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Visualizzazione dei post da 2019

Libertà di stampa in Italia, il monopolio del Capitale *

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La notizia è del 30 novembre [2019]: John Elkann starebbe tentando la scalata nel gruppo Gedi.  La Cir group spa (Compagnie industriali riunite), holding della famiglia De Benedetti, ha confermato : «Ci sono in corso discussioni con Exor [la holding lussemburghese degli Agnelli-Elkann] per una possibile operazione di riassetto», oppure come ha scritto «Repubblica», quotidiano di punta del gruppo , «la holding Cir è in trattativa con Exor per vendere la quota di controllo di Gedi». Senza contare il fatto che John Elkann è già vice presidente del gruppo. Le vicende familiari di due lignaggi del tutto rilevanti del capitalismo italiano si riflettono sulle sorti dell’informazione nazionale. Non c’è ancora nulla di certo, se non una fase di profonda interlocuzione tra le parti, cominciata - a quanto pare - a causa di litigi familiari dei De Benedetti. Secondo la ricostruzione del «Messaggero», oltre al tentativo di scalata degli Agnelli-Elkann ci sarebbe anche l’interesse di più parti

Lo sfruttamento nel carrello della spesa *

Il tema dell’analisi della produzione e della filiera che sta dietro ad un certo prodotto che mettiamo nel carrello quando decidiamo di recarci presso un supermercato della Grande distribuzione organizzata (Gdo), è già stato sviscerato e problematizzato da diverse pubblicazioni scientifiche e della pubblicistica. Tra di essi c’è certamente da segnalare il valido e puntuale saggio di Fabio Ciconte e Stefano Liberti, pubblicato quest’anno. Entrambi giornalisti e saggisti, hanno dato alle stampe per Laterza il volume denominato   Il grande carrello - chi decide cosa mangiamo , andando ad indagare il comportamento pervasivo della Gdo nelle abitudini alimentari delle italiane e degli italiani. Tra le questioni sviscerate con dovizia di particolari vi è quella dell’illusione del consumatore che acquista un prodotto marchiato dalla grande catena presso cui si è recato per fare la spesa con l’illusione che sia un qualcosa di diverso da quello poco distante sull’altro scaffale. « Finiamo   - si

Il «duello» nel dibattito che non c'è

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Piccola premessa Chi ha detto che la filosofia è inutile? Probabilmente qualche Presidente di qualche stato latino americano lusofono in odor di potere assoluto, o di qualcun altro evidente estimatore di Pinochet (per quel che sta succedendo in Cile: https://www.facebook.com/TomasHirschDiputado/videos/933282370390086/ ). Chi si scaglia contro l’inutilità della filosofia non è qualcuno che ha compreso la vera essenza della materia individuandola nell’inutilità della stessa, piuttosto ha compreso la portata rivoluzionaria di un modus pensandi che potrebbe far crollare le fondamenta del proprio potere costituito sul terrore o su di una evidente mancanza di democrazia. Una nazione retta in modo a-democratico (con tanto di alfa privativo) evidentemente pone se stessa in opposizione al concetto di Stato giustificandone, tuttavia, la giustezza del proprio sistema. Così i dittatori nazifascisti assumevano il controllo dello Stato con la forza per fare in modo di poter governare per il be

Groenlandia, un Paese che non conosciamo

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La Groenlandia 51° stato americano? Lo stato con il più alto tasso di suicidi al mondo interessa agli Usa per le sue materie prime. Ma i primi ministri, danese e groenlandese, chiudono la porta: “Non siamo in vendita” I sostenitori di Trump fanno già sul serio: hanno dato alle stampe una maglietta raffigurante tutti i 51 Stati degli Stati Uniti d'America. Già, uno in più: la Groenlandia. I Repubblicani non scherzano: esortano il Presidente Donald Trump ad usare la notizia dell'estate come argomento per la campagna elettorale. È bene, tuttavia, fare un passo indietro. Ferragosto, il «Wall Street Journal» riporta una dichiarazione del Presidente americano Donald Trump in cui ammette di voler presentare un'offerta al Governo danese per l'acquisto della Groenlandia. La data della proposta sarebbe stata fissata nel corso del mese di settembre, momento in cui era già in programma l'incontro bilaterale Danimarca-Usa. L'affermazione – riporta il «WSJ» - è

La memoria perduta dei giornali italiani: un nuovo "1984" che non suscita indignazione *

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Cos’è successo a «l’Unità»? Qualche tempo fa lo hanno descritto alcuni giornalisti vicini alla testata che un tempo era comunista. Un tempo neanche troppo lontano a pensarci bene ma che ora sembra sideralmente distante. Come fa un giornale a perdere tutto quello che ha pubblicato su internet? La risposta è semplice quanto complessa. Cambi di proprietà, legislazione non proprio impeccabile ed evidente noncuranza del patrimonio archivistico della testata hanno realizzato quel che una porzione di opinione pubblica ha conosciuto come la perdita della memoria di uno dei quotidiani più importanti d’Italia. Il combinato disposto fra il cambio della proprietà e la legislazione “non proprio impeccabile” hanno permesso che venisse demandata una questione cruciale, quella dell’archiviazione digitale della memoria delle pubblicazioni giornalistiche, agli editori e alla proprietà dei quotidiani. Vale la pena dare un paio di cenni normativi per chiarire il quadro della questione: quando i server de

Piccolo prontuario di risposte (talvolta semiserie) per chi ha amici-parenti-conoscenti che mandano il cervello all'ammasso

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Mi è venuto in mente di redigere questo piccolo "prontuario" semiserio nel corso di questi giorni. Non ho inserito tutte le domande assurde che costantemente il nostro cervello è costretto ad ascoltare ma sono sicuro che da più parti mi verrà fatta notare qualche altro "botta e risposta" a cui non avevo prestato la giusta attenzione. D: "La Lega ha preso i soldi dalla Russia, hai visto? Come il Partito comunista italiano, alla fine so la stessa cosa". R: "Tralasciando il fatto che si sta parlando di due ere politiche e storiche completamente agli antipodi, eviterei tale paragone anche solo alla lontana. Sarebbe come paragonare l'Imperatore Costantino e il Generale Cadorna, un po' azzardato. Ma, battute a parte, non lo farei per una serie infinita di motivazioni di cui mi limito ad elencarne una sola. La Lega e il Partito comunista italiano rappresentano/hanno rappresentato due ideologie e modi di fare attività politica e sociale del tutto oppo

«La Metro C? L'ha fatta Mussolini!»

Dice: «Ao ma guarda che questa qua, sta metro, l'ha fatta Mussolini, eh» Dico: "Se, 'a metro c?» Dice: «Avoja, stava già n preparazione quando c'era Mussolini!» Dico: «Ma dimme te» Dice: «E te sto a di» Dico: «Io mica o sapevo. Certo che QVANNO CIERA LVI» Dice: «Eeeeeh! Ma calcola che questa era quella che annava a Fiuggi» Dico: «Aspe ma quello n'era er trenino?» Dice: «Eh o so ma questa che è? A stessa cosa, no! L'hanno torta da sopra e l'hanno ficcata sotto» Dico: «E l'aveva fatta Mussolini» Dice: «E certo, l'infrastruttura quella era e questa è rimasta» Dico: «Lineare, proprio»

Pedagogia marittima a Coccia di morto

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Focene. Fossimo in una sceneggiatura ci sarebbe scritto: Focene: esterno giorno assolato , o cose simili.  Per la precisione, tuttavia, la spiaggia era quella di Coccia di morto , un toponimo allegro e che suscita immagini del tutto gioconde alle orecchie di chi lo ascolta per la prima volta.  La spiaggia è affollata e l'ora, circa mezzogiorno, è quella della ressa anche al chiosco della spiaggia libera attrezzata, così si dice. La fila per un ghiacciolo, un caffè, una birra, un gelato e altri generi di questo tipo è del tutto insostenibile: sembra d'essere in fila sul raccordo, un tristo presagio per il pomeriggio quando si dovrà tornare indietro e si dovrà affrontare il lungo serpentone di macchine vòlte a tornare a casa dopo la giornata di mare. Ce ne stiamo pazientemente in coda aspettando il nostro turno, mentre la musica reggae/raggamuffin e cose affini è sparata dagli altoparlanti ad un volume eccessivo. Il ritmo in levare dopo un po' inizia ad essere ripetitivo,

Newsletter social(e) - Prima comunicazione

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Dopo il post sulla "sconnessione", termine che non credo esista e, anzi, temo sia di mia invenzione, insieme a Roberto Catracchia abbiamo ragionato sul che fare .  La Newsletter Social(e) è uno dei risultati delle chiacchierate degli ultimi giorni e sarà prodotta saltuariamente per argomenti. La prima newsletter riguarda Libra .  Che diavolo è? Il primo pensiero che avrete una volta ricevuta questa mail sarà, siamo sicuri, quello dello sconforto: "oh, no! Un'altra odiosissima newsletter" . È vero: la newsletter è uno strumento che, se usato sconsideratamente, è molto fastidioso. Ma non siamo qui per darvi fastidio: tutt'altro.  Siamo qui perché vogliamo ragionare insieme, con tutti coloro a cui arriverà questa prima mail, di una cosa che ci riguarda da molto vicino: la nostra vita digitale.  Usiamo costantemente Facebook, ci scambiamo informazioni su WhatsApp - spesso anche molto importanti -, ci scattiamo un mucchio di foto con i nostri smartphones e le

Una criptovaluta si aggira per il Mondo | le ragioni della sconnessione *

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Una criptovaluta si aggira per l'Europa , anzi, per il Mondo, in tutto l'intero Pianeta.  Il 18 giugno 2019 il ' numero 1 ' di Facebook, Marck Zuckerberg, ha pubblicato un post sulla piattaforma social di cui è leader e padrone per dichiarare e spiegare ad utenti e al Mondo che cos'è Libra , ovvero, la nuova  cosiddetta ( impropriamente ) criptovaluta prodotta da  Facebook e da altre aziende transnazionali, tra cui MasterCard , Vodafone , Iliad , PayPal , Spotify etc.  Facebook, sostanzialmente 'batte moneta' e lo fa entrando a gamba tesa nella finanza globale chiamando la propria creatura stable coin (moneta stabile) e non criptovaluta così come prima ho scritto impropriamente, «dando una frecciata alla Bitcoin », per citare l'articolo scritto da Federico Rampini su 'Repubblica' del 19 giugno 2019 (**). Facebook conia una moneta e lo fa mettendo in piedi una struttura parallela utilizzando gli strumenti della politica non-governa

In memoria di tre quotidiani di partito: «l'Unità», «La Voce Repubblicana», «Liberazione», ovvero: tre casi di studio su una esperienza (fallita) di conservazione digitale

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Il titolo è quello che ho scritto, lungo ma maledettamente necessario per descrivere quello di cui tratta la pubblicazione. Dopo un anno e qualche mese dalla discussione della tesi di laurea magistrale, basata sulla memoria digitale di alcuni quotidiani nazionali che veniva - senza pochi giri di parole - 'presa e buttata via' in fasi delicate della vita dei giornali in mancanza di una normativa che obbligasse al deposito legale digitale, uscirà un saggio che ho scritto per il numero 59 della rivista «Culture del testo e del documento».  Una pubblicazione che riprenderà, ovviamente, la tesi ma che tocca la sola questione dell'editoria di partito, aggiungendo «Liberazione» al novero dei due già trattati nella discussione. Quando uscirà?  A fine mese e, per chi volesse, sarà possibile comprarlo qui una volta pubblicato: https://www.vecchiarellieditore.it/?s=culture+del+testo+e+del+documento .

Nucleare, il deposito nazionale per le scorie è utopia o prossima realtà?

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Torna il dibattito sul nucleare, sebbene non fosse mai sopìto del tutto nonostante la vittoria referendaria. Per stipare le scorie già esistenti occorrerebbe un “deposito nazionale”, parola dell’Isin   La questione legata all'energia nucleare torna a far parlare di sé. Per la verità il tema lo si è semplicemente accantonato e tenuto a distanza dall'opinione pubblica dall'ultima volta che si ebbe modo di tornare sulla questione del deposito nazionale delle scorie, Calenda consule . Si torna a parlare di nucleare perché è stato da poco aggiornato l' inventario dei rifiuti radioattivi italiani, il primo pubblicato , dall' Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin). E, soprattutto, perché nel 2025 Italia dovrà farsi carico dei rifiuti radioattivi che aveva spedito all'estero per far sì che fossero processati . Operativo da agosto 2018 l'Isin assorbe tutte le funzioni in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezio

«Ma perché, è no stato 'a Corea?»

Dice: «Ma che me stai a dì?» E dice: «Te giuro, mica sto a cazzarà» Dice: «Ma che me rappresenta?» E dice: «Ao, e mica te sto a dì na cazzata: esiste» Dice: «Com'è che se chiama?» E dice: «Corea, zì: Corea. N'hai m'hai sentito n cazzo de telegiornale?» Dice: «Ma sì, te pare, me dev'esse sfuggito. Corea… Te giuro n me dice gnente, Ma ndo sta?» E dice: «Che?» Dice: «Sta Corea, ndo sta?» E dice: «Tra a Cina e 'r Giappone, se stanno sempre a pijà a pizze» Dice: «Cor Giappone?» E dice: «Ma no! Co la Cina» Dice: «Ma pensa te» E dice: «E te sto a dì» Dice: «Ma da quant'è che se stanno a pijà a pizze? Ma dici che se stanno a sparà?» E dice: «No è che ogni tanto ce sta er ciccione, coreano, che butta n missile e allora la Cina je risponne ma so scaramucce, n'è che se mettono a pijasse a pistolettate sur serio» Dice: «Ma dimme te. Ao te giuro n sapevo gnente» E dice: «Eh perché nu ssudi. Tipo, de Honk Hong che stanno a baccajà e fa macello pe strada o sapevi?» Dice