Nella stagione delle larghe intese, nella stagione del governo letta Alfano, quindi dopo la dipartita di Forza Italia di Berlusconi, il governo sembra non aver ingranato ancora la marcia. Dall’inizio della nascita delle cosiddette larghe intese, diventate un po’ più strette dopo la decadenza di Berlusconi da senatore della Repubblica, la questione è diventata sempre più intricata e complicata col passare dei giorni, delle settimane e dei mesi: chi pensava di tirare in ballo il tema della legge elettorale come passepartout di alternatività della proposta politica è rimasto disilluso dalla mancata risposta in termini di consenso.
Il sempiterno scontro tra centrodestra e centrosinistra, riuniti nella stessa maggioranza di governo come fu per i tredici mesi di presidenza Monti, ora è imbrigliato dalla legge elettorale e dai sistemi escogitati dalle parti in causa per traghettare il governo oltre la legge Calderoli 270/2005, meglio nota come Porcellum. La Corte Costituzionale, però, otto anni dopo la legge elettorale approvata, con tre elezioni di ritardo, definisce le linee e pone dei limiti alla legge elettorale Calderoli eliminandone gli elementi di incostituzionalità di cui era foriera: la legge, restituita al corpo elettorale italiano, è quella di un proporzionale puro con uno sbarramento al 4%. Niente premio di maggioranza, niente liste bloccate.
Da quel dì, si potrebbe dire, si è scatenata la discussione che vede come principale interlocutore il neo segretario del Pd Matteo Renzi che auspicherebbe un sistema elettorale maggioritario, che sia bipolarista e che restituisca le preferenze al corpo elettorale. In sostanza: un bipolarismo puro, auspicato, dunque, anche dal capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati Renato Brunetta.
Proprio notizia di ieri è l’articolata proposta, contenente tre modelli a cui rifarsi, del segretario Pd in merito alla legge elettorale: modello spagnolo, ritorno alla legge Mattarella, e il famoso sistema del sindaco d’Italia. Per sapere quale di questi tre sistemi sia il più consono al Paese e alla fase che esso sta attraversando, abbiamo interpellato Fulco Lanchester, professore ordinario di Diritto Costituzionale preso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma. “La Corte Costituzionale, in dicembre, ha dichiarato incostituzionale la legge 270 del 2005, ovvero il porcellum (dopo otto anni ci si è arrivati!). La legislazione di risulta è quella che lei ha detto, cioè un sistema tendenzialmente basato sulla formula proporzionalistica, con soglie di sbarramento variabili dal 4% all’8% e, anche, con delle riserve per i partiti minori (miglior perdente e via dicendo). Gli altri tre sistemi che sono stati proposti da Renzi hanno una loro logica, una logica apparentemente di tipo bipolare e presuppongono la riforma del bicameralismo paritario. Il sistema spagnolo proposto dal segretario democratico è stato, per la verità, ipotizzato già da precedenti legislature degli anni scorsi, ma appare differente da quello iberico e anche dalle precedenti prospettazioni“.
Sistema spagnolo, per la verità, già ventilato da Luciano Violante tanto che Massimo Bordin, interpellato da ‘L’Indro’ in agosto, aveva affermato: “la proposta di Violante parte da collegi proporzionali molto piccoli che eleggono tre-quattro deputati e , quindi, liste in cui non ci sono preferenze. Liste bloccate ma più piccole. Inoltre, tale proposta prevede anche un doppio turno. Insomma, una cosa abbastanza cervellotica”.
Quindi Lanchester prosegue: “in realtà bisogna dire che a suo tempo ci fu una disputa fra Vassallo e Ceccanti su chi l’avesse proposta prima: è un sistema che venne stato definito ispano-tedesco. In realtà, nella versione di Renzi, diviene un sistema con collegi di dimensioni molto piccole (verrebbero a crearsi collegi in cui si assegnerebbero 5-6 seggi) e con effetti “brutali”, capaci di favorire(vista la soglia di esclusione implicita del 20% circa)PD,Grillo e Forza Italia. Il premio nazionale previsto per la maggiore formazione rischia di non superare il vaglio della Corte costituzionale”
“In un sistema liquefatto come il nostro, però, – prosegue Fulco Lanchester – non è detto che un simile funzioni. Anche la versione rinnovata del mattarellum – con il collegio uninominale per 475 seggi, e con un premio 97 seggi al maggior partito e la distribuzione proporzionalistica dei residui 63) – risulta molto drastica ed è affetta dai problemi relativi alla scomposizione del sistema politico partitico. Infine, c’è l’ultimo modello, quello del sindaco d’Italia, anch’esso molto incisivo, per cui al secondo turno chi vince ottiene il 60% dei seggi.
La realtà dei fatti è che in questo momento siamo semplicemente alle proposte: Renzi avrà dei problemi all’interno della coalizione di governo delle medie/piccole intese. Alfano e il Nuovocentrodestra un sistema di questo genere non lo possono certo accettare .Che poi lo facciano questo è un altro tipo di problema. Sicuramente anche Casini sarà contrario, perché accettarne la logica significherebbe schierarsi da una parte o dall’altra”.
E in una situazione di caos magmatico tale, è sempre rischioso prendere le parti di questa o quella organizzazione politica che ha dominato la scena politica.
C’è da dire, comunque, che in realtà Alfano abbia dichiarato di essere pronto a lavorare sul modello del sindaco d’Italia, anche con Renzi…
“Nel momento in cui ci dicono che vogliono il sindaco d’Italia, in realtà prefigurano un percorso molto lungo: si tratta di un meccanismo che prefigura anche una riforma Costituzionale – non soltanto del bicameralismo, ma dell’intera forma di governo. Quindi è un prendere tempo. Poi si vedrà. Tutti sono terrorizzati, in fondo, ed è questa una delle ragioniper cui la proposta di Renzi può sembrare esplosiva, rivelando l’obbiettivo di far saltare la maggioranza di governo per andare alle elezioni.”Certo è che se si dovesse verificare lo scenario del bipolarismo puro, contestato da molte voci politiche anche all’interno del Transatlantico a più riprese, non potrebbe verificarsi una deriva populistica? “Il problema è valutare anche in una prospettiva storica quello che sta succedendo. Il nostro è un sistema che ha visto il succedersi , tra 1948 e il 1993 fino al 2013, di tre sistemi elettorali: proporzionale, mattarellum (1993 – 2005), porcellum (2005-2013).
Sia mattarellum che porcellum avevano una logica di tipo bipolare che, però, non ha avuto successo per la mancata la riforma costituzionale del bicameralismo. Un sistema elettorale, come il mattarellum o come il porcellum(al di là dei vizi di costituzionalità di quest’ultimo) senza la riforma del bicameralismo perfetto, non poteva che fallire.
In questo momento il vero problema è che non soltanto non vi è stato il riallineamento del sistema partitico, ma che mancano i partiti: si sono liquefatti..
Si sono liquefatte le principali formazioni presenti nel sistema, e lo stesso partito democratico è sotto forti tensioni. Questo evidenzia da un lato l’imballamento del circuito politico parlamentare, con la difficoltà di trovare una soluzione o ad ipotizzare una soluzione. Anche ciò che sta dicendo Renzi, in realtà è un cercare di lanciare una proposta, ma dal punto di vista concreto non vedo che ci sia ancora molto. Dall’altra, poi, ci sono tutti gli organi costituzionali di controllo esterno ed interno (Corte Costituzionale e Capo dello Stato, ad esempio) che impegnati in una funzione di supplenza, che però li esporrebbe a forti polemiche. Questo denota che la situazione è molto complessa e molto grave, non c’era bisogno sicuramente di ricordarlo, ma forse non è completamente inutile.”Quindi è più opportuna, in questo momento storico, una riforma elettorale o una riforma della politica?
“Una riforma elettorale forte, con la modifica delle regole di selezione sia delle forze politiche, sia del personale politico, è sempre connessa con una crisi di regime.
La prima crisi di regime a Costituzione repubblicana vigente si è verificata nel 1993, quella del 2013 pare addirittura la prefigurazione di una crisi di sistema. Quindi è evidente che la legge elettorale e il sistema elettorale, in senso stretto, dovrebbero certificare questa situazione. Per cui la riforma della politica viene fuori dalla stessa crisi di regime. L’imballamento sta in questo: non è soltanto legge elettorale che non funziona, ma anche l’apparato istituzionale, perché una cosa tiene l’altra. Per cui c’è grande difficoltà nel trovare una soluzione. Per ora siamo ancora al dibattito interno delle e tra le forze politiche : la soluzione, se si troverà, sarà velocissima”.Prosegue Lanchester: “Vorrei, comunque, leggere le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale perché quello scarno comunicato relativo alla libertà delle assemblee parlamentari di modificare della legge elettorale, nell’ambito di principi costituzionali, richiede che si valutino quali siano le indicazioni della stessa in questo senso. La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza. Su questo sono perfettamente d’accordo, l’ho sempre detto e l’ho anche auspicato già da quel 2005.Ma c’è dell’altro. La Corte costituzionale ha deciso che la lista bloccata è incostituzionale perché non dà la possibilitàal singolo elettore di selezionare il proprio candidato. In questa prospettiva il giudice costituzionale , potrebbe anche ipotizzare una serie di principi per la regolazione democratica intrapartitica, ovvero per l’individuazione dei candidati .Questo permetterebbe di prevedere la possibilità di mantenere sia il collegio uninominale, ma anche la lista bloccata “corta” a livello interpartitico. Per questo, bisognerà attendere le motivazioni che saranno depositate nella seconda decade di gennaio,”.
Certo è che di modelli elettorali ce ne sono centinaia, ma “ gli effetti di questi sistemi è molto correlata con la situazione delle società civili e politiche.In sostanza i sistemi elettorali aiutano la stabilizzazione. Essi non possono ,però,produrre stabilizzazioni assolute: chi ci racconta che con un sistema elettorale di un certo tipo si perviene immediatamente alla stabilità, è paragonabile al venditore di lozioni per la crescita dei capelli. E le parla un calvo”.
C’è da dire, comunque, che in realtà Alfano abbia dichiarato di essere pronto a lavorare sul modello del sindaco d’Italia, anche con Renzi…
“Nel momento in cui ci dicono che vogliono il sindaco d’Italia, in realtà prefigurano un percorso molto lungo: si tratta di un meccanismo che prefigura anche una riforma Costituzionale – non soltanto del bicameralismo, ma dell’intera forma di governo. Quindi è un prendere tempo. Poi si vedrà. Tutti sono terrorizzati, in fondo, ed è questa una delle ragioniper cui la proposta di Renzi può sembrare esplosiva, rivelando l’obbiettivo di far saltare la maggioranza di governo per andare alle elezioni.”Certo è che se si dovesse verificare lo scenario del bipolarismo puro, contestato da molte voci politiche anche all’interno del Transatlantico a più riprese, non potrebbe verificarsi una deriva populistica? “Il problema è valutare anche in una prospettiva storica quello che sta succedendo. Il nostro è un sistema che ha visto il succedersi , tra 1948 e il 1993 fino al 2013, di tre sistemi elettorali: proporzionale, mattarellum (1993 – 2005), porcellum (2005-2013).
Sia mattarellum che porcellum avevano una logica di tipo bipolare che, però, non ha avuto successo per la mancata la riforma costituzionale del bicameralismo. Un sistema elettorale, come il mattarellum o come il porcellum(al di là dei vizi di costituzionalità di quest’ultimo) senza la riforma del bicameralismo perfetto, non poteva che fallire.
In questo momento il vero problema è che non soltanto non vi è stato il riallineamento del sistema partitico, ma che mancano i partiti: si sono liquefatti..
Si sono liquefatte le principali formazioni presenti nel sistema, e lo stesso partito democratico è sotto forti tensioni. Questo evidenzia da un lato l’imballamento del circuito politico parlamentare, con la difficoltà di trovare una soluzione o ad ipotizzare una soluzione. Anche ciò che sta dicendo Renzi, in realtà è un cercare di lanciare una proposta, ma dal punto di vista concreto non vedo che ci sia ancora molto. Dall’altra, poi, ci sono tutti gli organi costituzionali di controllo esterno ed interno (Corte Costituzionale e Capo dello Stato, ad esempio) che impegnati in una funzione di supplenza, che però li esporrebbe a forti polemiche. Questo denota che la situazione è molto complessa e molto grave, non c’era bisogno sicuramente di ricordarlo, ma forse non è completamente inutile.”Quindi è più opportuna, in questo momento storico, una riforma elettorale o una riforma della politica?
“Una riforma elettorale forte, con la modifica delle regole di selezione sia delle forze politiche, sia del personale politico, è sempre connessa con una crisi di regime.
La prima crisi di regime a Costituzione repubblicana vigente si è verificata nel 1993, quella del 2013 pare addirittura la prefigurazione di una crisi di sistema. Quindi è evidente che la legge elettorale e il sistema elettorale, in senso stretto, dovrebbero certificare questa situazione. Per cui la riforma della politica viene fuori dalla stessa crisi di regime. L’imballamento sta in questo: non è soltanto legge elettorale che non funziona, ma anche l’apparato istituzionale, perché una cosa tiene l’altra. Per cui c’è grande difficoltà nel trovare una soluzione. Per ora siamo ancora al dibattito interno delle e tra le forze politiche : la soluzione, se si troverà, sarà velocissima”.Prosegue Lanchester: “Vorrei, comunque, leggere le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale perché quello scarno comunicato relativo alla libertà delle assemblee parlamentari di modificare della legge elettorale, nell’ambito di principi costituzionali, richiede che si valutino quali siano le indicazioni della stessa in questo senso. La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza. Su questo sono perfettamente d’accordo, l’ho sempre detto e l’ho anche auspicato già da quel 2005.Ma c’è dell’altro. La Corte costituzionale ha deciso che la lista bloccata è incostituzionale perché non dà la possibilitàal singolo elettore di selezionare il proprio candidato. In questa prospettiva il giudice costituzionale , potrebbe anche ipotizzare una serie di principi per la regolazione democratica intrapartitica, ovvero per l’individuazione dei candidati .Questo permetterebbe di prevedere la possibilità di mantenere sia il collegio uninominale, ma anche la lista bloccata “corta” a livello interpartitico. Per questo, bisognerà attendere le motivazioni che saranno depositate nella seconda decade di gennaio,”.
Certo è che di modelli elettorali ce ne sono centinaia, ma “ gli effetti di questi sistemi è molto correlata con la situazione delle società civili e politiche.In sostanza i sistemi elettorali aiutano la stabilizzazione. Essi non possono ,però,produrre stabilizzazioni assolute: chi ci racconta che con un sistema elettorale di un certo tipo si perviene immediatamente alla stabilità, è paragonabile al venditore di lozioni per la crescita dei capelli. E le parla un calvo”.
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