(S)connessi

Il post parte con una premessa che, in realtà, è un'ardua ammissione della propria debolezza: posseggo uno smartphone, lo tengo praticamente sempre connesso a internet con la sua rete 4G, ogni tanto senza la localizzazione, ma una tantum. Dirsi sconnessi, al giorno d'oggi, è già un atto rivoluzionario nei confronti di se stessi: staccare i dati del proprio smartphone e lasciarlo a posto sul tavolo o sul comodino, distogliendo lo sguardo e concentrarsi su un qualcosa di differente è difficilissimo. La mancanza di concentrazione, la conseguente perdita di memoria, è un disturbo molto diffuso tanto fra i giovanissimi quanto tra i meno giovani e la cosa inizia ad essere preoccupante. 
Nonostante non sia propriamente un cattolico, mi corre l'obbligo di citare un passo dell'ormai celeberrima Enciclica Laudato si' di Papa Francesco: 
«I grandi sapienti del passato, in questo contesto, correrebbero il rischio di vedere soffocata la loro sapienza in mezzo al rumore dispersivo dell'informazione. [...] La vera sapienza, frutto della riflessione, del dialogo e dell'incontro generoso fra le persone, non si acquisisce con una mera accumulazione di dati che finisce per saturare e confondere, in una specie di inquinamento mentale».
Intimamente ho sempre rivolto il mio sguardo interno ad un'analisi simile, ovvero al fatto per cui se una situazione siffatta di sovrapproduzione tecnologica si fosse verificata duemila anni fa, probabilmente Anassimene e Anassimandro non li avremmo conosciuti così come siamo abituati a studiarli. Così come se questa inflazionata tecnologia, alla portata di tutti, avesse toccato la più recente epoca di Karl Marx o di Antonio Gramsci, giusto per non andare a scomodare i due filosofi greci sopra citati.

La necessità della sconnessione
Ho sentito il bisogno della sconnessione quando, parlando con la mia compagna, mi sono reso conto di essere totalmente dipendente dello smartphone. Appare banale come considerazione: se uno sa di usare troppo un dispositivo, potrebbe intuirlo ben da sé. Gli occhi esterni, però, vedono molto più in profondità di due peraltro miopi. Mai come in questo caso. Ho iniziato, dunque, ad essere sconnesso prima per qualche minuto, poi per qualche ora e infine anche per dei fine settimana. Prima, tutto questo, mi sembrava davvero impossibile. Eppure ci sono riuscito. 

Da qui, deriva la necessità della sconnessione per sentirsi un po' più consapevoli (o padroni, che dir si voglia) della propria esistenza e dei momenti che si vivono. Ormai si è sempre più abituati a pensare che se una fase della propria vita non sia legata alla condivisione sui social non è stata neanche vissuta realmente o pienamente. Una grande menzogna.
Gli smartphone, e la navigazione in internet conseguente ad essi, si basano su fattori accessori e indotti: le applicazioni per ordinari subito del cibo, taxi istantanei, per non parlare dei social a cui si è sempre connessi h24. Ovviamente queste cose che ho evocato generano altri problemi che qui non tratterò (Riders, Uber etc). A tal proposito qualche anno fa decisi di iscrivermi ad Instagram perché ho notato che iniziava ad essere utilizzato anche da fotografi più o meno professionisti per la condivisione delle loro foto. Dunque, ho tentato. Circa 6 mesi fa mi sono cancellato da Instagram a causa dell'elevata alterazione della percezione della realtà e di come essa si manifesta agli occhi delle persone reali. Parallelamente, sto usando anche molto meno Facebook. Tutto ciò non ha causato in me degli scompensi di mancanze da tali applicazioni, specialmente riguardo la prima. 
Volevo poi scrivere un'altra cosa che mi sta a cuore: molti di coloro che leggeranno questo post mi conoscono e sanno che sono un tipo sui generis, dunque per molto tempo ho avuto uno smartphone Microsoft Lumia (più d'uno, per la verità). Il suo sistema operativo non è più supportato dalla casa madre e, man mano che il tempo passava, delle applicazioni hanno iniziato gradualmente ad abbandonare la piattaforma, tanto che anche Microsoft ha iniziato a non vendere più i propri smartphones.
Molti utenti si sono riversati su Android o Apple perché «ma va là, i Lumia non servono a nulla non hanno neanche mezza applicazione». Tutto molto vero. Ma siamo sicuri che rottamare sic et simpliciter uno smartphone solo perché non supporti l'applicazione x/y sia corretto o sia davvero utile alla nostra vita? La risposta nel 90% dei casi è un secco no. Anche e soprattutto perché la maggior parte delle applicazioni che vengono utilizzate non sono necessarie. 

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