Un blog in cui scrivo tutto quello che mi occupa e mi pre-occupa. Ma anche di molto (troppo) altro.
Riflessioni post elettorali a voce alta [ho voglia di litigare con qualcuno]
Torre Maura spara. Ma non è una canzone dei Calibro35
sovietbuildings.tumblr.com |
Il morto, fortunatamente, non c'è scappato, come spesso accade quando ci sono le armi da fuoco di mezzo.
Una notizia, questa qui, che nonostante sia avvenuta nel quartiere sulla bocca di tutto il mondo per più di una settimana, non troverà alcuna eco o una minima mediaticità. Questo perché il fatto non ha notiziabilità, per usare un termine tanto caro ai giornalisti d'accatto quanto da me realmente disprezzato. Si cerca lo scontro e la miccia scatenante della guerra fra poveri, conflitto che viene vinto dai ricchi per forza di cose. Una notizia che mette in luce la pericolosità di chi vuole iniziare ad armare residenti e cittadini perché se mi entra un ladro in casa devo poter difendermi, nonché sparare, secondo la logica del Ministro dell'Interno e, non da ultimo, un fatto che rileva quanto precaria sia l'educazione di chi, perdendo la testa contro i propri genitori (a 22 anni) non esiti ad imbracciare un fucile per una questione di soldi e a sparare contro la macchina del padre.
C'è molto in ballo, a partire da questa notizia: i quartieri periferici diventano, ogni giorno di più, terra di nessuno, con buona pace di Lucia Annunziata che pensa come Torre Maura, nonostante sia un quartiere isolato e con l'unica pecca di avere le grate di fronte alle finestre, sia un quartiere pulito, con grandi strade, senza immondizia sparsa per i viali o degrado. Un giudizio davvero schematico per essere formulato da una Direttrice di una testata nazionale come Huffington Post.
Quando qualcuno si accorgerà del danno che ha commesso ad allontanarsi dalle periferie, come ha ribadito il partigiano Aldo Tortorella dal palco del 25 aprile a Porta San Paolo, si renderà conto che non avrà più tempo per rimediare alla situazione.
A tal proposito mi torna in mente il referendum del 2016, quello sulla Costituzione. Durante lo spoglio, in uno dei vari seggi di Via Belon c'era anche il consigliere Compagnone (Pd). Atterrito e basito dai risultati che lo davano in netta minoranza rispetto al 'no' (lui sosteneva il 'sì' come il suo partito) disse sconfortato, un po' sottovoce, ad un suo amico che era con lui: "eh, ma qua dovemo fa qualcosa pe le periferie" mentre il presidente di seggio ammonticchiava le schede barrate con i "no" a fianco a quelle (pochissime) dei "sì".
Questo è stato l'atteggiamento verso le periferie del cosiddetto centrosinistra nel corso degli anni: creare un esercito di riserva in cui si possono smuovere voti allo schiocco di dita di questo o quell'altro candidato di uno o l'altro partito; ridurre le poche strutture sociali e aggregative a comitati elettorali permanenti.
Chi semina vento, raccoglie tempesta, dice il proverbio. O, in questo caso, chi semina divisione e odio, raccoglie la guerra fra poveri. In questo caso, il raccolto non è incline ad ossequiare la semina, né a farsi troppi scrupoli. E far capire ai propri simili, vicini di casa, fratelli, che la guerra fra poveri la vincono i ricchi diventa ogni giorno più difficile.
Cambiamento climatico, Mastrojeni: «necessaria la mobilitazione di tutti» - Rinnovabili.it
Parla Grammenos Mastrojeni diplomatico e Coordinatore per l’Ambiente della Cooperazione allo sviluppo: ha scritto “Effetto serra: effetto guerra” per Chiarelettere (2017) dimostrando come cambiamento climatico e conflitti siano intimamamente connessi.
Il Pentagono, quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha recentemente stabilito come il cambiamento climatico acceleri situazioni di instabilità portando ad estreme conseguenze (conflitti) situazioni difficili e già provate da crisi interne o indebolimenti. La connessione fra il cambiamento climatico e lo scoppio delle guerre è anche il tema del libro di Grammenos Mastrojeni e Antonello Pasini pubblicato da Chiarelettere: “Effetto serra: effetto guerra”. Di questa connessione tra clima e guerra ne abbiamo parlato con Mastrojeni, diplomatico e Coordinatore per l’Ambiente della Cooperazione allo sviluppo.
Tutto quello che ha detto ci riporta all’attualità e al continente europeo: può essere considerata come ‘globale’ la partecipazione militare dei paesi della Nato (dunque anche dell’Ue) a dei conflitti spesso causati anche dal cambiamento climatico fuori dai confini occidentali?
«La caratterizzazione del conflitto, in realtà, è data dalla situazione di fatto. Di globale dobbiamo temere una tendenza alla saldatura delle differenti zone di destabilizzazione. Fino ad ora il Pentagono ha definito il cambiamento climatico come un acceleratore di conflitti, dunque non una causa, ed è vero: laddove è presente una società fragile, se “ci si mette” anche il mutamento del clima, la situazione contribuisce a creare un conflitto. Per ora queste fasce di fragilità sono relativamente isolate le une dalle altre. L’esacerbarsi dei cambiamenti climatici e il fatto che l’instabilità che nasce in zone povere si trasmette a catena nelle zone circostanti (e anche più lontane) fa sì che la situazione diventi ingovernabile. Pensiamo ad un conflitto che ha tra le cause dello scoppio anche quella climatica, ovvero la guerra in Siria: ha portato a una catena di conseguenze a partire dalle migrazioni, che a loro volta, hanno avviato un principio di destabilizzazione – fra virgolette – in Europa. Da quel momento si è iniziato a voler ritrattare Schengen e si è cominciato un dibattito sulle responsabilità delle migrazioni fra Stati. Tali irradiazioni, così facendo, inizieranno ad intrecciarsi e si andrebbe verso uno scenario di destabilizzazione sistemica collocato non troppo in là nel tempo: il turning point è al 2030».
"Facebookizzazione" del dibattito politico. Le 'big brother' c'est moi
Non curandosi (o, al contrario, facendolo deliberatamente) del fatto che dal profilo di Juan Guaidò venivano veicolate immagini, foto, video che producevano fake news sul Venezuela.
Mozambico, la situazione dopo i cicloni Kenneth e Idai - Rinnovabili.it
O Instituto Nacional de Meteorologia informou que os estado do tempo poderá melhorar a partir do final do dia de hoje. Contudo, apela-se a manutenção das populações afetados nos centros de acomodação ou outras zonas consideradas seguras.#CicloneKenneth #Moçambique pic.twitter.com/NwfF1Bmce3— Voz de Moçambique (@vozdemocambique) 29 aprile 2019
Fitto c’è, Meloni esulta. Ma il paese reale langue
Una vittoria. O, almeno, per i canoni dell’esecutivo Meloni una netta vittoria. E no, non stiamo parlando della contrarietà della President...
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Foto di Andrea Guerrizio Porto due bandiere con me usandole come alpenstock sull'asfalto: entro nella Chiesa di Sant'Agostino pe...
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