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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Óra.

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È uscito un nuovo libro di Giovanni Lindo Ferretti, è stato dato alle stampe molto recentemente, ancora non giunto in molte librerie. Però alla stazione Termini c’è un po’ tutto. Anzi: senza “un po’”.  Il viaggio che mi aspetta, che taglia da parte a parte l’Italia, replicando la linea Gustav ma partendo da Roma, ha già “Il maestro e Margherita” a farmi compagnia. Però trovargli un fratello, Óra , è «cosa buona e giusta».  Molti reputano terrificante la svolta ultra cattolica e iper reazionaria di Ferretti. E hanno ragione: lo è. È terrificante sapere che la critica del “produci consuma crepa” sia diventata, sommando i decenni, “difendi conserva prega”.  Aliberti, dunque, per la collana “libri della salamandra”, pubblica il nuovo “ Óra ” di Ferretti. Pensieri, ricordi, parole e preghiere del Giovanni Lindo Ferretti che fu, era ed è.  Il libro scorre via interamente nel tempo del viaggio: i treni regionali portano con sé il grande pregio dell’invito alla lettura.  Un pregio che n

Devono annà là [o anche «protestassero a casa loro»] - Discorsi da bar

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Dice: «A me queste che protestano dall'Italia mica me convincono tanto, eh» Dico: «Non ho capito» Dice: «Scusa, eh: sei iraniana?» Dico: «Eh» Dice: «Se sei iraniana vordì che devi annà a protestà ar paese tuo, mica qua» Dico: «Ma magari sarà nata qua» Dice: «Eh ma se rivendichi l'origine iraniana, vai a protestà là» Dico: «Sì, ma se starà qua ce sta n motivo, no?» Dice: «E quale sarebbe?» Dico: «Magari - faccio un esempio, eh - c'avrà provvedimenti pendenti perché ha già protestato ar paese suo, o se n'è dovuta andà proprio perché - faccio un altro esempio - partecipava a organizzazioni che non so ammesse ar paese suo. Le variabili so tante, eh» Dice: «E so tutte sbajate» Dico: «Eh?» Dice: «N'è che so tutti rifugiati quelli che stanno qua, eh. Allora mo so tutti rifugiati!» Dico: «Ma l'Iran c'ha avuto na storia particolare: so tanti quelli che se ne so andati per motivi» politici nel corso dell'anni, quindi come fai a dì che devono tornà là e manifestà l

Tra 26 e 65 anni se po' pure morì (di lavoro e di burocrazia, s'intende)

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Stazione Anagnina. Esterno sera. Reputo le 16:00 un buon momento (in realtà era l'unico possibile) per andare a presentare la documentazione per la richiesta d'abbonamento annuale agevolato di Atac. Pare che c'è pure il bonus governativo. Facciamo 'sto  tentativo. Il lungo serpente che si mostra ai miei occhi è lunghissimo: le persone in coda arrivano fin quasi all'ingresso del parcheggio multipiano (i romani hanno colto il riferimento). Ci sono, tuttavia, due persone che, in piedi, assistono le anime perse in cerca di risposte. Stanno tutti col foglio del bonus governativo in mano. Per capirci: il bonus eroga fino a un massimo di 60€, l'abbonamento annuale costa 250€.  Dico: «Scusi, avrei bisogno di sapere se posso rientrare nel regime agevolato per gli abbonamenti» Dice: «Ce l'hai l'Isee?» *mostro il documento* Dice: «Quant'anni c'hai?» Dico: «Trenta» Dice: «Eeeeh allora niente.» Dico: «In che senso?» Dice: «L'ag ggg evolazione se po' f

La fiducia nel sistema

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L'articolo è un po' lungo, ma così m'è venuto e ogni tentativo di snellirlo si riduceva, tutte le volte, allo svilimento di parti del discorso. Che ci crediate o meno, cari quattro lettori, questa è la versione più breve.  Se vi va, però, qualche minuto perdetecelo.  Di dibattiti attorno alla legge elettorale, o alle leggi elettorali , il sistema politico istituzionale ne ha attraversati moltissimi: ad ogni legislatura che nasce c'è sempre la questione della legge elettorale da sistemare, o da promulgare ex novo , al fine di cambiare quella vecchia, che evidentemente non va (più) bene, per rendere più governabile il paese. Le motivazioni possono variare ma, a spanne, gravitano tutte più o meno attorno a quanto scritto sopra. C'è da chiarirsi su una questione, certamente ridondante alla ripetizione, ma che venne  ribadita nel 2014 in un'intervista da Fulco Lanchester , ordinario di Diritto Costituzionale preso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma:  «I sistemi elet

Ripetere l’ovvio, soprattutto dopo il 25 settembre, è un atto rivoluzionario

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In Italia il Presidente del consiglio dei ministri non è eletto direttamente dagli elettori: non si tratta di un'elezione diretta, dunque, ma "indiretta" in quanto i rappresentanti eletti e designati come ministri si riuniscono ed eleggono il o la presidente.  Tuttavia la becera e ignorante stampa lo chiama “premier” già da un decennio, assimilando due figure completamente diverse. Così facendo, nell’immaginario collettivo c’è gente che pensa come già oggi Giorgia Meloni possa andare da Mattarella forte del suo mandato elettorale e  chiederà l’incarico di formare il Governo. Non è così. (*) Tempo fa la stessa cosa accadde a Luigi di Maio , precisamente alla scorsa tornata elettorale: in un post sul "Blog delle stelle", intitolato " La volontà popolare sopra ogni cosa " (Kant, ora pro nobis), sosteneva: «Come abbiamo detto in campagna elettorale è finita l'epoca dei governi non votati da nessuno. Il premier deve essere espressione della volontà popo

Berlino, l'Union abbatte l'ultimo muro

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Ieri C'eravamo tanto armati  è finito sulla pagina culturale del quotidiano Avvenire, grazie ad un bell'articolo di Antonio Giuliano dedicato all'Union Berlin. Qui di seguito è riportato l'articolo in versione completa, disponibile anche sul sito del quotidiano. Per la prima volta in testa al massimo campionato tedesco c’è la squadra che al tempo della Ddr sfidava il regime: perdenti e vessati ma sempre fieri C’è una squadra sola al comando in Bundesliga e non è il Bayern Monaco. In un campionato in cui i bavaresi hanno messo in bacheca gli ultimi dieci titoli e vincono ininterrottamente dal 2012 è già una grande novità. Ma non è tutto, perché in vetta alla Serie A tedesca c’è per la prima volta una squadra entrata nella Storia con la “s” maiuscola pur non avendo mai vinto nulla se non una Coppa di Germania nel 1968. Parliamo dell’Union Berlino, il club che nei duri anni della Repubblica democratica tedesca (Ddr) osò manifestare apertamente il dissenso contro la Stasi,

Matteo Renzi, ovvero: la versione più aggressiva del bonapartismo

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Tutte le politiche, le scelte messe in atto da Renzi sono  state strutturate dal carattere antioperaio e reazionario delle stesse. Il proponimento è sempre stato il medesimo. Renzi non aveva alcun principio politico, tanto che in un'intervista rilasciata al Foglio, quando si definiva rottamatore del Pd assieme a Civati, si dichiarò « liberista di sinistra » , andando così a spaziare dal "mastellismo", alla socialdemocrazia europea sino a giungere al liberalismo.  Questo almeno rimanendo nell'ambito del formale, in realtà - ovvero nella sostanza delle cose - ha sempre rappresentato il bonapartismo fatto e finito con ben poco rispetto per il dissenso e prono alle politiche di Confindustria. La politica di Renzi, quando era Presidente del consiglio, ha rappresentato un approdo per quello che non è riuscito a Berlusconi, Bossi e Fini per oltre un decennio, ovvero: la libertà di licenziare da parte dei padroni (questo è, nei fatti, il “Jobs Act”).  Il renzismo parla(va) &q

Un calcio (popolare) alla FIFA: boicottare i mondiali in Qatar!

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  I mondiali di calcio in Qatar sono l’apoteosi di ciò che il calcio non dovrebbe mai essere: un enorme business costruito con il sangue e lo sfruttamento degli ultimi e un palcoscenico di intrattenimento per pochi spettatori milionari. Nonostante le politiche di facciata promosse dalla FIFA negli ultimi anni per combattere disuguaglianze di genere, lavorative e razzismo negli stadi, la scelta di svolgere i mondiali in Qatar svela il vero volto del calcio business. I diritti umani e civili vengono messi in secondo piano, dando carta bianca ad un paese che: - ha più volte violato i diritti fondamentali delle persone della comunità LGBTQ+ e dei migranti, tant'è che la stragrande maggioranza tra alberghi e b&b ha dichiarato di non accettare ospiti omosessuali; - ha escluso le donne dalla quasi totalità degli sport e degli eventi sportivi, osteggiandone o impedendone la partecipazione; - non ha delineato regolamentazioni per orari di lavoro e salari, soprattutto nei confronti delle

A che punto è la notte

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Una rassegna stampa, in breve. Ancora? Sì, ancora. La verità è che mi sentivo eccessivamente "orfano" di Massimo Bordin e della sua "Stampa e regime". Il progetto di " A che punto è la notte " è quello di una trasmissione radiofonica digitale (che oggi fa fico chiamare podcast) in cui si leggono, commentano e analizzano tematiche internazionali, nazionali e locali da un certo punto di vista e con una lettura che contrasta quella dominante tanto nei circuiti televisivi, quanto in quelli radiofonici e relativi alla carta stampata. Il titolo del podcast riprende quello di un romanzo molto celebre del duo Fruttero-Lucentini , il cui titolo rappresentava a sua volta un riferimento biblico del Profeta Isaia (1), da cui è stata tratta anche la miniserie Rai con Marcello Mastroianni protagonista . La notte è tanto letterariamente quanto non letterariamente, vettore di mistero , nostalgia , sensualità e fascino . In questo caso, la notte è una metafora di una c