#Magliettegialle is the problem, #inSiberia the solution

C'erano una volta Orfini, Compagnone, Gasparutto, Nanni, Angelucci, qualche codazzo di giornalisti al seguito.
Come storia, però, non è un granché. E, in effetti, non la racconterei a mia nipote prima che si addormenti o nel momento in cui cerca il sonno: la conseguenza, infatti, potrebbe essere la notte in bianco del narratore che cerca di calmare gli incubi del piccolo o della piccola, come in questo caso. 

Tuttavia, la storia potrebbe iniziare davvero così, C'erano una volta Orfini, Compagnone e Gasparutto, Nanni e Angelucci; il primo rieletto di fresco Presidente del Partito Democratico di Roma, i tre, consiglieri municipali in pectore della medesima formazione politica. L'ultimo citato, Angelucci, uno che avrebbe voluto rappresentare sia l'una che l'altra carica prima menzionata.   Dietro di loro, in Via dell'Aquila Reale, main street della parte più vecchia di Torre Maura, un cronista d'assalto, uno di quelli che piace al Pd, con la telecamera in mano che racconta i fatti. Forse avrà intervistato Orfini, forse stava aspettando Compagnone e Gasparutto una volta riempite le buche della strada coi sacchetti di asfalto buttati lì senza ratio (tra un mese la situazione sarà peggiore di quella di partenza). 

Insomma, il Partito Democratico del VI Municipio scende in piazza contro il degrado, arrivano i comunicati stampa tuonanti e dai termini roboanti. Inizia la querelle coi 5 stelle: il PD diventa 5 stelle per una mattinata e si tinge di giallo. Prende, nell'ordine: ramazze, scope, giornalisti (da immaginarsi come sagome di cartone da prendere nel ripostiglio a fianco ai rastrelli), sacchetti di asfalto, presidenti di Partito (anche questi in pratiche sagome di cartone poste a fianco alle pale) e arriva a Torre Maura. A Via Tobagi, per l'esattezza. Lì, i giornalisti-di-cui-sopra fotografano Orfini che pulisce una parte del piazzale mattonato che guida le persone verso le scale della fermata Metro C Torre Maura (con i guanti da lavoro per impugnare una scopa: tutto vero)

Per dire: uno che arriva fino a Torre Maura per pulire un mattonato ha solo un chiaro scopo: farsi fotografare da coloro i quali sono accorsi per l'occasione. Il gruppetto in foto (precedentemente linkato sopra) si sposta dal piazzale antistante la fermata del 556 per andare in Via dell'Aquila Reale: la formazione è: Orfini si toglie i guanti per rilasciare qualche dichiarazione, Gasparutto versa l'asfalto in una delle tre buche, Compagnone organizza, Nanni regge la pala, Angelucci si infila gli occhiali da sole. Come squadra di Futsal non sarebbe male ma manca di pivot


Prese in giro a parte, c'è un piccolissimo fattore che rende il tutto a tratti grottesco ma decisamente squallido: il Partito Democratico è il partito di governo. Le chiacchiere stanno a zero: Paolo Gentiloni è il Primo Ministro ora in carica, successore di Matteo Renzi (già segretario di Partito, ora neo Segretario di Partito). Nella retorica mass mediatica che vorrebbe far apparire il Pd come un partito plurale aperto al dissenso ma che poi si riconosce in una figura di un leader carismatico (in questo caso Renzi) ci si dimentica consapevolmente del fatto che il sopracitato partito è al Governo. 
Dissenso o non dissenso, è l'organizzazione del Capitale, l'organizzazione che ha governato Roma negli ultimi decenni. Il Pd ha votato il fiscal compact e il pareggio di bilancio, ha ridotto i fondi agli enti locali, ha gestito i rifiuti di Roma dandoli in pasto a Manlio Cerroni.
Bastano davvero due ramazze, qualche #magliettagialla, due guanti da lavoro e un codazzo di giornalisti prezzolati al seguito per lavarsi faccia e coscienza?

Sanità, pronto soccorso, “er problema so i necri!11!11!”

Dice: «Io me so rotto er cazzo de sti negroni che me vengono a rompe r cazzo ar pronto soccorso. Cioè io pago pe' quarant'anni e questi vengono qua, n pagano n cazzo e me passano davanti. E io ce sto na giornata ar pronto soccorso. Te n sarai d'accordo, ma io 'a penso così. Che poi mo iniziamo popo a esse nvasi. Io gnaa faccio più»
Dico: «Ma dici ar policlinico?»
Dice: «Sì, sì, me so passati tutti avanti, sti negroni de merda»
Dico: «Ma te rendi conto che er policlinico è gestito da na fondazione privata che fa i soldi su na struttura pubblica facendola funzionà male pe' dì "ecco, vedete, funziona tutto male, privatizzamo"?»
Dice: «Ma questo che c'entra?»
Dico: «C'entra perché lo stronzo che vole privatizzà na struttura sanitaria è n'italiano. E è n'italiano che frega a te, all'immigrato e a tutti l'altri che pagano. E creando n casino immenso dentro er pronto soccorso, tu taa piji co quell'altro che sta come te, se non peggio»
Dice: «A me me sembra che semo invasi e che io pago e loro no»
Dico: «A me me sembra più grave che n'amico tuo che voi difende, n'italiano (perché ultimamente dici prima gli italiani) faccia soldi sulla pellaccia tua, su quella dei parenti tua, sull'amici tua e su tutti quanti. Però poi te dice che r problema è n'altro».
Dice: «Stai a filosofeggià»
Dico: «E te stai a dì stronzate»

«La metro l'aprono a settembre»

Settembre è 'r mese in cui tutti se svejano, se cerca de fa cose e se programmano buoni propositi.
Però poi ariva ottobre e te sei reso conto che nun gliel'hai fatta, mentre te giri e te rigiri ariva Natale, e allora pensi «vabbè, co l'anno nuovo vedo de risolve sta cosa».
Però poi ariva gennaio ma sei stanco perché sei stato a magnà pe 'n mese e te voi rilassa, giustamente.
Però ariva carnevale. «E che fai nu li lanci du coriandoli, nun te la magni na frappa?». E poi passa pure carnevale.
Poi, determinato, piji er toro pe le corna e dici: «vabbè basta, oh, so passati sei mesi, famola qualcosa» e invece stai sotto botta pe l'allergia.
Tra no starnuto e n'altro s'è fatta Pasqua.
Pasqua, Liberazione, Primo Maggio: tra du mesi ce sta 'a prova costume e 'n cazzo, manco stavolta l'avemo aperta.

«Dai mo viè settembre. Ce ripensamo».