giovedì 2 febbraio 2023

Due giorni “anarchici” per il Governo. Donzelli esplode in aula ma il dibattito sul 41bis resta al palo - Atlante Editoriale

Sul «Corriere della Sera» si parla di “autogol”, di imbarazzo e nervosismo. Proprio ora che Meloni e porzioni del governo (solite malelingue?) avevano ricucito il rapporto che alla stampa viene comunicato a giorni alterni come “saldo” e “in bilico” tra Nordio e Presidenza del consglio dei ministri. Come dar torto, d’altronde, a Francesco Verderami? D’altra parte neanche il condannato si sarebbe aspettato così tanto in termini di esposizione mediatica e politica.

Ma facciamo un passo indietro.
Si sta parlando del caso di Alfredo Cospito, detenuto al 41bis, in sciopero della fame da più di 100 giorni per cui proprio nella giornata di martedì ha sospeso l’assunzione degli integratori, traslato – per il motivo appena citato – dal carcere dalla struttura penitenziaria del nord della Sardegna al carcere “Milano Opera” in Lombardia.

Martedì è stata una giornata infuocata per il governo.

Il ministro dell’interno Ministro Antonio Tajani, nella conferenza stampa mattutina (alle ore 11:00) convocata insieme ai ministri Nordio e Piantedosi, ha dichiarato, rispondendo alle domande dei giornalisti riguardo gli episodi che hanno visto coinvolti gli anarchici mossi in solidarietà di Alfredo Cospito: 
«L’attacco contro l’Italia e contro le istituzioni italiane viene effettuato in tutto il mondo. Diciamo: alziamo il livello di sicurezza in tutte le ambasciate e in tutti i consolati. Esiste un’internazionale anarchica mobilitata contro lo Stato italiano». 
E ancora: 
«Lo Stato italiano è sotto attacco di un’internazionale anarchica». 
Secondo Carlo Nordio al termine di una lunga introduzione giurisprudenziale sulla natura delle misure restrittive afferenti al 41bis: 
«Questa ondata di violenze, atti vandalici e intimidatori da un lato costituiscono la prova che questo legame tra il detenuto e i suoi compagni esterni rimane, quindi tenderebbe a giustificare il mantenimento del 41bis; dall’altro che lo Stato non può venire a patti, essere intimidito, o anche mostrare un segnale [di cedimento a causa di] attività violente o minacciose».
Più o meno alla stessa ora, alla Camera dei Deputati, prende la parola il vice presidente del Copasir, deputato Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia): 
«[…] Cospito è un terrorista e lo rivendicava con orgoglio dal carcere. È uno strumento della mafia, non solo perché lo dice Cospito. Dai documenti che si trovano al Ministero della Giustizia, Francesco Di Maio del clan dei casalesi diceva, incontrando Cospito: 'Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato', che sarebbe l'abolizione del 41 bis. Cospito rispondeva: 'Dev'essere una lotta contro il 41 bis, per me siamo tutti uguali'. Ma lo stesso giorno, il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi».
Le repliche parlamentari si limitano alla richiesta di scuse, Bonelli dei Verdi ne chiede le dimissioni e interroga la presidenza riguardo le modalità per cui il deputato sia riuscito ad entrare in possesso di determinata documentazione.

Il giorno dopo lo stesso deputato Donzelli dirà al «Corriere della Sera»: 
«Non ho divulgato intercettazioni ma ho parlato di quanto riportato in una relazione al ministero di Giustizia di cui, in quanto parlamentare, potevo conoscere il contenuto. Non ho violato segreti […] Non mi hanno dato nessun documento riservato. Volendo approfondire la vicenda Cospito, ho chiesto notizie dettagliate al sottosegretario Andrea Delmastro». 
Il Deputato ha poi proseguito riguardo le richieste di chiarimento che intende muovere nei confronti dei deputati sopracitati per la visita ad Alfredo Cospito in carcere.

Potrebbe profilarsi la figura del giurì d’onore nei suoi confronti.
Cioè? In teoria un organo giudiziario previsto dal sistema penitenziario italiano che giudichi nel caso in cui una persona sia accusata d’aver commesso reati di diffamazione e non può discolparsi dal fatto attribuitogli.
Nel Parlamento, si tratta nient’altro che di una commissione di indagine che potrebbe essere convocata dai presidenti delle due Camere su richiesta di un Parlamentare che si senta leso nella propria onorabilità nell’ambito del dibattito d’Aula, da parte di un altro membro del Parlamento. Al termine del lavoro, il giurì relaziona all’Aula.

Il giorno successivo, cioè ieri mercoledì 1 febbraio [2023] al termine dell’informativa del Guardasigilli, Bruno Tabacci (Centro Democratico) ai microfoni di Radio Radicale, ha sancito come il ministro abbia reso un’informativa dettagliata riguardo il caso Cospito ma non riguardo l’altro, ovvero: «il “caso Donzelli”». Di uno i Parlamentari sono stati informati, dell’altro no, stando a quanto riportato al microfono di Lanfranco Palazzolo. Cioè:
«La questione che è emersa nella giornata di ieri [martedì] è quella relativa all’utilizzo improprio di documenti che il ministro Nordio ha definito “sensibili” ma a me non risulta che a un deputato sia consentito di andare dal Capo di Gabinetto e prendere visione di documentazione di una certa natura e che riguardano un dipartimento così delicato». 
Ancora tutto tace, ma è un silenzio che – forse – durerà poco.

Tuttavia il punto rimane. Quale? Quello per cui, ancora una volta, in Italia si avvia un dibattito riguardo una questione piuttosto delicata come quella in oggetto, arrivandoci non per tempo ma per emergenza. E nell’emergenza ogni discussione risente di troppa vicinanza o troppa lontananza all’argomento: c’è chi agita lo scalpo dell’ideologia e chi quello della propaganda ma la questione di fondo rimane il dibattito ancorato ad una circostanza specifica senza un’analisi complessiva. Necessaria più che mai.

Pubblicato su «Atlante Editoriale»

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