con i presenti all'iniziativa le hanno dato forza per continuare nella “battaglia politica che ben potrei condurre alla Regione dove la mia competenza porterebbe ad occuparmi dei servizi alla persona, di quelli sociali, di ambiente, della salute dei cittadini e delle donne”. 

Le stesse donne che ora chiedono una sua candidatura a Sindaco di Roma: “È anche una battaglia dell’altra metà del cielo. Perché non una donna Sindaco di Roma?”