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Radicali Italiani, per la proposta di referendum cittadino sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico a Roma, deve raggiungere la quota di 30.000 firme da raccogliere entro oggi (il 9 agosto, infatti, è il termine ultimo per firmare). Il referendum si propone di «togliere il monopolio ad ATAC riguardo la gestione del trasporto pubblico»; per invertire la rotta, secondo il sito mobilitiamoroma.it, creato ad hoc da Radicali Italiani, «occorre mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. Le gare stimolano le imprese, pubbliche o private che siano, a comportarsi in modo virtuoso, e l’apertura alla concorrenza introdurrebbe anche forme più moderne e innovative di trasporto». Sull'ultima, riguardo le moderne e innovative forme di trasporto, si potrebbe anche discutere ma sempre stante l'affermazione: ci vuole poco, se il raffronto è ATAC. Sull'affermazione precedente è bene riflettere un po' di più: le gare dovrebbero stimolare le imprese, pubbliche o private, in modo virtuoso. Le cronache di tutti i giorni e provenienti da tutt'Italia forniscono esempi contrari: gli appalti truccati, le gare finte, sono una costante italiana per far mangiare amici di amici (leggi: favoriscono meccanismi di tipo clientelare) su questo o quel settore esternalizzato dal pubblico.
La questione principale che mi fa essere anti-referendum è che i romani già conoscono gli effetti della privatizzazione del servizio di trasporto pubblico: Roma TPL ne è un chiaro esempio.
Le linee gestite dalla TPL, azienda privata che dovrebbe supplire al lavoro svolto (male) da ATAC, fornisce un servizio ancora peggiore di quello della municipalizzata in questione. Senza contare, questione primaria in realtà, che gli stipendi dei lavoratori di Roma TPL arrivano a singhiozzo a fronte di turni massacranti. La stessa ATAC e TPL, nel 2013, razionalizzarono (leggi: tagliarono) molte linee periferiche perché alcuni autobus passavano con zone a bassa densità abitativa: quando nel 2013, personalmente assieme ad un gruppo di cittadini, chiedemmo spiegazione delle linee tagliate al Municipio VI e ad ATAC, l'azienda dei trasporti ci rispose, in una missiva, che alcune autolinee erano gestite da altra azienda (pofferbacco, TPL, un privato!) e che altre furono instradate al fine di un servizio maggiore. (Tralascio qui la polemica da grammar nazi sul termine instradato, anche se sarebbe decisamente interessante.)
In sostanza, Radicali Italiani sta cercando un minimo di visibilità attraverso la proposta di referendum su ATAC dato che il Piano Tronca già prevede la messa a bando dei servizi pubblici a partire dal 2019. Niente di più.
Il "piano Tronca"
Il problema, infatti, sta tutto qui: a partire dal 2019 scade il contratto che lega la gestione del trasporto cittadino ad ATAC ed è difficile pensare che ci possa essere una proroga da parte delle istituzioni locali: la direttiva Bolkenstein (cui Radicali Italiani ha espresso il proprio sostegno dato che trattasi di movimento "liberale, libertario, liberista") ha imposto la privatizzazione dei servizi pubblici che dovranno progressivamente essere affidati a gestioni private. L'affidamento del trasporto cittadino, sic stantibus rebus, dovrebbe essere deciso tramite bando (la proposta di Radicali Italiani), il quale prevede che vengano assegnate sulla base di condizioni che vengono offerte sulla carta ma che spesso si traduce nella seguente affermazione peggiori condizioni per i lavoratori dell'azienda.
Si fa un gran parlare, infatti, dei lavoratori ATAC: so' stronzi, te chiudono le porte n faccia, tanto loro nu li cacciano ché c'hanno r posto fisso e quant'altro, tuttavia ci si dimentica che attraverso le assunzioni della giunta Alemanno fu proprio il numero degli autisti a diminuire in relazione a quello dei dirigenti dell'azienda. Dire che l'Atac fa schifo per colpa dei lavoratori è ridicolo e risibile. Andare oltre la dicotomia lavoratore/cittadino è, infatti, necessaria per la comprensione della situazione di ATAC e del trasporto locale.
Esternalizzazioni
La privatizzazione di alcuni settori di ATAC arriva da lontano: tra il1994 e il 1996, Rutelli consule, iniziano le esternalizzazioni delle pulizie, passando per il 2003 in cui vengono privatizzate ed affidate alla Corpa i servizi di manutenzione e recupero delle vetture guaste. La questione della Corpa è paradigmatica: i dipendenti dell'azienda in questione ogni mese sono costretti a presidiare la sede di ATAC in Via Prenestina per fare pressioni affinché venga versato loro lo stipendio.
La privatizzazione e l'esternalizzazione dei servizi pubblici, infatti, porta solo: peggiori condizioni salariali per i lavoratori, compressione dei diritti, taglio delle unità lavorative (nuova perifrasi per non dire lavoratori/operai).
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