Il Sud Africa e la nuova umanità

Molti studenti, conosciuti in questi pur pochi anni di insegnamento (4), hanno come mito, come faro della propria esistenza il modo di vivere, di pensare e di relazionarsi di Cristiano Ronaldo. 
È uno sfacciato, un arrogante che sa di valere e di contare molto più degli altri (anche se poi, magari, neanche è troppo vero) e questa cosa fa letteralmente impazzire tutti i ragazzi dai 14 ai 18 anni. Studiare non serve se si hanno capacità di investire in criptovalute o se si riesce a sfondare nel calcio: discorsi come questi iniziano ad essere quasi ordinari perché sono intimamente connessi, secondo loro.
Alcuni di loro non hanno bene in mente cosa significhi "criptovaluta" o "mercato azionario", sanno solo che possono farlo perché hanno l'account del padre o della madre. 

Nell'ultima conferenza stampa, Cristiano Ronaldo ha detto di essere «molto contento di essere venuto a giocare in Sud Africa», nonostante l'Al-Nassr sia una società calcistica dell'Arabia Saudita, dunque non propriamente Africa.

"Ma co tutti i soRdi che c'ha che je frega de dì che sta n Sud Africa", mi sembra già di sentire l'eco degli studenti che fanno spallucce all'ennesimo sfoggio di ignoranza, condita da superbia, del loro beniamino. E per cui la stampa non ha fatto neanche un "plissè", come cantava Jannacci. 

Hanno ragione, eh, per carità: uno che guadagna tutti quei soldi, di problemi non se ne fa neanche mezzo. 

Il punto è che - specie nell'educazione - va fornita una prospettiva completamente diversa rispetto a quella dominante: se tutto il proprio obiettivo è quello del "soldo", indotto dalla vita (e certe volte dalle famiglie!), dallo sport, dalla stampa, dal mondo circostante in generale, la scuola superiore è solo una misera transizione - più o meno infelice - di quello che poi la proiezione del mio ego riuscirà a compiere nel mondo reale.
A maggior superbia, più grande sarà la sconfitta.
Ma dobbiamo davvero rassegnarci all'impossibilità della costruzione della nuova umanità?

La risposta è, ovviamente, no.

Longo lo cammino, come la meta: grande!

 

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