lunedì 30 maggio 2022

Sempre avanti

Cara Borgata,

Se dovessimo raccontare una storia, questa è una di quelle che finisce bene, di quelle che racconti a tua nipote mentre ti chiede: "Zio, cosa c'è scritto sulla tua sacca?". La prima "vera" stagione in Seconda Categoria della Borgata Gordiani, nonostante le positività, gli stop momentanei del campionato, il virus che ha continuato imperterrito, è andata e la si è lasciata alle spalle con l'ultima vittoria per 2-0 contro il Santa Lucia.
Lo so: c'è sempre, in fondo, chi dirà "Cosa vuoi raccontare? Avete finito il campionato all'ottavo posto: nessuna promozione, metà classifica, di cosa vuoi gioire?".
È vero, o meglio, quello lì è il commento razionale che non fa in tempo a venir pensato e ragionato che già viene proferito. Atto e potenza insieme, o qualcosa di simile. Tuttavia quando urliamo che avremmo cantato oltre il 90esimo, che un gol a favore o uno contro non cambia l'amore che abbiamo per la Borgata, è proprio così. Nel senso letterale del concetto espresso: sempre avanti.

Ma non facciamo le pulci al campionato: questo piccolo scritto voleva essere uno slancio emotivo e pieno d'amore nei confronti della Borgata. E tale rimarrà.

Partiamo dalla fine. Domenica 29 non sono potuto andare al "Vittiglio" per l'ultima di campionato: dalle foto di Elisa a fine partita noto che Poma ha la maglietta del Clapton FC, una squadra inglese con lo spirito affine a quello granata. Gli mando un messaggio e mi rallegro della sua maglietta indossata in occasione dell'ultima giornata, la sua risposta mi lascia (positivamente) di sasso: "Ci sei mancato".

Lo stargate mentale comincia a farsi largo tra le circonvoluzioni cerebrali: penso allo scambio avuto giorni prima in sede con Karim e capitan-Zannini: "Non sembra, ma il tempo è passato". Contano gli anni, tutti, così come le dita appoggiate sul mento stanno a indicare gli infortuni del numero 6. Gli anni passano, uno non se ne accorge: un attimo fa eri al «Corriere Laziale» a pregare che potessi andare a seguire l'Ardita o l'Atletico San Lorenzo, un attimo dopo il giornale chiude e tu inizi a insegnare. Un battito di ciglia e, in occasione di un'altra stagione che parte, ti senti con Emiliano che ti dice: "Noi stiamo qua, perché non passi una volta? Facciamo la Seconda quest'anno!". Per un motivo o per un altro non lo hai mai fatto ma hai bisogno di votarti di nuovo a quel calcio che ti fa sentire vivo e presente, del freddo sui gradoni, delle birre condivise, dell'"a prescindere" come necessità, condividendo le medesime felicità e angosce allo stesso modo; cercando gli occhi di chi sta dentro il rettangolo verde e provare a carpirne le sensazioni. Hai bisogno di cercare una causa che non avevi più trovato, uno spirito che non avevi più rintracciato, nonostante ti fossi posto in sua ricerca come un moderno-periferico-calcistico Diogene che "cercava l'uomo".

Sporting Aniente  - Borgata Gordiani: partita e inaugurazione della sede. Anno Domini 2021. Quellla giusta. Cassatella insacca agli sgoccioli e fa conquistare tre  punti preziosissimi ai granata. Sui gradoni del campo di Via degli alberini incontri nuovamente un po' persone con cui hai condiviso un percorso - breve o lungo che sia  - che temevi di perdere.
Abbracci e baci, birre (manco a  dirlo), foto storte, cori e tamburi.

Arrivi a fine partita che vorresti condividere tutta la tua felicità con una persona a caso. Va bene chiunque, l'importante è che ascolti il tuo spirito e le tue parole: "Mi ero dimenticato cosa significasse tutto questo: grazie!".
Gli metteresti le mani sulle spalle, gliele stringeresti a fine discorso come si fa con chi conosci bene prima del congedo: lui ti ascolterebbe pure ma, incredulo e anche un po' scosso, ti risponderebbe dicendoti che: "Oh, bello tutto eh, daje Borgata e tutto il resto: ma non è che ce stai a provà? Perché, guarda, la ragazza mia sta là , eh" e te l'avrebbe pure indicata.
Per fortuna non è successo ma è tutto frutto del personalissimo stargate di cui sopra. A parte qualche assenza nelle partite del girone di andata, quello di ritorno te lo fai tutto e impari a conoscere i nomi dei giocatori: ti diverti a fare quello che facevi per il «Corriere», provi a replicarlo prendendo appunti e scrivendo tabellini sempre molto poco accurati a causa dell'evidente impossibilità di mantenere la razionalità e la lucidità durante le partite.
Provi a cogliere dei segnali e gioisci per ciò che vedi: la determinatezza (e la sfiducia) negli occhi di Zannini dopo una partita persa all'ultimo; la foga di Mascioli dopo le punizioni ("Picci, accenni er telefono che mo Moreno segna", ti dice Emiliano più di una volta); la contrarietà di Brigazzi se l'uomo scappa e i contrasti non vanno a buon fine come vorrebbe; i voli di Poma e il suo meraviglioso fomento (sì, fomento, altra parola adatta non esiste) dopo un rigore parato; il rispetto di altri giocatori che vengono ad applaudire il "muro granata" a fine partita; il mister che - alla giornata di ritorno contro il Vesta - si porta fin sotto alla modesta recinzione e indica, serissimo, Nicchio in piedi sui gradoni. Che vogliano stare a significare forse gratitudine per il lavoro svolto in allenamento, "semplice" amicizia o qualcosa che prelude al passaggio di consegne? Forse c'è un po' di tutto questo, in realtà chi scrive non lo sa. Cerca di dare un senso a quel che vede, ebbro della Borgata e della realtà che ha saputo costruire  in questi anni.

Una stagione è andata, la prossima sarà ancora della Borgata, a prescindere dalla categoria, sempre saldi su poche e indefettibili certezze, cioè essere una squadra che rappresenta un quartiere, con uno stemma sulla maglia. Senza alcun padrone.

Avanti Borgata.

Tuo,
fin quando vorrai.

m



lunedì 23 maggio 2022

La Borgata vi rovina la...Vesta

Un clima "artico" avvolge il campo dell'Elis e tutta Casal Bruciato che, al di là di battute facili, fa onore al nome toponomastico e infuoca le epidermidi degli astanti.

Stavolta presente anche uno sparuto e tutt'altro che nutrito gruppo di tifosi del Vesta. Probabilmente il frutto di investimenti nei Bitcoin ha permesso l'arruolamento di giovani leve ma non sappiamo con certezza.

Al quarto d'ora la Borgata va giù: la squadra inizia a barcollare e, seppur riesca a gestire, soffre sotto gli affondi dell'attacco giallonero. Alla mezz'ora della prima frazione di gioco, il Vesta raddoppia e gli undici granata mostrano segni di cedimento. Il terzo gol non arriva e Poma se ne inventa di ogni pur di non farla passare. Caldo asfissiante e sotto di due gol, i nostri vanno negli spogliatoi con il morale a terra.

Seconda frazione di gioco: nessun cambio, nonostante l'attacco fosse sembrato spento e sfibrato, con anche qualche errore difensivo q.b. cui probabilmente la natura è quella derivante dal caldo eccessivo.

Escono Mascioli e non-mi-ricordo-chi-perché-non-avevo-le-liste, dentro Cicolò e Antrilli. È la mossa vincente di mister Amico. Succede tutto negli ultimi dieci minuti: Zannini insacca il gol del recupero e la speranza divampa.

Divampa come il caldo sugli spalti e come l'errore grossolano commesso dall'allenatore locale: massicce sostituzioni al ventesimo della ripresa, Borgata che tenta il tutto per tutto e Vesta che non si riprende concretamente dopo la botta.

Antrilli, poi, solo davanti la porta, si divora il gol del pareggio, ma è solo rimandato. Cicolò entra col piglio giusto, al di sotto della Linea Gustav si direbbe "con cazzimma", e manda in tilt la difesa locale. A pareggiare ci pensa Cassatella. Il Vesta sperava nei tre punti facili, ha trovato una Borgata che ha saputo soffrire e reagire, piegarsi e dare di matto alla fine.

Un campionato tutto così: agli ultimi minuti.

In "zona Borgata". Altrimenti detto "infarto miocardico acuto".

Il tabellino della 26esima giornata di campionato | Seconda Categoria Laziale

VESTA - BORGATA GORDIANI 2-2

E poi basta. Sono arrivato tardi, al quarto d'ora la Borgata è andata sotto e non ho avuto tempo di prendere le liste.

Però dei nostri hanno segnato Zannini e Cassatella.





martedì 17 maggio 2022

Una giornata "particolare" (ma non il film di Scola)

La giornata parte molto male: potresti dormire qualche ora in più del solito, se non fosse per l'appuntamento che hai stabilito con l'azienda municipalizzata (che però è una S.p.a.) per il ritiro dei rifiuti ingombranti che hai accatastato sul marciapiede adiacente al piccolo cancello d'ingresso del tuo condominio. 
Appuntamento alle ore 7:00, ma tieniti libero per le due ore successive: così, almeno, c'era scritto sulla prenotazione. 
Poco male: c'è un bar sotto casa tua. Colazione con caffè e danese perché sì, perché una volta ogni non-so-quanto una pastarella più elaborata tra quelle di produzione industriale ce la possiamo anche permettere.
Paghi, torni alla postazione da vedetta lombarda.
Sono le 8:00: nessun camion all'orizzonte, neanche un furgoncino di quelli piccoli, non sta passando nessuno. Uno dopo l'altro, come coroncine di un rosario sgranate da polpastrelli esperti, escono dal portone del condominio tutti gli inquilini: chi si recherà in ufficio, chi sta accompagnando i figli a scuola, chi sta andando a fare compere per la giornata. Tu lì, fermo, impalato.
Sono le 9:00, per fortuna oggi a scuola attacchi tardi e non hai i colloqui mattutini con i genitori: nessun camion passerà.
Chiami il centralino specificando la problematica: "Salvebuongiornoguardisénta, oggi avrei prenotato un ritiro di x/y/z cose ma non è arrivato nessuno e sono le 9:00, dovrei andare a lavorare", la risposta ti gela doppiamente: "Può recarsi tranquillamente al lavoro: gli operatori agiranno in autonomia e non deve firmare alcunché". Lo avessero scritto anche sulla prenotazione, ho pensato fra me e me, sarebbe stato carino: non mi sarei svegliato di nuovo alle 6:10. Poi, però, l'operatrice dice anche un'altra cosa: "Il giro per i ritiri dei rifiuti ingombranti, comunque, parte alle 8:00"

La mente corre subito, forse involontariamente, alla diatriba in seno all'Unione Europea sulla volontà di appianare la differenza fra ora legale e ora solare: per una frazione di secondo mi sono messo nei panni di chi stesse pianificando gli orari da consegnare ai dipendenti che poi avrebbero svolto il turno mattutino. Mi sono immaginato davanti alla notizia proiettata su uno schermo, di quelle "flash news" che campeggiano sui canali h24: «Abolita discrepanza fra ora legale e ora solare». Basito, con il mio quadro orario in mano, la penna nel taschino: "sono fottuto!". 
Ma per fortuna non è il mio lavoro. Altrimenti sarei stato fottuto davvero. 

Salgo su casa: 9:15. Alle 9:38 chiama l'azienda: siamo sotto casa ma non prendiamo tutto solo uno tra le trecento cose che ci sono qui, per il resto ci vuole il servizio a pagamento
Il Vesuvio pare che in quel momento avesse dato segni di risveglio. Prendo  la macchina e vado alla metro. Svolgo le mie lezioni, interrogo chi devo (per fortuna senza morti e feriti ma con addirittura dei volontari). Nel frattempo ti sei accorto che, a causa del trambusto mattutino con conseguente "eh no non se pijamo mica tutta sSa robba noi, eh", hai dimenticato la tua fedele bottiglia d'acqua a casa anziché metterla nello zaino. 
Un moderno "prof, ho dimenticato il quaderno". Però più grave: senza idratazione si sta / come occidentali / d'estate / nel Sahel. Trenta centesimi: bottiglietta d'acqua che riempirai alla prima fontanella di Castro Pretorio. Per la prima volta, però, hai tempo di allontanarti per qualche minuto dal frastuono delle campanelle e dei cambi di lezione e riesci a rintanarti in un pertugio per leggerti qualche pagina di un libro che hai fiduciosamente iniziato qualche giorno fa. È scritto da Barbero e ti ci immergi completamente. Momento di beatitudine. 
Alle 14:30 termina il tutto, poi cominciano le riunioni alla sede centrale a partire dalle 15:45. Tre riunioni, una dopo l'altra, riguardo tre casi specifici. Si protraggono fino a tardi: finiamo attorno alle 18:00. Un incontro nello specifico tiene il banco del pomeriggio andando avanti dalle 16:50, circa, alle 17:59 (senza che nessuno lo avesse realmente voluto) se non per un paio di presenti che hanno iniziato a snocciolare questioni del tutto non inerenti alle tematiche all'ordine del giorno della discussione. Chissà perché, poi, hanno pensato bene di iniziare a parlare d'altro. Magno cum disappunto, passate le 18:00 (pregasi notare l'ablativo assoluto), inizi la cavalcata verso la metro. Non si sa perché: istintivamente ognuno di noi attiva un meccanismo nel cervello secondo cui più sarà veloce nel raggiungere la stazione, prima arriverà la metro. Una sorta di principio fisico per cui all'aumentare della velocità podistica, si avvicina maggiormente il corpo C mosso da velocità costante. O un qualcosa del genere. Ovviamente è un teorema fallace: treno per Rebibbia in arrivo tra 13 minuti. Quando il tempo di percorrenza è superiore agli 8 minuti, la soave voce della linea B della metropolitana di Roma non viene neanche attivata. In un attimo pensi a quando arriverai alla tua fermata, a quando prenderai la macchina, al traffico che dovrai sorbirti: nel frattempo uno spostato in evidente stato psicotico alterato ti chiede se questa sia la metro per Marconi quando sta passando un treno per Jonio. Nel frattempo due gemelli piangono nel passeggino davanti a te: la mamma si dispera cercando di coccolarli entrambi e riempiendoli di baci. Uno sciame di persone attraversa la banchina per andare a prendere la metro A: transito obbligatorio, ci sono i lavori da quando la stazione Termini è stata costruita, praticamente, fanno parte dell'architettura stessa. Un altro pensiero trafigge le sinapsi: "Dovrei fare il pieno alla macchina, in effetti". Non lo farai: controlli il portafoglio e ci sono solo 20€. Aggiungere alle cose da fare: spesa, doccia, buttare l'immondizia, mettere i voti della mattina, prelevare allo sportello automatico della banca e fare il pieno. Tutto oggi? Forse no. A casa ci arrivi alle  19:05: tornando a casa hai evitato l'incidente con altre macchine almeno sei volte, tante quante alle 7:00 di mattina. 

Metti la macchina al garage, perché per fortuna non devi cercare posto in una via in cui l'autobus non passa nature, figuriamoci con le macchine parcheggiate in tripla fila al lato della strada. Inserisci la chiave, apri la porta, posi lo zaino. Vorresti riposare, ma devi preparare le lezioni per domani. Lezioni che si affastelleranno nella testa di studentesse e studenti per cui tu sei solo un supplente, uno fra tanti. E invece a te mancheranno tutti quegli occhi, perché ci sono ancora le mascherine. Da novembre hai imparato a conoscere tutti i loro occhi e i loro sguardi: sai quando ridono, quando sono arrabbiati, quando non vogliono vederti, quando stanno pregando perché non interroghi, quando "prof, ma quanti anni ha?" oppure "prof, ma è fidanzato?". 
Sai anche quando stanno per piangere, quando devi dar loro un fazzoletto e concedergli un abbraccio quando te lo chiedono, ma anche se non te lo chiedono e piangono come se gli avessi detto che, da domani, il loro braccio sinistro sarà amputato. E magari è solo per un 4, niente che un fazzoletto e un abbraccio non possa sistemare, insomma. Però poi, a una certa, finisce il contratto e finiscono gli sguardi. Lo sbattimento che fai anche per loro oltre che per dovere d'essere arrivato a casa alle 19:00 finisce d'imperio: arrivederci e grazie. 
Che poi grazie manco te lo dicono: dipende dai presidi e non tutti te lo dicono. Atto dovuto: hai lavorato, bravo, mo te ne poi pure annà, Marchese Onofrio del Grillo, ora pro nobis. Sono le 20:17, tra neanche 21 giorni (sabati e domeniche comprese) la scuola finirà, tu non vedrai più i loro occhi, combatterai con gli scrutini, annegherai nel disappunto della valutazione calata dall'alto e su cui tu non puoi far più di tanto. 

Che poi non è una giornata particolare, ma la quotidianità nel fatato mondo capitalista, quello del profitto, quello dell'assurdo coaching aziendale-motivazionale degli "hey, che bello, una nuova giornata, siamo carichi oggi darò il mio meglio". 
Quello di chi si sveglia alle 4 per spostare se stesso da una provincia ciociara o della Tuscia e recarsi alla scuola taldeitàli a Roma. E ritornare indietro la sera. E ti dicono "Tu sei fortunato che abiti a Roma". 
Ma loro non sanno che stai sulla Casilina e la scuola è in pieno centro. 
Che poi non è una giornata particolare, è proprio la quotidianità. La normalità, come dicevamo quando c'era il lockdown. 
Ma è proprio la normalità, questa normalità, ad essere un problema.

lunedì 16 maggio 2022

Vesta e Borgata Gordiani: due mondi contrapposti

Simbolo della criptovaluta più famosa al mondo (Bitcoin) sulla spalla destra, l'ambizione di arrivare al professionismo nel giro di un lustro, almeno stanti le dichiarazioni ripostate a SkyTg24 dai fondatori del club. Si tratta della prossima avversaria della Borgata Gordiani in campionato: l'SSD Vesta Calcio, ma non l'S.V. Vesta, squadra militante nella Prima divisione di Curaçao (isola caraibica a nord del Venezuela). Seconda categoria laziale, girone E, secondo posto da difendere dato che ormai il primato del campionato è matematicamente dell'Undici Calcio. Cinquantadue (52) punti: sessantaquattro (64) gol realizzati e ventitré (23) subiti, cinque partite pareggiate e una soltanto terminata a reti bianche. Quella del girone d'andata contro la Borgata Gordiani: «non riusciamo ad andare oltre lo 0-0 sul complicato campo della Borgata Gordiani», veniva scritto al termine della partita dal social media manager della squadra.

Due mondi contrapposti

Criptovalute e aziendalismo Stando al sito del team arancio-nero, si legge:
«Una squadra di calcio giovane, nata dal progetto di imprenditori millenials [...] che dalla Terza Categoria punta all’Eccellenza in meno di quattro anni: un goal [obiettivo n.d.r] da raggiungere grazie alla combinazione di sport e avanzamento tecnologico. Le colonne di Vesta Calcio sono i giovanissimi imprenditori di SF Deal, principale brand di consulenza finanziaria per start-up, animato da un team under 30, insieme a Gian Luca Comandini, divulgatore tecnologico dalla mente visionaria e massimo esperto in blockchain e criptovalute».

Questo spiega l'approccio imprenditoriale e finalizzato alla divulgazione - soprattutto tramite il calcio - della visione del mondo in senso aziendale: ecco dunque spiegato il simbolo di Bitcoin sulla spalla destra, l'ipermedialità della comunicazione della squadra e la volontà di voler raggiungere vette semi professionistiche entro breve tempo. Lo scorso anno la Vesta Calcio veniva presentata così da SkyTg24:
«[Vesta] è una startup di giovani imprenditori che hanno messo in campo sofisticati sistemi di intelligenza artificiale, trasparenza e business innovativo. Ce ne parla il presidente e fondatore Riccardo Carnevale: "Abbiamo preso una squadra di quartiere, l'abbiamo completamente re-brandizzata. Abbiamo messo a disposizione tutte le nostre conoscenze, il nostro sapere e la nostra esperienza per poter far 'salire' presto i ragazzi all'interno di un mondo molto tradizionale in cui apportando un po' di innovazione e tecnologia e degli standard aziendali vogliamo dimostrare che si può crescere e crescere in fretta innovando".».
Innovazione e imprenditorialità, i due filoni più importanti per la vita della squadra collatina che disputa le proprie partite al campo Elis di Via Sandri. 

  Dall'altro lato della barricata


 All'opposto si colloca la Borgata Gordiani e quel che vuole rappresentare nell'ambito dello sport in generale, nonché del calcio nel caso specifico. Non solo per quel che riguarda la classifica: nono posto, 33 punti. Fondata e gestita in modo assembleare nel 2018, intende mostrare l'importanza di essere radicati nel quartiere e l'unione tra squadra e provenienza, andando a sradicare il principio della squadra creata ad hoc come spesso accade nelle basse sfere dilettantistiche romane, laziali e regionali in generale. Non solo calcio a 11 quanto socialità e partecipazione, nonché rivendicazione di restituzione del campo abbandonato all'interno del Parco, già palcoscenico di gare afferenti al dilettantismo locale nei decenni precedenti. Ogni decisione è assunta dall'assemblea della squadra:

«Senza sponsor né padroni / senza ricchi imprenditori / solo quote popolari».

Basterebbe citare uno dei cori più rappresentativi dei tifosi della Borgata per far capire quanto sia profonda la faglia tra chi basa la propria identità sulla comunità che sia  proprietaria del club e l'avvento dell'imprenditoria e delle criptovalute nel mondo del dilettantismo romano e laziale. Nessun verticismo, nessun profitto: ogni tifoso è proprietario del club, seguendo l'esempio del cosiddetto "calcio popolare" in Italia (Centro Storico Lebowski, Ideale Bari, Trebesto), o dei "fan-owned-teams" d'Oltremanica, come accadde anni fa per l'FC United of Manchester. Senza tifosi non c'è comunità e senza comunità non c'è squadra: il cuore pulsante della Borgata è il "muro granata", sia  in termini economici, sia in termini assemblearistico-comunitari. Due mondi che torneranno a scontrarsi nella venticinquesima giornata di campionato, stavolta sul campo casalingo dell'SSD Vesta, prima che il sipario cali definitivamente sul proscenio del Girone E della Seconda Categoria.

La Borgata cala la "manita": 5 gol all'Atletico Torres, doppietta di Ciamarra

Foto di Elisa Vannucchi ©

 

Fa caldo.

Partiamo dai dati fondamentali della partita di domenica al "Vittiglio". È davvero arrivata la stagione assolata, meglio nota come estate. A una manciata di minuti dalla partita il solleone regna incontrastato sui gradoni del campo di Via Verrio Flacco: nessun ardito granata è giunto in tempo ad apporre pezze, drappi, striscioni che sostengano e rincuorino gli undici in campo. I canti, dunque, partono ben dopo il fischio d'avvio del giuoco. Se vi state chiedendo perché all'improvviso questo blog stia diventando come un bollettino dell'Istituto Luce, la domanda è legittima ma la risposta è ignota. Ma torniamo a noi. L'unica ombra è quella della tettoia del bar: alle 15:00 si inizia ad assiepare qualche maglietta granata attorno ai tavoli dell'esercizio commerciale ma, a dirla tutta, il coraggio di andare a prendere il sole sui gradoni manca un po' a tutti.

Foto di repertorio dell'andata Torres-Borgata. 8 gennaio 2022.


Fa caldo. 
 

La squadra è al completo: 19 convocati, Poma, Michelangeli e Piccardi partono dalla panchina. Mister Amico vuole, evidentemente, mettere dei minuti nelle gambe di giocatori che, solitamente, non partono dal primo minuto. La giornata assolata, e con le maglie da lavare un pugno di minuti prima del fischio d'inizio, sembra essere stata reputata quella giusta per poter rivoluzionare l'undici granata. Certo, i punti saldi rimangono: Brigazzi e Zannini in difesa, Capostagno a centrocampo, Mascioli trequartista.  width="300"]  All'andata ci fu un tempo da lupi, nel vero senso della parola: un manipolo di tifosi granata si era assiepato sul campo del "GSD Casilina" a Borgata Finocchio nonostante la pioggia battente e il vento infausto che tagliava la faccia.   La Borgata portò a casa i tre punti e vinse all'inglese, come dicono i giornalisti che contano. Ecco, se c'è una cosa che è cambiata completamente da quella domenica a questa è, senza dubbio, il meteo.
F A C A L D O.
Succede praticamente tutto nel primo tempo: la Borgata preme e gli affondi dell'attacco passano come nel burro. Al nono della prima frazione Mascioli tenta di impostare l'azione d'attacco su punizione, ma l'arbitro fischia il fuorigioco; qualche minuto dopo è un cross dalla destra a impensierire il portiere D'Ambrosio, con un dresscode che ricorda quello del mai dimenticato Massimo Taibi, o di Benji Price, a seconda del riferimento calcistico-sentimentale che sentite più vostro. Si dice comunemente che se dovessi segnare prima della mezz'ora, la partita sarà tutta in discesa per la squadra che passa in vantaggio: la Borgata al quarto d'ora segna il gol dell'1-0. Pompi trafigge il portiere giallorosso con freddezza e precisione: a tu per tu con l'estremo difensore, il centravanti non sbaglia e insacca il gol del vantaggio. Chieffo manda in totale confusione la difesa avversaria: avanza impunemente sulla fascia senza trovare ostacoli o resistenza, crossa e cerca i compagni per raddoppiare subito e cercare di chiudere la partita entro la mezz'ora. I tempi però  non sono ancora maturi. Al ventisettesimo Pompi ci riprova: svarione della difesa ospite: Cassatella ha una palla d'oro tra i piedi che preferisce concedere al compagno di squadra ma il tiro  si spegne sul fondo. Alla fine del primo tempo, però, la Torres cede di schianto sotto i colpi degli affondi locali: prima Ciamarra e poi Chieffo danno i colpi di grazia alla squadra ospite che non reagirà neanche più: il primo tiro in porta dell'undici allenato da Mister Di Lullo è registrato al minuto 43. Un minuto prima del quarto gol: ancora Ciamarra, partita in discesa. La seconda frazione è una replica della prima con il quinto gol a firma Corciulo che pone la parola fine ad un incontro interpretato magistralmente dall'undici titolare di mister Amico. Mancano due partite alla fine del campionato, la prossima è contro il Vesta. Uno scontro che è anche un'antitesi calcistica in atto e in potenza.

Il tabellino della 24esima giornata | Seconda Categoria Girone E

BORGATA GORDIANI - ATLETICO TORRES 5-0 MARCATORI: 15'pt Pompi, 36'pt e 44'pt Ciamarra, 40'pt Chieffo, 35'st Corciulo BORGATA GORDIANI: Capuani, Chieffo, Palma (14'st Corciulo), Cassatella, Brigazzi, Zannini, Di Stefano, Capostagno (14'st Segatori), Ciamarra (19'st Cicolò), Mascioli, Pompi (Proietti) PANCHINA: Poma, Piccardi, Capuzzolo, Michelangeli ALLENATORE Fabrizio Amico ATLETICO TORRES: D'Ambrosio, Giudici, Ferri, Colombi, Coletti, De Paolis, Bandiera (5'st Reale), Aversano (9'st Forti), Splendori (1'st Giuferri), Evangelista (25'st Ciucci ), Nasser PANCHINA Giannetti, Quaresima ALLENATORE: Jonathan Di Lullo NOTE: Ammonizioni 22'st Mascioli (BG).

venerdì 13 maggio 2022

La bellezza dei campi di terra (e di sabbia)

Foto di Antonio Fraioli

 Il seguente corsivo è stato pubblicato sull'edizione del 29/02/2016 del «Nuovo Corriere Laziale». Ancora rintracciabile a questo link (qui). La foto utilizzata per questo post - chiaramente - è di Antonio Fraioli, immortala una Arce-Audace Savoia del 2016, girone B dell'Eccellenza Laziale. il campo è il 'Lino de Santis di Arce'. Era in sabbione, prima dei lavori di ristrutturazione. Sabato 21 maggio torneremo ad Arce con il buon Fabio per presentare "C'eravamo tanto a(r)mati" e calcheremo di nuovo il suolo fotografato centinaia di volte da Antonio e pubblicato altrettante volte sulle pagine del "Corriere". Certo, l'erba sintetica è tutta un'altra storia, non ha poesia e sa di omologazione, di "ormai ce  l'hanno tutti", ma tant'è. L'importante sarà tornare al 'Lino de Santis'.

«Buongiorno dalla sabbia di Arce», così recita un post scritto sulla pagina del Cedial Lido dei Pini prima della partita di ieri mattina [28 febbraio 2016] giocata al ‘Lino de Santis’. La partita in questione, o la pietra dello scandalo, è Arce – Cedial Lido dei Pini, campionato d’Eccellenza, Girone B. Quante volte, infatti, s’è sentito pronunciare espressioni contro gli ‘obsoleti’ campi di terra? Sui campi in cui disputano le proprie partite le squadre giovanili, poi, è tutto un continuo tecnicismo sulle proprietà taumaturgiche del sintex rispetto al gioco dei propri pargoli che, a dir di costoro, sarebbe naturalmente foriero di giochi più spettacolari e partite decisamente più equilibrate. Ma questo è un altro discorso, seppur affine. Se ne deduce, dunque, che ogni partita dovrebbe essere livellata su dei criteri e normata sul sintex, verrebbe da dire ironizzando. In questo caso, la polemica è tutta d’un botta e risposta tra Cedial e Arce sul popolare social network: Facebook. Al post dei litoranei «Buongiorno dalla sabbia di Arce», con relativi commenti sprezzanti riguardanti palette e secchiello da portare sul campo in sabbione dei gialloblù ciociari, gli fa eco quello della pagina dell’USD Arce «Secchielli e palette lasciati a voi per riportare a casa le due reti subite». Il campo in sabbione dell’Arce, in realtà, racchiude in sé una dimensione quasi mistica che supera di molto i campi di terra, a cui l’occhio è spesso già abituato. Se un tale dovesse andare ad Arce, infatti, e si dovesse attardare nella piazza centrale con tanto di panorama sulla vallata sottostante, si accorgerà di un rettangolo giallastro: il ‘Lino de Santis’. Campo in sabbione e foto che immortalano i granelli  schizzati da una parte e dall’altra quando il pallone si infrange sul terreno di gioco. I campi come quello di Arce vanno necessariamente preservati dalle insidie del tempo. Così come quelli di terra. Ultimi retaggi d’un calcio che si vuole dimenticare troppo in fretta.
(ci vedremo ad Arce con chi ci sarà!)

domenica 8 maggio 2022

Cuore e grinta: la Borgata pareggia al "Don Calabria"

Tre giornate alla fine del campionato. Il clima è quello giusto: trasferta a una trentina di chilometri da casa, dal "Vittiglio", squadra al completo con Michelangeli, Corciulo, Proietti e Casavecchia che partono dalla panchina. Dai gradoni si spinge la squadra per tutti i 90 minuti della partita: non si smette mai di cantare. L'otorinolaringoiatra di Villa Gordiani ringrazia commosso. «Oggi abbiamo bisogno di voi, eh», Zannini, prima della partita, cerca gli occhi di chi affollerà gli spalti. A meno tre giornate dalla fine del campionato queste partite sembrano già scritte: chi è alto in classifica ha già il risultato in pugno e vuole che nessuno possa frapporsi fra sé e l'obiettivo prefissato (quale che sia), chi sta sotto prova a non soccombere. A rigor di logica, espressione colloquiale che intende manifestare un ragionamento o un fatto criticandone - spesso - l'esito che vede scomparire la ragione nella sua manifestazione finale, la Borgata avrebbe dovuto essere la squadra che sarebbe stata facilmente schiacciata. Ma i ritmi sono tiratissimi e Mascioli è incontenibile fin dal primo minuto. Sarebbe da scrivere un post a parte su cosa non-ha-fatto: ha interpretato, senza troppe lusinghe, almeno tre ruoli (mezzala, regista, centrocampista che imposta) e servito almeno il doppio di palloni che hanno portato la squadra talmente avanti da essere a pochi centimetri dal volto di Istrate (portiere locale). Nei primi cinque minuti la Borgata crea già due occasioni: fate largo / noi siam la Borgata. Nessun pallone entra, però. Al quarto d'ora  Capostagno tenta la bordata ma il pallone si spegne sul fondo. Ecco che, come si direbbe sui gradoni, arriva la tipica beffa-à-la-Borgata. Trentunesimo della prima frazione di gioco, la squadra di casa passa in vantaggio su punizione: confusione in area, svirgola un pallone a un palmo  di naso da Poma, angoletto basso, gol. Chi canta  non smette, la Borgata non arretra di un passo e continua a impostare. Se c'è una cosa che la squadra ha imparato a fare è mantenere la barra dritta con le compagini più forti. Eppure il gol del pareggio non arriva. «Prepara il telefono: mo Moreno segna», Cucchi è fiducioso. Sa cosa il numero 10 granata riesce a creare su punizione dal limite dell'area: è il sesto della ripresa, tutto fa pensare al pareggio del solito Mascioli su punizione. Staffilata rasoterra che si infrange sulla barriera. Cuori infranti ma canti sempre più forti. Mascioli non ci sta: due minuti dopo segna davvero il pareggio. Piccola pausa nel testo. Me lo sono immaginato davvero l'animo di Mascioli dopo la punizione sbagliata: un'eruzione plurima di Vesuvio ed Etna, un misto di dolore e impeto con promessa a se stesso di non sbagliare la prossima. Torniamo a noi. Il pareggio. La World inizia a perdere tempo, a fare qualche fallo tattico, a non far ripartire il gioco nei tempi irretendo l'avversario famelico. Al ventesimo arriva il potenziale patatràc: Anello insacca e i cuori della Borgata, di tutti, vanno di nuovo in mille pezzi. Il mister - è facile presupporlo - chiede intensità e di non fermarsi alla botta ricevuta, di andare avanti e di riprendere la partita perché non solo è possibile: è realizzabile e doveroso. Ci sono un paio di gol in potenza, un tiro che il  portiere blocca sicuro ma al 33esimo arriva il 2 a 2. Poi, in ordine sparso, due contropiedi, una punizione che non è stata battuta, un tiro di Cicolò che ha fatto sobbalzare tutti, una reazione della World al 50'. Ovvero in quella fase della partita denominata zona Borgata, altroché zona Cesarini: quel momento in cui l'avversario segna beffando i granata. È successo più di qualche volta in questa stagione. Si temeva il peggio. Però è successo davvero: la World è stata fermata, un punto preso, e Silvestri (numero 3 locale) che prima di tornare negli spogliatoi viene ad applaudire chi non ha mai smesso di sostenere la squadra avversaria per tutta la durata della partita. 

Il Tabellino | Seconda Categoria Laziale Girone E *

WORLD SPORT SERVICE - BORGATA GORDIANI 2-2 MARCATORI: 31' pt Ronzani (WS), 8' st Mascioli (BG), 21' st Anello (WS), 33'st Piccardi (BG) BORGATA GORDIANI: Poma, Chieffo, Palma, Cassatella (Casavecchia), Brigazzi, Zannini, Di Stefano, Capostagno, Cicolò, Mascioli, Pompi PANCHINA: Capuani, Piccardi, Michelangeli, Antrilli, Corciulo, Ciamarra, Proietti.  ALLENATORE: Amico WORLD SPORTSERVICE: Istrate, D'onofrio (8'st Carpentieri), Silvestri, Ronzani, Tusa, Ignazzitto, Tonetti, Anello F., Remigi (11' pt Sforza), Morelli (11'st Proietti), Saltalamacchia (Anello M.) PANCHINA: Qammaz, Fabrizio. ALLENATORE: Radi Recupero 1'pt, 7'st.
* AVVERTENZA | Il tabellino non è accurato come al solito perché per tutti i 90 minuti (più recupero) ho cantato a squarciagola ed è stato molto difficile staccarsi emotivamente dal rettangolo di gioco per potersi appuntare dei dati. Abbassamenti vocali conseguenti. Quindi le sostituzioni, ad esempio, non sono molto accurate o il secondo gol della Borgata. Lì siamo impazziti un po' tutti. Va' a capire davvero chi ha segnato.







 

lunedì 2 maggio 2022

Se non noi, allora chi? *

Agenzia MEHR © Una giocatrice della nazionale femminile di futsal dell'Iran in azione.

* di Camilla Folcarelli 

Ci eravamo lasciati, l’estate passata, con l’impresa di Sara Simeoni, con la struggente storia di Kathrine Switzer, con la speranza di trarre in salvo le donne del domani da stereotipi e pregiudizi. Eppure, in questi giorni di celebrazione per il passaggio al professionismo del calcio femminile in Italia, ci troviamo nuovamente a confrontarci con fastidiosi episodi di discriminazione di genere. Ed ancora più straziante è vedere come spesso questi provengano proprio da coloro che dovrebbero essere in prima linea in un questa battaglia: le donne. Se quasi un anno fa l'articolo che scrissi intitolato “Con due cromosomi X” (visibile qui: https://www.larinascitadelletorri.it/2021/05/26/con-due-cromosomi-x/)  raccontava dell’emancipazione femminile nel mondo dello sport vista con gli occhi di una calciatrice, oggi la stessa calciatrice si trova a raccontare un fatto accaduto di recente. L'accaduto È un sabato come tanti altri: ti prepari a scendere in campo con la tua squadra per divertirti  e far provare la medesima sensazione al pubblico e, perché no, portare a casa i tre punti. Tutto è come ci si aspetta: c’è la giusta tensione, c’è l’agonismo, c’è la voglia di far bene e c’è, come sempre, il direttore di gara. Sarà proprio l’arbitro a finire in un vortice di proteste e ingiurie, fine alla fatidica frase capace di provocare disgusto nel pubblico e nelle squadre in campo. Siamo alla metà della seconda frazione di gioco, il risultato è meno che mai in discussione: uno scontro di gioco non sanzionato dal direttore di gara spedisce il portiere della squadra in svantaggio su tutte le furie. Dopo esser stata richiamata verbalmente, senza successo, la giocatrice, che chiameremo Maria, non intende placare la sua ira, costringendo l’arbitro ad una, più che inevitabile, ammonizione. Questa ammonizione, però, non placa Maria, la quale dà in escandescenza e si lancia in una serie di irripetibili insulti che portano il direttore di gara ad estrarre dal taschino il cartellino rosso che pone la parola "fine" alla sua partita. Come se non bastasse, alla visione del cartellino rosso, Maria si scaglia fisicamente contro l’arbitro e, faccia a faccia, continua ad urlargli insulti d’ogni tipo. Si teme anche l’aggressione fisica, ma alla fine Maria viene spinta fuori dal campo dalle sue compagne. Lo stupore delle giocatrici in campo, incredule nel vedere come un contrasto di gioco abbia portato a questa insensata reazione, viene meno e si tramuta in rabbia nel momento in cui Maria, uscendo dal rettangolo di gioco, urla all’indirizzo dell’arbitro l’ultima assurda frase del suo inammissibile comportamento pomeridiano: «sei un incapace, per questo ti fanno arbitrare le femmine». Se non alziamo la testa noi, non lo farà nessuna Maria con questa frase intende paragonare le capacità del direttore di gara, non alla categoria da lui arbitrata, bensì al genere e non passa neanche un secondo da quando Maria pronuncia questa frase a quando le giocatrici in campo, chi con uno sguardo di disprezzo, chi con una delle frasi usate precedentemente da Maria stessa nei confronti dell’arbitro, invitano la ragazza ad andarsene in silenzio. È una frase forte, che fa male a chi ci crede, a chi non si piega all’idea che, anche in questo caso, agli uomini venga data più risonanza che alle donne, che le donne debbano essere arbitrare da un direttore poco competente in quanto, anche loro, sono poco competenti col pallone, a chi non ha creduto di valere meno e lotta ogni giorno con la sua passione affinché non si pensi più che una donna non può allenarsi, giocare e dare spettacolo come un uomo. La frase di Maria, declamata in un momento in cui aveva perso il senno, è lo specchio di come veniamo trattate e per cui alla fine rischi di crederci anche tu: da sempre ti hanno detto di essere inferiore, di non valere e non meritare più di tanto. È solo questione di tempo perché anche tu possa ragionare come Maria. È qui però che dobbiamo rimanere unite, perché se non ci crediamo e non ci difendiamo noi… allora chi?