Venezuela for dummies

Da qualche anno a questa parte mi sono particolarmente interessato alla cosiddetta questione venezuelana. In Italia si ha una percezione completamente distorta di quello che è il sistema politico, economico e sociale del paese latinoamericano in questione.
Nel 31 marzo 2014 (dunque 3 anni fa) ho avuto modo di scrivere su Lindro.it un articolo abbastanza dettagliato che andava a destrutturare tutte le menzogne della propaganda occidentale e imperialista sul Venezuela riguardo le proteste e le guarimbas.
L’articolo risultò essere un po’ lungo, pertanto, alla luce di quanto accaduto recentemente, ho deciso di intraprendere lo stesso percorso che mi ha mosso tre anni fa strutturandolo tuttavia in maniera più snella.
Un Venezuela for dummies, per l’appunto, che mira a destrutturare 4 affermazioni tra le più comuni. Credenze, in questo caso. L’ultima, la quarta, è stata inserita all’ultimo per estrema necessità per contrastare le narrazioni tossiche di queste ore.

Prima affermazione:

«In Venezuela non ci sono elezioni. Se ci sono, sono controllate dal Governo»
Falso. Una delle più grandi menzogne a riguardo è stata declamata da Giovanna Botteri, direttamente dalla roccaforte newyorkese in cui risiede la giornalista RAI.
La giornalista, nel servizio mandato in onda il 10 marzo 2013 alla morte di Hugo Chavez Frias e a tre giorni dalle elezioni che avrebbero eletto Presidente Nicolàs Maduro, affermò che quelle che si stavano per tenere nell’aprile del 2013 fossero le prime elezioni in 20 anni.
In realtà, di elezioni, nei vent’anni di Venezuela bolivariano, se ne sono tenute 19 di cui due perse dai chavistas. ‘El Paìs’, quotidiano spagnolo primo nella produzione di disinformazione riguardo il Venezuela, nei primi mesi del 2014 affermava come «Il Venezuela ormai non è un paese democratico». Peccato però che Salim Lamrani (Docente alla Sorbona di Parigi e all’Università di La Reunion) abbia affermato che «si siano svolte 19 consultazioni popolari dal 1998 e che i chavistas abbiano vinto 17 di queste elezioni che tutti gli organismi internazionali, dall’Organizzazione degli Stati Americani fino all’Unione Europea passando per il Centro Carter, hanno giudicato trasparenti». In realtà, molte municipalità delle regioni confinanti con la Colombia (come il Tàchira) sono governate dall’opposizione.
In questi giorni, dunque, in cui imperversa la propaganda pre e post Constituyente, spegnere la televisione è un atto rivoluzionario.
Si è scritto, e si continua a diffondere, delle falsità totali. S’è scritto davvero la qualunque, per citare indirettamente il politico calabrese interpretato da Antonio Albanese.
A tal proposito, TeleSur, mentre migliaia di persone andavano a votare per la Constituyente, forniva esempi di come le notizie venivano manipolate dalla stampa occidentale.
(traduz: «I media egemonici cercano di screditare l’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) e il Presidente del Venezuela») 

La quasi totalità dei portali online di quotidiani occidentali (ispanfoni, anglofoni e italianofoni), titolavano come Maduro stesse tentando un golpe facendolo passare come Assemblea Costituente e che la democrazia, sostanzialmente, fosse ormai sepolta.
El Mundo, ad esempio, titolava: «Maduro tenta un altro colpo di stato e annuncia un’assemblea costituente». El Pais, allo stesso modo, bollava l’Assemblea Nazionale Costituente come una modalità scelta da Maduro per liberarsi dell’opposizione.

Seconda affermazione:

«Il Venezuela è una dittatura, non c’è democrazia»
Falso. In Venezuela, a partire dalla presidenza di Hugo Chavez, si è attuato un processo di cambiamento radicale dello Stato (bolivarismo) Pur con decine di cose che non vanno, si sono introdotti elementi di socialismo nel sistema venezuelano. Uno Stato non si cambia per decreto: 20 anni, nel corso della Storia di un Paese sono relativamente pochi.
L’era chavista si aprì con la nazionalizzazione dell’industria petrolifera, ovvero, far sì che i proventi dell’estrazione del petrolio venezuelano non finissero nelle mani delle varie Petrobras, Repsol etc etc andando a creare la società PDVSA (Petròleo de Venezuela SA). I profitti della nazionalizzazione del petrolio hanno fatto sì che si potessero avviare le misiones sociales, ovvero, le riforme sociali che ben conosciamo: assistenza sanitaria gratuita per tutti, costruzione di 1.700.000 (un milione e settecento mila) case popolari, accesso gratuito a scuola e università. Questo, solo per citare alcuni esempi. Nei primi anni del nuovo millennio, proprio a causa della prima ondata nazionalizzatrice, ci fu un golpe sostenuto dagli USA, per rovesciare il governo di Hugo Chavez e ripristinare lo status quo.
La democrazia liberale, in Venezuela, esiste: «l’architrave dello stato liberale è stato mantenuto», come ha detto la giornalista Geraldina Colotti, intervistata poco prima dell’elezione dell’ANC (Assemblea Nazionale Costituente), dunque, verrebbe da collocare tale Paese nell’alveo della socialdemocrazia, come ha chiarito Alessandro Mustillo (Partito Comunista, già candidato sindaco a Roma lo scorso anno): «Definire l’orientamento politico del PSUV (Partito Socialista Unito del Venezuela) sinceramente “socialdemocratico” potrebbe sembrare una bestemmia, se si considera ciò che oggi è divenuta la socialdemocrazia ufficiale. In realtà il chavismo è una forma moderna di una reale, originaria, socialdemocrazia, o come diceva Chavez di democrazia socialista, che recupera le più autentiche e originarie visioni di sinistra della socialdemocrazia, lì dove oggi la socialdemocrazia ufficiale è del tutto passata nel campo dell’imperialismo. Ma il fatto che la nostra socialdemocrazia si sia spostata su posizioni apertamente filo-imperialiste non rende la visione socialdemocratica, priva dei suoi limiti storici, non può promuoverla automaticamente a esempio, al punto da teorizzarla nella forma del “Socialismo del XXI Secolo”».

Terza affermazione

«La gente non ha accesso ai beni di prima necessità»
Falso. Per rispondere a questa affermazione, mi limiterò a riportare quanto detto dalla Colotti nell’intervista che ho realizzato per La Riscossa il cui link ricorre spesso in questo testo.
«Innanzitutto il sistema di distribuzione (alimentare) non è nelle mani statali ma private. O meglio, la piccola produzione agricola, quella che fa mettere insieme più agricoltori formando una cooperativa ha una sua distribuzione, facendo vendere ai mercati la propria merce, quando questo non può avvenire per un motivo o per un altro, si deve ricorrere alle grandi compagnie di distribuzione. Ne esistono di statali ma sono la minor parte rispetto alla quasi totalità che è in mani di privati. Si è verificato di tutto, come si può ben immaginare, dalle tangenti agli “accaparramenti”: per anni i grandi trafficanti andavano a rifornirsi dai produttori, compravano tutto l’acquistabile e vendevano i prodotti al mercato nero a prezzi maggiorati. Un po’ come è accaduto in passato col petrolio al confine con la Colombia, nel Tàchira: fare il pieno per un SUV in Venezuela costa quanto comprare una bottiglietta d’acqua dunque immagina quanto poco ci si mette ad andare avanti e indietro alla frontiera per svuotare i distributori venezuelani. […] Lo stesso discorso è stato fatto con il cambio dollaro/bolivar: c’è un sistema parallelo, basato su un sito che si chiama dolartoday.com che perverte l’economia. Tale sito, basato a Miami, fornisce dei falsi parametri per il cambio dollaro/bolivar, tant’è che nel sito c’è espressamente scritto “Càmbio y valor de el dolar paralelo” che perverte e deprime l’economia, come ho detto. […] Il Venezuela, deve far fronte ai prezzi del mercato ma non per questo fa pagare questa crisi indotta dai mercati alla popolazione: il 70% degli introiti derivanti dal petrolio lo si investe in ‘misiones’ sociali. Ecco perché le coperture, per lo studio, la cultura e i diritti elementari, non sono mai venuti meno.
[…] In Italia abbiamo inserito il pareggio di bilancio in Costituzione che mette fuorilegge non solo le riforme strutturali, ma anche il keynesismo.
La natura rapace e guerrafondaia del capitalismo non può consentire il benessere della popolazione perché ha bisogno di distruggere».

Quarta affermazione

«Maduro ha ordinato l’arresto di Leopoldo Lopez e dell’ex sindaco di Caracas senza alcuna motivazione»
Falso. Nella seduta del Senato di ieri [1 agosto 2017 nda aggiornato al 23/07/2018] Pierferdinando Casini (noto leader, dirigente e forse unico esponente pubblico dell’UDC) ha dichiarato che il Venezuela è governato da una «narco-dittatura» che «imprigiona le voci dissidenti come quella di Leopoldo Lopez e dell’ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma». Questa la dichiarazione del Tribunale Supremo di Giustizia del Venezuela:
«Il Tribunale Supremo di Giustizia venezuelano ha revocato gli arresti domiciliari e deciso per il ritorno al carcere degli oppositoriLeopoldo López e Antonio Ledezma per “non aver adempiuto alle condizioni imposte affinché si mantenessero gli arresti domiciliari”».
Antonio Ledezma: Nel 2002 sostenne il golpe contro Chavez partecipando alla serrata petrolifera contro la volontà di nazionalizzazione chavista. Dal 2004 coordina le guarimbas sopra citate e nel 2015 viene condannato per implicazione nel fallito colpo di Stato contro Maduro.
Leopoldo Lopez: Esponente politico di un’organizzazione interna alla MUD (opposizione venezuelana) è stato ripetutamente indagato e accusato per frode fiscale, corruzione e distrazione di fondi.


Lopez, in sostanza, è “un Berlusconi che non ce l’ha fatta”.
Non dico nulla sul narco-dittature perché neanche bisogna perdere tempo a commentare un’affermazione del genere. L’immagine qui a lato, chiarisce bene la strumentale falsità che ha sostenuto Pierferdinando Casini.
Spero che il testo in questione sia stato utile ai più a comprendere la complessa situazione venezuelana.

“I narco-Stati che concordano con le sanzioni degli Stati Uniti contro il Venezuela”

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