"Not my Europe" de che?

Da qualche mese a questa parte campeggia una cornice per le immagini del profilo di Facebook e una in particolare mi ha incuriosito, tanto per il messaggio quanto per il modo in cui esso veniva trasmesso. 
Lo slogan è Not my Europe, ed è stata divulgata inizialmente dall'ONG Medici Senza Frontiere che ha promosso, lo scorso 25 marzo, la manifestazione a cui avevano aderito svariate associazioni e partiti (dalla FIOM a Radicali Italiani, da settori di Rifondazione Comunista ad A Buon Diritto, da Antigone alla Gioventù Federalista Europea).  (*). La bandiera europea è rappresentata ondulata, come il Mediterraneo, teatro di dibattiti circa sbarchi e salvataggi e da una sorta di filo spinato intrecciato (un po' come la corona di spine del Cristo) anziché dalle stelle dei soggetti fondatori dell'UE. Di lato campeggiano, poi, le scritte: no blocchi, no muri, no accordi disumani. Il filo spinato è, dunque, chiaramente un rimando a quel che è stato fatto precedentemente dal governo ungherese e dal famigerato Orbàn, pur tuttavia può essere allusivo, come prima ipotizzavo, tanto della corona di spine (sofferenza, costrizione), quanto della delimitazione propria di un'area militare (forza e rispetto delle leggi attraverso di essa).
Mi ha incuriosito, più di tutte, la questione del not my Europe in senso negativo ma implicitamente positivo che l'immagine porta con sé.
Mi spiego meglio. Affermare, come migliaia di utenti stanno facendo, apponendo l'immagine in questione sovrapposta alla propria foto-profilo, porta con sé innanzitutto il significato contrariato e contrariante nei confronti dell'Europa: il filo spinato al posto delle stelle nella bandiera e le scritte no muri, no blocchi, no accordi disumani.
Questa prima individuazione (l'apporre il Not My Europe sulla foto del profilo) potrebbe far pensare che la contrarietà di quelli che la sfoggiano sia totale, cioè a 360° e siano, dunque, contrari ai Trattati Europei, alla globalizzazione, al liberismo, al profitto e a tutto quel che consegue il porsi di traverso alle cose sopracitate.

Come ho detto prima, però, il Not My Europe, è implicitamente positivo, nonostante l'apparente negativitàNot my Europe, ovvero Non la mia Europa, implica un'accettazione della sovrastruttura economica attraverso quel mio, my (dato che non è certamente politica, ricordate il leitmotiv del «bisogna fare l'Europa politica anziché quella economica»?). Quel mio è un riferimento ad una sfera personale e privata che, nel momento in cui si associa ad una tematica nazionale o sovranazionale come quella dell'Unione Europea (e delle sue politiche riguardo l'immigrazione), si affianca a quella che è la tematica nazionale (mia nazione -  non la mia nazione / mia europa - non la mia europa). Affermare, dunque, not my Europe implica necessariamente un my Europe la cui definizione non è chiarita dai sostenitori dell'appello, della manifestazione e della campagna social. In sostanza: se il not my Europe viene esplicitato nelle tre affermazioni no muri, no blocchi, no accordi disumani, non è manifestato il my Europe. Si fa presto a dire l'Europa dei Popoli condita da un riferimento ad sensum di Spinelli, Rossi e Colorni.
Ma non è con un riferimento tale (a quale edizione degli scritti di Ventotene ci si fa riferimento? la questione sarebbe da approfondire) che ci si può liberare dell'affare.


(*) Si tralascia, in questa sede, il dibattito circa la questione ONG.

Commenti

  1. Nulla da dire.
    Se non aggiungere il fatto che:
    Con l'avvento dei Social Network è aumentata a dismisura la possibilità di esposizione delle proprie idee. Talvolta buone, talvolta marce. Alcune osannate, divulgate, prese in prestito. Altre dimenticate, cestinate, scomode. Qui in questo calderone di post, foto, comunicazioni bisogna fare molta attenzione! E' facilissimo incappare in errori madornali.
    Più di tutto si critica troppo, si va avanti a frasi fatte, ci si identifica con troppa facilità, si demoliscono idee, ma sopratutto non si contrappone mai un processo reale alternativo.
    Non si contrappone con crescita.
    Si è così talmente impegnati a devastare l'altrui pensiero e/o fatto, che ci si dimentica di costruire, di dare alternative, di suggerire percorsi diversi di realizzazione.
    Nel marasma, ovvio, si cela di tutto, da torbidi inganni a losche incomprensioni.
    Io sono per le proposte, azzardate, giuste, sbagliate, ma sopratutto chiare.
    Da poter poi essere analizzate con semplicità e conseguentemente lavorarci sopra.
    Mi ritrovo nella tuo scritto, e sorrido gioioso a quel "Ma de che" che come un macigno, ma anche con diretto sapore e giustizia popolare, campeggia a fianco del titolo.
    A volte bastano tre parole per rendere e restituire chiari concetti!
    Suerte!

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