«Come abbiamo detto in campagna elettorale è finita l'epoca dei governi non votati da nessuno. Il premier deve essere espressione della volontà popolare. Il 17% degli italiani ha votato Salvini Premier, il 14 Tajani Premier, il 4 Meloni Premier. Oltre il 32% ha votato il MoVimento 5 Stelle e il sottoscritto come Premier. Non mi impunto per una questione personale, è una questione di credibilità della democrazia. È la volontà popolare quella che conta. Io farò di tutto affinché venga soddisfatta. Se qualche leader politico ha intenzione di tornare al passato creando governi istituzionali, tecnici, di scopo o peggio ancora dei perdenti, lo dica subito davanti al popolo italiano».
Un blog in cui scrivo tutto quello che mi occupa e mi pre-occupa. Ma anche di molto (troppo) altro.
«Fare il premier», qualsiasi cosa voglia dire
Vabbè ma a te piace fa sta roba, no? - Discorsi da bar
Dice: «Senti c'ho bisogno de ne mano, ce l'hai du minuti?»
Dico: «Dimme»Dice: «Ho aperto da poco n profilo de facebook pe' lo studio de commercialista mio, però le persone che ce vanno e vedono quello che scrivo me dicono che n ce possono mette er mipiace, che devo fa?»
Dico: «Ma in realtà n'è successo niente de che: hai solo sbajato a fa n profilo ma dovevi creà na pagina. Tutto qua.»
Dice: «E che differenza c'è?»
Dico: «Col profilo è come se fossi na persona n carne e ossa: c'hai pure messo er nome e er cognome: Studio commerciale via.. come nome e Dottor.. come cognome»
Dice: «Aspè non t'ho capito»
Dico: «Quando te sei collegato su Facebook, no?»
Dice: «Eh»
Dico: «C'era scritto da registratte, no?»
Dice: «Eh, però a me sto fatto della pagina non me l'ha chiesto»
Dico: «E mica è na persona, je lo devi dì te de creà na pagina»
Dice: «Aaah, quindi je lo dovevo dì io»
Dico: «Eh sì»
Dice: «Aaah. Ma moo faresti te? Cioè me faresti na pagina? Che io c'ho tanti de quii cazzi che, come diceva Mandrake "Manco te che sei der mestiere l'hai visti così tanti"»
Dico: «Vabbè»
Dice: «Che tanto a te te fa curriculum sta roba, no?»
Dico: «Non ho afferrato»
Dice: «Eh, ao, io c'ho no studio conosciuto n tutta Roma, se vai a dì n giro che hai fatto a pagina facebook mia, te s'aprono porte inaspettate»
Dico: «Immagino.»
Dice: «Dai, quanto ce metti a fa na pagina, te? Cinque minuti, dai, o so, ce metti cinque minuti»
Dico: «Sì, ma c'ho purealtre cose da fa»
Dice: «Ma io te sto a fa n favore: te sto a dà la possibilità de fatte le ossa e de 'mpratichitte 'n po'. A te te piace fa sta roba no?»
Dico: «Eh.»
Dice: «E allora? Dai chiamame quando hai fatto»
Una vita da Emma Bonino (feat. Lo Stato Sociale)
la parlamentare,
la pacifista,
E fai la democratica,
la liberale,
sei liberista
ma hai compassione dei poveri.
E fai la candidata,
prendi lo 0,1% ma sei Ministro lo stesso.
Perché lo fai?
Perché non te ne vai?
Aputsiaq Birch nella "hall of fame" del calcio groenlandese
Il campo di Nuuk prima del manto sintetico (fino al 2016) |
Tutte le giravolte di Lega e Movimento 5 Stelle su Euro e Europa: è iniziata la campagna acquisti. #famosevolébene
In effetti i due sono arrivati al culmine delle loro giravolte e tuffi carpiati su posizioni spinose come Europa, dunque vincoli europei, rapporto deficit-PIL; NATO, guerre imperialiste, immigrazione e quant'altro.
«Tagliare le tasse porterà ad una riduzione del rapporto debito-pil e ad un aumento della ricchezza reale degli italiani. Questo lo faremo possibilmente rispettando i parametri imposti da Bruxelles, dico possibilmente, perché questi numeri con le nostre riforme prevedono che il famoso tetto del 3 per cento venga rispettato. Ovviamente, se per aiutare la crescita si dovesse sforare dello zero virgola qualche vincolo europeo, quello zero virgola non sarebbe un problema».
"Con la Ue «vogliamo avere un'interlocuzione ferma ma collaborativa», sapendo che il quadro politico europeo «ci offre nuove opportunità», e che - rispetto al proprio elettorato - «abbiamo un vantaggio: ho detto in campagna elettorale che non era più il momento di uscire dall'euro, non abbiamo mai chiesto di uscire dalla Ue, e abbiamo detto che non avremmo lasciato il Paese nel caos. Questa linea la porteremo avanti anche dopo le elezioni». Lo ha detto il capo politico del M5s Luigi Di Maio, incontrando la Confcommercio a Milano. Segnali distensivi verso la Ue anche sul tema del rispetto dei parametri: «Prima di parlare di sforamento del 3% andrei a vedere come si spendono i soldi»
#Renzi fa voce grossa con la #Merkel, poi cala le braghe e conferma che "Italia rispetterà vincoli dell'Europa". E si muore. #Salvini #Lega— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 2 ottobre 2014
O ancora:
Meglio ancora erano le performance politiciste di Di Maio su «chiediamo il parere agli Italiani sull'Euro, così da avere potere "contrattuale" (SIC!) in più a quei tavoli [europei n.d.r.]».#Renzi abbaia ma non morde, al guinzaglio di Berlino e Bruxelles. Dice che rispetterà vincoli di quest'Europa, una gabbia di matti! #Salvini— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 14 settembre 2014
Le istituzioni Europee sono un po' come Catellani di fronte a Fantozzi e Filini (M5s e Lega): «Quando dicevate di uscire dall'Euro parlavate delle vostre mogli, vero?».
Ma sto governo? - Discorsi da bar
Dice: «Ma nsomma sto Governo?»
Dico: «Eh, e che te devo dì. Boh. Gnaa ponno fa»
Dice: «Vabbè ma magari er cinque stelle e 'r Pd je la fanno a mettese d'accordo dai»
Dico: «Ma se se mettono d'accordo poi pare che j'hanno fatto la guera pe cinqu'anni ar Senato e alla Camera, no?»
Dice: «Vabbè ma ce c'entra?»
Dico: «Eh, dico, mettite nei panni de chi ha votato Di Maio»
Dice: «Ma io nu l'ho votato»
Dico: «È n'esempio. Te sto a dì, fai finta che te hai votato Di Maio, no?»
Dice: «Eh»
Dico: «Eh, se a te domani t'ariva Di Maio e te dice: "ao senti, domani famo l'accordo cor PD pe' governà sennò non se fa er Governo". Te che je diresti?»
Dice: «Ce rimarei n po' male»
Dico: «Te sto a dì»
Dice: «Vabbè ma allora che deve fa?»
Dico: «Ah boh. Non sarà na cosa facile»
Dice: «Ma se se mettono d'accordo co Salvini almeno ce sta de bono che riescono a fa qualcosa così pe' st'immigrazione, così da nun esse popo 'nvasi»
Dico: «Qualcosa così, cosa?»
Dice: «Eh che fai che li rimbarchi e li rimanni via; piji n'aereo e li rimpatri; je fai n bijetto de sola andata pe' la Libia, 'a Tunisia, ste cose qua»
Dico: «E così l'hai risolta, giustamente»
Dice: «No ma dai n segnale, no?»
Dico: «Pe' me er mejo segnale che se po' dà e non annà a fa la guerra là nei paesi loro»
Dice: «Vabbè ma pure questa che dici te è na cosa superata»
Dico: «Superata, eh?»
Dice: «Eh! Dai, se li rimetti su 'a barca o su n'aereo costa de meno che accojeli, faje tutti i documenti»
Dico: «Costerebbe de meno pure non fa 'e missioni militari. Così, a occhio e croce»
Dice: «Ma n'è che vengono tutti da ndo je famo la guera noi, eh»
Dico: «Ah no, eh?»
Dice: «Vabbè mica ce va l'Italia a fa la guera ce va l'America...»
Dico: «...co le missioni internazionali d'a NATO in cui ce sta pure l'Italia»
Dice: «Eh vabbè ma mica solo l'Italia»
Dico: «Ma non è meno grave sta cosa, eh»
Dice: «Io so convinto che c'è qualcuno che li paga a questi pe' venì»
Dico: «Aridaje»
Dice: «È così, è così, n'è che c'hanno tutti sti soldi pe mbarcasse e venì questi, eh. Qualcuno je li dà»
Dico: «Mah, stai a dì na calla».
Dice: «E tanto sempre 'e stronzate dico pe' te»
Dico: «Tipo 'e scie chimiche»
Dice: «Sta bono..»
Dico: «Eheh»
Ma quale "altra Europa", «rinegoziare i trattati non è possibile». [E non sono io, un signor qualunque, a dirlo]
«[…] Ovviamente le elezioni italiane rappresentano un ostacolo [come] il segnale del nazionalismo che avanza anche nei paesi che dovrebbero essere il cuore della costruzione comunitaria. Ciò detto, il pericolo per l’Italia, soprattutto nel momento in cui si apre una fase di incertezza e di instabilità che rischia di essere particolarmente lunga, è di essere messa ai margini dal dibattito sul futuro dell’Europa che riguarda la ristrutturazione della zona euro, il bilancio pluriennale dell’Ue: questioni decisive che riguardano anche il futuro del nostro Paese.
C’è poi la possibilità che al Governo arrivi una forza come quella della Lega, Matteo Salvini ha confermato ieri come l’Euro sia destinato a finire o come il Movimento 5 Stelle, che ha attitudini molto ambigue rispetto alla moneta unica: ancora oggi si dice [dalle parti del Movimento n.d.r.] di voler ridiscutere i trattati. L’esperienza della Brexit e della [mancata? n.d.r.] Grexit insegna una cosa: l’UE è pronta a discutere con qualsiasi governo e pronta a discutere qualsiasi scenario, lasciando libertà ai suoi stati membri, però nel rispetto delle regole e di tutti. Il che significa che rinegoziare i trattati non è possibile, fondamentalmente».
Il virgolettato, sbobinato da me medesimo, appartiene a David Carretta, corrispondente a Bruxelles di «Radio Radicale» ed è tratto dal collegamento di stamattina nell'abito del notiziario mattutino dell'emittente (lo trovate qui dal primo minuto fino a 6:45: https://www.radioradicale.it/scheda/535130/notiziario-del-mattino).
L'europeismo "di parte" di Carretta lo lascio stare per un attimo e prendo in considerazione quel che dice classificandolo come il commento di un cronista preparato in questioni europee, quale è Carretta: è evidente che quello che ha detto lo ha pronunciato conscio di quello che stava proferendo. «Ridiscutere i trattati», secondo l'UE, «è impossibile». Si può prevedere l'uscita di un Paese, come accaduto al Regno Unito, ma la ridiscussione è del tutto improbabile, anzi.
Né è ammessa dalla struttura politico-finanziaria dell'UE.
La questione, checché ne dicano gli ingenui pro-UE o i fanatici di una cosiddetta "altra Europa", è spiegata con logica cristallina dal giornalista di «Radio Radicale» e forse il commento di Carretta è più diretto a costoro (i sostenitori di una Europa "diversa") che ad altri: la riformabilità dell'UE dall'interno è un'ipotesi inesistente e rappresenta uno scenario non contemplato dall'UE stessa. La stessa mossa dei paesi fondatori di far nascere prima l'Unione economico-monetaria e in un secondo momento organizzare la cosiddetta "Europa politica" non è un errore, come viene definito da taluni. È una scelta politica chiarissima: il sistema economico capitalista, declinato come neoliberismo, è il guscio di una struttura ademocratica, cioè priva di democrazia, e antidemocratica, estremamente contraria alle logiche di democrazia parlamentare e rappresentativa così come conosciuta per tutti gli anni '90 del Novecento; al dissenso (quale che sia) e alle politiche sociali.
È sempre più necessario agire, anche nel proprio quotidiano, da anticapitalisti non solo da antiliberisti: dichiararsi antiliberisti presuppone accettare un capitalismo moderato in cui il welfare state può ritrovarsi e riadattarsi. Quel periodo storico, tuttavia, non si ripresenterà più e i mercati fagociteranno qualsiasi iniziativa pro-stato sociale, in ogni luogo del Pianeta. Emblematiche furono le dichiarazioni della Ministra della Sanità della Lituania nel 2014: «la sanità non è per tutti ma per chi se la può permettere». Allo stesso modo gli altri servizi. È il capitalismo, bellezza.
L'evidente non voglia di vincere di tutti
Le plance elettorali sono vuote: da quando sono state installate nessun bandone è stato preso d'assalto, sebbene ci fosse una campagna elettorale non per le elezioni municipali, ma per le politiche e per le regionali. Dove c'è la ciccia, insomma.
Gli assalti all'arma bianca dei bei tempi
In sostanza, e questa è una cosa che solo chi abita a Roma può comprendere, tempo fa (neanche troppo) le regole degli spazi elettorali venivano sostanzialmente ignorate e le plance per l'affissione dei manifesti venivano coperte ad ondate regolari da parte degli attacchini pagati dal candidato di turno che aveva a disposizione un numero sproporzionato di manifesti e che voleva soverchiare quello dell'altro partito mostrando la sua potenza di fuoco nell'affissione in tutti gli spazi elettorali.
Nessuno vuole vincere
Già da un po' di tempo si manifesta questa tendenza: nessuno vuole vincere le elezioni perché, altrimenti, gli "attori politici" (espressione infelice ma così tanto in voga, ormai) sarebbero costretti a prendere parte di un vero dibattito, con veri temi da discutere. E invece si parla di kannette e austerity (+Europa/Radicali), iNekRiCienestannotropi!1111! (dalla Lega in giù), ci riprenderemo la Libia, beh però alla fine noi siamo meglio di loro, via (Pd) e così via.
Una sfida al ribasso costante i cui finali sono: il mantenimento perpetuo dello status quo o il rutto liberatorio di Fantozzi dopo le svariate casse di acqua Bertier. Solo che bisogna capire da che parte pende quel rutto. Politicamente parlando, eh.
Emma Bonino, [il greco] e il latino.
L'affermazione è infelice, senza dubbio, ma è sfortunatamente reale nel sentire comune: a fine marzo mi laureerò in Bibliografia (corso di laurea magistrale in Scienze della Storia e del Documento); mi sto preparando per gli esami integrativi dei 24 cfu per l'insegnamento (anche del latino) nei licei e negli istituti superiori e la maggior parte delle di chi mi sta attorno mi ha silenziosamente suggerito che con quel pezzo di carta non ci faccio assolutamente nulla. Insomma, tante incertezze e poca vita.
Greco e latino mi hanno insegnato a studiare, come diceva Gramsci.
Mi hanno insegnato la necessità del mettersi in discussione e di evitare di pensare che un pur rampante adolescente abbia sempre ragione: il greco e il latino mostrano un proprio punto di vista che non è il tuo. Devi accettarlo e comprenderlo fino in fondo, altrimenti finisce che ti seccano e rifai la quinta ginnasio.
Mi hanno insegnato, poi, l'esistenza di regole - linguistiche e non - che vanno rispettate, così come il rispetto nei confronti dell'altro. Mi hanno insegnato a mantenere la concentrazione e la calma. Latino e greco mi hanno fatto amare le nicchie, i piccoli particolari, le cose che ad occhio nudo non si notano. Mi hanno fatto sognare ad occhi aperti l'Anabasi di Senofonte e aiutato a capire chi fossi veramente.
Cose stupide nell'Italia del 2018 che sta sempre più acclimatandosi all'individualismo legato ad un sistema economico capitalista e malato che premia chi più sfrutta e chi più affossa il vicino in qualsiasi modo.
[...] Il latino non si studia per imparare il latino, si studia per abituare i ragazzi a studiare, ad analizzare un corpo storico che si può trattare come un cadavere ma che continuamente si ricompone in vita.
[...] Nella scuola moderna mi pare stia avvenendo un processo di progressiva degenerazione: la scuola di tipo professionale, cioè preoccupata di un immediato interesse pratico, prende il sopravvento sulla scuola “formativa” immediatamente disinteressata. La cosa più paradossale è che questo tipo di scuola appare e viene predicata come “democratica”, mentre invece essa è proprio destinata a perpetuare le differenze sociali. Il carattere sociale della scuola è dato dal fatto che ogni strato sociale ha un proprio tipo di scuola destinato a perpetuare in quello strato una determinata funzione tradizionale».
Certo, un centro! Forza Italia in permanente gravità
Una proposta concreta sullo ius scholae non è ancora stata messa nero su bianco da Forza Italia . Se ne parla da settimane ma di scritto no...
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