martedì 19 febbraio 2013

Locali contesi: Commissione Scuola di Roma Capitale al Liceo Kant

Seminterrato e pian terreno dell'ala ex-Baracca contesi fra sovrintendenza delle Belle Arti e Liceo Kant. Palmieri: “Kant eccellenza del Territorio, accolgo le istanze provenienti dalla scuola” Loche: “C'è un protocollo d'intesa tra Comune e Provincia fermo da 7 anni”. Masini: “Estendere il protocollo ad altre situazioni" Azuni: “Aule necessarie all'unico liceo classico del quadrante”.


“Le iscrizioni urgono, servono locali e questo in particolare consentirebbe di non portare la scuola frammentata in una succursale. Ovviamente questo comporterebbe la difficoltà, da parte di alcune famiglie, nel raggiungere una zona diversa da quella prescelta (Tor Pignattara nda) e ci farebbe perdere iscrizioni”, così il preside Infantino del Liceo Kant sulla vicenda che oggi ha portato allo svolgimento della Commissione Scuola di Roma Capitale proprio nei locali del piano terra e seminterrato dell' ”ex-Baracca”.
La vicenda nasce riguardo i locali contesi fra scuola e Sovrintendenza delle Belle Arti posti al piano terra dell'edificio “ex Baracca” che comprendono anche un cortile.

Ma facciamo un passo indietro.

Il liceo Kant può avvalersi della collaborazione dell'Associazione Kant (o meglio K.A.N.T. = Kultura Ambiente Natura Territorio), il presidente Leonardo Loche ne riassume la vicenda: “Lo scorso 13 febbraio si è tenuta la Commissione Scuola su richiesta della consigliera Gemma Azuni. C'è un vecchio protocollo d'intesa del 2006 tra Comune e Provincia” e tale documento recita come il Comune (ora Roma Capitale) debba “lasciare alla provincia il rimanente piano terreno, il seminterrato e l'ex cortile che è presente fra l'edificio del Liceo e l'ala in questione. Nel corso della scorsa commissione le parti interessate (comune, municipio, provincia e sovrintendenza) si sono resi disponibili all'attuazione del protocollo ma avrebbero voluto fare un sopralluogo in data odierna”.

Ecco spiegata la natura del luogo della commissione presieduta, per l'occasione, dal vicepresidente Paolo Masini e a cui vi partecipava la consigliera Gemma Azuni, il preside del Liceo Kant, il presidente del municipio Palmieri, esponenti della provincia e della Sovrintendenza delle Belle Arti.

Lo stesso Loche commenta come queste aule possano essere vitali per lo stesso Liceo Kant dal momento che sono più “gli alunni che entrano di quelli che escono” dall'Istituto.
Inoltre le aule ci sarebbero ma “non a norma delle leggi contrastanti che sono state approvate: ce n'è una che recita ci debba essere un ragazzo a poco più di un metro quadro di spazio ma c'è anche la Gelmini-Aprea che stabilisce il numero di 27 studenti per aula”.
Il vicepresidente della commissione Masini (Pd), dunque, così commenta la vicenda: “Ritengo necessario che si utilizzi l'utilizzabile: ci sono arrivate segnalazioni di utilizzo di altri spazi da parte di questo Istituto e vogliamo capire se questi locali gestiti dall'amministrazione comunale sono realmente utilizzati. Se non sono utilizzati al meglio è giusto restituirli alla comunità anche perché quel protocollo fermo dal 2006 non solo si dovrebbe attuare qui al Kant ma anche in altre parti della città, anche dal momento che la Provincia cesserà di esistere”.
Palmieri (Presidente Municipio VI): “Abbiamo sostenuto la richiesta dell'Associazione, del Preside e della Scuola in generale che necessita di più spazi anche in considerazione del fatto che questa scuola raccoglie centinaia di migliaia di cittadini ed è un eccellenza del territorio”.
Al coro di voci della politica si unisce quella della consigliera Gemma Azuni (Sel) che afferma: “Non solo i dipartimenti non hanno colloquio tra loro ma addirittura questo protocollo del 2006, che avrebbe potuto dare il via libera all'utilizzo delle aule che sono necessarie all'unico liceo classico presente nel quadrante, non è stato portato a conoscenza di nessuno e quindi abbiamo una promiscuità di uffici e di enti: buone le promiscuità ma nei casi in cui ci sono situazioni definite anche in termini di spazi e di utilizzi”.

martedì 12 febbraio 2013

Dodici candidati per 140 caratteri: è il "tweetbattito"

Candidati spalmati in 7 ore di confonto in modalità “faccia a faccia”, moderati da un giornalista. Il tutto... su twitter!


Nella giornata di ieri, undici febbraio, sette giornalisti si sono alternati ai dodici aspiranti sindaco che hanno dovuto rispondere in 140 caratteri. Alberto Fiorillo de “L'Espresso”, Manuel Massimo de “La Repubblica” , Paolo Bellino di “AdnKronos”, Giampaolo Roidi di “Metro”, Matteo Parlato di “RaiNews24”, Enrico Fontana e Danilo Chirico di “Paese Sera”.
Queste le firme che hanno rivolto le domande ai pretendenti porporati di Roma Capitale. Le forze politiche c'erano tutte, i candidati anche, tranne il sindaco uscente Gianni Alemanno: dal Partito Democratico a Sel, dal Movimento 5 Stelle allo Psi.

Le regole

Ogni tweet dello strano dibattito, che aveva le regole di un faccia a faccia a due, doveva contenere l'hashtag #13RM; i confronti fra le coppie di candidati non dovevano superare i 50 minuti, le domande in tutto sarebbero state una ventina poste ai candidati a cadenza regolare di due minuti. Chiunque, ovviamente, poteva interagire con il twitbattito e con i suoi partecipanti dal momento che bastava inserire l'hashtag #13RM ad ogni cinguettio: alcuni tra i candidati, infatti, si sono trattenuti anche dopo la chiusura del dibattito-a-140-caratteri.

Gli Orari

I faccia a faccia tra i dodici candidati a sindaco sono stati spalmati nell'arco di circa 7 ore: le danze sono state aperte da Paolo Gentiloni e Sandro Medici alle ore 10. Hanno chiuso la lunga kermesse di cinguettii i candidati Stefano Tersigni e Stefano Pedica.


I Partecipanti

Hanno partecipato al twitbattito così accoppiati: Paolo Gentiloni (Pd) e Sandro Medici (Lista Civica); Alfio Marchini (Lista Civica – Movimento della cittadinanza Romana) e Patrizia Prestipino (Pd); Umberto Croppi (Fli) ed Enrico Stefàno (M5S); Alessandro Bianchi (Lista civica – Progetto Roma) e Mattia Di Tommaso (Psi); Umberto Marroni (Pd) e Gemma Azuni (Sel); Luigi Nieri (Sel) e David Sassoli (Pd); Stefano Tersigni (Lista Civica – Roma Capitale è tua) e Stefano Pedica (Centro Democratico).


I Temi Trattati

Giudizi su 5 anni di amministrazione Alemanno, pedonalizzazione dei fori e del centro storico, edilizia popolare, cultura, metro, project financing e poi ancora le slot machines, la ciclabilità, le zone 30: servirebbe un “cloud” per inserirli tutti.



Al termine del dibattito a colpi di cinguetii, alcuni candidati si sono fermati a rispondere a ciò che non avevano avuto modo neanche di guardare, durante i 50 minuti di domande dei giornalisti. Al termine del dibattito si potrebbero iniziare le considerazioni ex-post su quello che è accaduto nella giornata di ieri: i candidati si sono sottoposti al regime ferreo dei 140 caratteri, sintetizzando al massimo il loro pensiero e le loro proposte per Roma. Si è assistito, indubbiamente, a qualcosa di “diverso” o comunque di “fuori dal coro” ma, se si volesse proporre il format del twitbattito per altri faccia a faccia, bisognerà oliare bene un meccanismo abbastanza farraginoso anche perché era la prima volta che sei testate giornalistiche intervistavano dodici candidati. Nonostante le difficoltà e, magari, la goffaggine dei singoli candidati più esperti politicamente ma meno avvezzi ai social network, si è segnato un passo importante nella comunicazione politica. Di contro c'è da dire che i 140 caratteri imposti da twitter non sempre permettevano delle spiegazioni esaurienti, costringendo così i candidati ad un secondo tweet indicandolo con la formula “2/2”; inoltre bisognerebbe creare le condizioni affinché i dibattiti completi di tutti i partecipanti alle elezioni, di tutti gli schieramenti, possano confrontarsi anche grazie i programmmi televisivi o radiofonici. I primi, specialmente, spesso dimentichi degli effettivi partecipanti di questa o quella elezione. Ma questa è un'altra storia.

giovedì 7 febbraio 2013

Corsa al Campidoglio, incontro con i candidati: Gemma Azuni

Prosegue l'iniziativa di Oltremedianews che andrà ad incontrare alcuni dei candidati alle prossime elezioni comunali che si terranno nel mese di maggio. Questa volta è il turno di Gemma Azuni, candidata alle primarie del centrosinistra.
Nata in Sardegna, ad Olzai, consigliera uscente in Assemblea Capitolina in quota Sel, Gemma Azuni si mette in gioco nell'agone delle primarie forte del consenso di un comitato spontaneo che ne ha richiesto la candidatura.



Perché questa candidatura?

Intanto questa candidatura è arrivata da un largo movimento della società civile e dai compagni di Sel. E' stata lanciata quattro mesi fa: ho bloccato queste persone perché ritengo che la condivisione all'interno dei partiti sia fondamentale. Ovviamente l' “altolà” non è servito a molto perché queste persone hanno continuato a tirare su questo comitato e lo hanno fatto perché mi hanno conosciuta nell'agire, per la mia etica e per il mio senso di responsabilità.
Tenendo conto, inoltre, che conosco la macchina amministrativa da dentro, le mie battaglie sull'equa rappresentanza di genere, sul sociale, sull'acqua, sulla priorità della spesa e sulla specificità degli interventi ambientale e urbanistico.
Mi hanno provato, mi hanno testato e la fiducia è stata ripagata.

Gemma Azuni diventa sindaco: Giannni Alemanno ha vinto la scorsa tornata elettorale su tre temi, principalmente: immigrazione, sicurezza, stato di “salute” del manto stradale romano.

Intanto c'è da dire che io e il sindaco uscente abbiamo una concezione della parola sicurezza sideralmente diversa.
Addirittura è stato creato “ad hoc” un ufficio “interforze” che doveva dirigere tutti gli elementi appartenenti alla sicurezza che non solo ha fatto flop ma è stata anche una situazione che ha utilizzato risorse che sarebbero potute andare all'inclusione sociale.
Un delegato e un presidente di commissione sulla sicurezza si aggiungono a tutto ciò: tre figure per un unico flop.
Su questo aspetto Alemanno ha fallito completamente dal momento che i problemi legati all'omofobia, alla violenza sulle donne e i problemi di interventi sociali non sono stati minimamente presi in considerazione.
Inoltre ci sono le infiltrazioni mafiose, tema sottovalutatissimo, dal momento che Alemanno ha sempre definito questi scontri tra cosche comeviolenza marginale ma non è così..

E riguardo l'immigrazione?

La mancata collaborazione, in termini di utilizzo della legge 328 sui servizi integrati all'interno del comune di Roma, ha prodotto, nell'ambito della pianificazione degli interventi dei servizi per gli immigrati, una assenza totale del comune.
Da questo nasce una serie di questioni relative ai bisogni delle periferie: luoghi in cui gli immigrati vivono e dove dovrebbero avere opportunità di formazione professionale.
Questo è ciò che serve all'integrazione degli immigrati, nonostante l'elezione dei consiglieri aggiunti che non sono “né carne né pesce” poiché non portano bisogni.
Alemanno, poi, ha fatto ordinanze sui lavavetri che non hanno portato a nulla: si pensa solo all'alloggio temporaneo per gli immigrati quando arrivano a Roma ma poi sono loro che devono trovarsi qualcosa per vivere.
Una frangia di essi è anche reclutata dalla criminalità organizzata ma anche lì non c'è alcun blocco di questo tipo di attività: la mia battaglia, ad esempio, sul progetto Roxanne che permette alle donne vittime di tratta di essere agevolate nella denuncia degli sfruttatori, va in questo senso.
Ma è tutto molto difficile: mi rendo conto che queste materie non possono essere capite da persone che hanno una cultura economicistica e non di tipo sociale.


Per quanto riguarda il manto stradale mi viene in mente via Dulceri al Pigneto (VI municipio), via Comparini a Labaro (XX municipio)...

Il mancato rispetto della funzione dei municipi, sul tema delle manutenzioni stradali, è un discorso veramente grave: si è preferito accentrare le risorse all'assessore ai lavoori pubblici lasciando pochi spicci alle circoscrizioni.
Se i municipi avessero avuto le risorse, avrebbero potuto pianificare interventi di tutela di un decoro necessario che avrebbero “alleggerito il carico” in termini di percorrenza di automobili e del trasporto pubblico generale.
Le risorse, in sostanza, vengono mantenute dall'assessore.
Se fossi stata presidente di municipio avrei fatto una “canizza” enorme ma io ritengo che, se sarò eletta a sindaco, affiderò ai municipi questa funzione che già gli appartiene dal regolamento sul decentramento.
Devono, però, rispondere tutti: non si può più scherzare perché il bisogno del cittadino va preso in carico e bisogna che si diano risposte.


Urbanistica: i nuovi alloggi che stanno nascendo fuori dall'anello del raccordo anulare stanno mangiando il territorio dell'agro romano, la consigliera e candidato sindaco Azuni come pensa di poter arginare questo fenomeno?

In primo luogo dico che Gemma Azuni non ha mai votato delibere sull'urbanistica in tutti questi anni; in secondo luogo dico che il surplus di case per i romani è eccessivo: 50mila alloggi non venduti e non affittati sono troppi.
Credo sia necessaria un altro tipo di edilizia, ovvero quella residenziale, pubblica: le persone stanno diventando sempre più povere, bisogna tutelare quei nuclei che hanno difficoltà anche a mangiare e impossibilitati ad acquistare una casa.
In questo senso, nel corso di questi anni, non si sono fatti passi avanti.
Ultimamente è stato fatto un bando per le case popolari ma l'offerta non c'è e d'altra parte gli alloggi non tornano indietro da persone che non hanno più titolo ad occuparle.
Il momento di superamento del bisogno, da parte delle famiglie, deve portare ad un'autonomia e quindi all'utilizzo di quei beni, ma nel caso tornassero indietro - anche quelli a seguito del decesso dei titolari di affidamento - vengono occupate perché l'emergenza c'è e c'è poco da dire.
Anche qui, però, non c'è un sistema che controlla.
Sono contrarissima, poi, all'invasione dei terreni agricoli dell'agro romano che potrebbero essere anche opportunità di lavoro, in una visione diversa dell'agricoltura, perché non si parla semplicemente di pastori o agricoltori che occupano pezzi di terreno ma di bio agricoltura, ad esempio.
Cooperative che impiegano persone, ragazzi, con disabilità; inoltre i frutti di questi terreni pubblici potrebbero essere rendita e utilizzo per le mense scolastiche.
Nei fatti, all'attuale giunta è mancata e manca tutt'ora la lungimiranza su qualsiasi cosa.


Per quanto riguarda il trasporto pubblico invece?

Relativamente alla mobilità abbiamo presentato, in assemblea capitolina, diverse mozioni ed ordini del giorno perché bisogna partire dalle responsabilità e in questo caso appartengono a tutta una serie di enti.
Riguardo la mobilità romana credo che ci sia bisogno di un unico organismo e non di una serie di spezzettamenti di un mastodontico servizio quale quello dell'Atac che abbia al suo interno, intanto, una visione chiara su un nuovo piano per la mobilità; che abbia responsabilità esclusive.
Trasparenza, gestione seria e controllo reale della gestione del trasporto pubblico.

Soprattutto il controllo...

Infatti, come mai i costi, quando si va a parlare di tratte di metropolitana, lievitano a livelli indecenti?
E' vero: Roma presenta aspetti particolari rispetto anche all'andare a quaranta metri sottoterra ma è vero anche che bisogna avere un responsabile unico da un punto di vista amministrativo.
Il responsabile unico di procedimento è fondamentale perché altrimenti c'è “la storiella” dei rimpalli e non si sa mai chi deve rispondere in base alla normativa.