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Visualizzazione dei post da agosto, 2017

L'esercito dei Lumia

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Le belle foto storte e fatte male Esulo dal politico e dal calcistico per un post in stile splinder  di qualche anno fa , ormai. Qualche anno fa sono passato da un iPhone 4S ad un Lumia (marchiato ancora Nokia ) 735. L'impatto con Windows 8 fu a tratti devastante : applicazioni mancanti, programmi che andavano in crash molto più spesso del pur inadeguato iPhone 4S la cui batteria necessitava una carica ogni due ore e mezza. Insomma, lì per lì pensavo di aver fatto una cavolata, ponderata poco e male. Il 735, in ogni caso, ho imparato ad apprezzarlo poco a poco, principalmente per due fattori: le mappe offline e la durata della batteria, due cose di cui l'iPhone era deficitario, sebbene se il 735 e il 4S fossero messi a confronto il Nokia  ne sarebbe uscito decisamente con le ossa rotte. Succede, però, che inizio ad affezionarmi ai Lumia, alla veste grafica in total black  e a delle piccole  risorse, benché molto nascoste, di questi dispositivi: dopo la dipartita, un po' p

La "Nuova Repubblica" pensa a te. A te, che sei lì di fronte l'idrante.

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La Nuova Repubblica si fonda su basi solide. Ha radici profonde: Ogni anno, infatti, ci premuriamo di far capire ai cittadini che non bisogna festeggiare feste retrograde e antiche come quelle del 25 aprile. Il passato va tutelato, va studiato, ma va analizzato e preservato come si fa con quelle colonie di uccelli che altrimenti si estinguerebbero. Non va data importanza alle ricorrenze di cui bisognerebbe giustificarne il senso. Noi, o meglio,  la nuova repubblica deve costruire il  nuovo immaginario collettivo attorno a sé. Deve mostrare la propria operosità nei confronti del futuro. Bisogna guardare avanti, e guardare avanti significa inesorabilmente voltare le spalle a quel-che-è-stato . È passato, niente di più. Ecco perché ogni anno abbiamo pensato di istituire un giorno, che chiameremo della libertà , che casualmente coincide col 25 aprile vecchio , quello che si festeggiava a Porta San Paolo, e lo celebreremo con le autorità, al Portico d'Ottavia, al Ghetto, insieme alla

Il «Truman Show del comunismo» e la paura del diverso. Quella vera.

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fonte: http://www.earthnutshell.com/100-photos-from-north-korea-part2/ Pagina 99  di questo mese, nell'edizione speciale estiva, dedica due pagine ad un reportage di Alessandro Albana sulla Repubblica Democratica Popolare di Corea o, più comunemente, Nord Corea. Le due pagine scritte dal corrispondente si leggono velocemente e l'occhio non troppo attento non presta attenzione a quello che è stato riportato. Nei due box, situati nel taglio alto della seconda pagina, l'autore specifica diverse cose che non ha avuto modo di trattare nell'articolo, tuttavia si tratta dei soliti luoghi comuni che l'Albana riporta, contraddicendosi anche in due casi.  Leggi di più: tutte le bufale sulla Corea del Nord In Cose da Sapere , l'autore cade nella solita  retorica anticoreana in cui già qui  si smontavano tutte le bufale  (termine molto in voga in questa fase storica) riguardo la Repubblica Democratica Popolare di Corea.  Il giornalista, infatti, scrive che il sistema del

"Not my Europe" de che?

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Da qualche mese a questa parte campeggia una cornice  per le immagini del profilo di Facebook e una in particolare mi ha incuriosito, tanto per il messaggio quanto per il modo in cui esso veniva trasmesso.  Lo slogan è Not my Europe , ed è stata divulgata inizialmente dall'ONG Medici Senza Frontiere che ha promosso, lo scorso 25 marzo, la manifestazione a cui avevano aderito svariate associazioni e partiti (dalla FIOM a Radicali Italiani, da settori di Rifondazione Comunista ad A Buon Diritto, da Antigone alla Gioventù Federalista Europea) .  (*). La bandiera europea  è rappresentata ondulata, come il Mediterraneo, teatro di dibattiti circa sbarchi e salvataggi e da una sorta di filo spinato intrecciato (un po' come la corona di spine del Cristo) anziché dalle stelle dei soggetti fondatori dell'UE. Di lato campeggiano, poi, le scritte: no blocchi, no muri, no accordi disumani . Il filo spinato è, dunque, chiaramente un rimando a quel che è stato fatto precedentemente dal go

Sibilla "AleraNo"

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Frequento la costa abruzzese da quando sono nato: i miei nonni materni hanno abitato a lungo a Pineto, prima di trasferirsi a Torre Maura (quando Via dei Pivieri era niente di più che una strada di campagna), mantenendosi la casa al mare come seconda casa . Ho percorso le strade dell'agglomerato urbano (il Quartiere dei Poeti ) di poco precedente il centro di Pineto in lungo e in largo, a piedi, in bicicletta e in macchina. I nomi delle vie del quartiere sono intitolate a poeti e scrittori italiani di ogni epoca e più volte mi sono imbattuto in via S. Alerano . Con la n .  Non è mai stata cambiata, e sì che la AleraNo è nota quantomeno a qualsiasi studente (liceale e non), non foss'altro per la citazione di Una donna nella sezione di letteratura contemporanea.  Per dimostrarvi che non sto bluffando, riporto qui uno screenshot di Google Maps di Via Sibilla AleraNo e due, impietosissimi, suggerimenti di Ecosia (un motore di ricerca alternativo a Google), successivi all'

Perché il referendum su Atac non s'ha da firmare

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fonte: https://hiveminer.com/Tags/atac%2Cbus Radicali Italiani , per la proposta di referendum cittadino sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico a Roma, deve raggiungere la quota di 30.000 firme da raccogliere entro oggi (il 9 agosto, infatti, è il termine ultimo per firmare). Il referendum si propone di «togliere il monopolio ad ATAC riguardo la gestione del trasporto pubblico »; per invertire la rotta, secondo il sito mobilitiamoroma.it, creato ad hoc da Radicali Italiani , «occorre mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. Le gare stimolano le imprese, pubbliche o private che siano, a comportarsi in modo virtuoso, e l’apertura alla concorrenza introdurrebbe anche forme più moderne e innovative di trasporto» . Sull'ultima, riguardo le moderne e innovative forme di trasporto , si potrebbe anche discutere ma sempre stante l'affermazione: ci vuole poco , se il raffronto è ATAC. Sull'affermazione pr

Le Danze di/a Piazza Vittorio

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Qualche anno fa ho abbandonato lo studio dell'organetto per dedicarmi più totalmente allo studio, per cercare di finire in tempo triennale e magistrale e, a parte il semestre in più che ho impiegato per la prima, direi che ci sto riuscendo. L'aver tralasciato l'organetto è stato abbastanza doloroso, non tanto perché non studiassi più brani da suonare o perché - materialmente - non andassi più a lezione.  È stato triste perché mi ha fatto progressivamente distaccare, anche a causa di agenti esterni poco felici, dalle Danze di Piazza Vittorio . Prima era un gruppo di gente  che voleva animare il parco della Piazza, tuttavia, man mano che i giorni e i mesi passavano, cominciò a prendere la forma di una vera e propria compagnia . Suonavamo e partecipavamo alle più disparate iniziative in cui venivamo chiamati a suonare. Siamo diventati Associazione  e ho il privilegio di risultare fra il gruppo di soci fondatori. Oggi, dopo circa due anni e spicci (*) , sono tornato a suonare

«Non eravamo solo uomini: eravamo uomini, compagni, amici e fratelli»

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Mi capita sempre più spesso, negli ultimi tempi, di prendere la Metro C, nonostante sia sostanzialmente inutile o prossima all'inutilità. Lo scambio con l'autobus 51, in ogni caso, non è poi così malvagio, in attesa che diventi utile e che incroci la linea A a San Giovanni.  Mi metto le cuffie, salgo a Torre Maura. Isolarmi dai discorsi che sento sulla metro, nonostante siano d'ispirazione notevole per Discorsi da bar , ultimamente mi infastidiscono.  Salgo sul treno in direzione Lodi e procedo verso i vagoni iniziali e mi siedo tra un signore anziano e una signora anch'ella con cuffie ben salde dentro le orecchie. Il signore a fianco a me legge un giornale, uno di quelli che danno sui mezzi di trasporto. La musica mi ovatta e mi esclude tutto il mondo circostante ma quel signore alla mia sinistra vuole parlare con me: vedo che mi rivolge la parola, dunque mi levo prima una e poi l'altra cuffia. «Posso farle una domanda? Scusi.  La disturbo?» , dice cortese. L'a

Di notizie "super partes" e di cugini venezuelani.

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La democratica  opposizione venezuelana. Democraticissima , come direbbe - parafrasandolo - De Sica a proposito dei delicatissimi  fusilli della madre. Solitamente non amo commentare lunghi post su Facebook in cui si dibattono argomenti intensi e densi di attualità, siano essi di politica interna o internazionale. Uno, però, ha attirato la mia attenzione e, sfortunatamente, ha visto anche la mia partecipazione. Sono fuggito, ovviamente, dopo mezz'ora di commenti infuocati, in cui il mio ruolo era nient'altro che quello di mettere ordine tra le falsità di quello che veniva scritto: considerazioni pensate troppo in fretta ed emesse dalla bocca con ancora più velocità di quanto pensate.  La questione era spinosa, ancora una volta, un post sul Venezuela. Stavolta, tuttavia, si trattava di un direttore di un giornale locale la cui posizione era, sostanzialmente, già espressa dall'immagine del profilo la cui bandiera venezuelana campeggiava sopra la sua testa. Il post, sostanzial

Venezuela for dummies

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Da qualche anno a questa parte mi sono particolarmente interessato alla cosiddetta questione venezuelana . In Italia si ha una percezione completamente distorta di quello che è il sistema politico, economico e sociale del paese latinoamericano in questione . Nel 31 marzo 2014 (dunque 3 anni fa) ho avuto modo di scrivere su Lindro.it un articolo abbastanza dettagliato che andava a destrutturare tutte le menzogne della propaganda occidentale e imperialista sul Venezuela riguardo le proteste e le guarimbas. L’articolo risultò essere un po’ lungo, pertanto, alla luce di quanto accaduto recentemente, ho deciso di intraprendere lo stesso percorso che mi ha mosso tre anni fa strutturandolo tuttavia in maniera più snella. Un Venezuela for dummies, per l’appunto, che mira a destrutturare 4 affermazioni tra le più comuni. Credenze , in questo caso. L’ultima, la quarta, è stata inserita all’ultimo per estrema necessità per contrastare le narrazioni tossiche di queste ore. Prima afferma